Cronista israeliana: il processo Manasra è stato influenzato da spirito vendicativo

97420241Gerusalemme occupata-PIC. “Perché Israele ha bisogno di imprigionare per 12 anni un quattordicenne palestinese (Ahmad Manasra) che non ha ferito nessuno?”, si chiede la giornalista israeliana Amira Hass in un articolo pubblicato dal quotidiano Haaretz.

Secondo la giornalista, l’espressione infantile sul volto di Manasra, che la tristezza ha trasformato in un adulto, è ben nota a tutti i Palestinesi.

“Nei media israeliani è permesso pubblicare soltanto la prima lettera del suo nome – A. Questo, e anche il fatto che il suo processo si è tenuto a porte chiuse, hanno completato il quadro del trattamento riservato ad un ragazzo che aveva 13 anni e 9 mesi quando ha presumibilmente compiuto il crimine per il quale è stato condannato – un tentativo di accoltellamento contro l’occupante”, scrive Amira.

Il fatto che le forze di occupazione israeliane lo abbiano arrestato nonostante le ferite che aveva riportato, il brutale interrogatorio, l’eccessivo atto di accusa, il verdetto e la sentenza provano che i giudici israeliani hanno trattato il ragazzo con la logica della rappresaglia, aggiunge la giornalista.

Secondo Hass, il minorenne è stato accusato di omicidio quando in realtà non ha accoltellato nessuno. Fin dai primi giorni dell’interrogatorio, egli ha ammesso di essere andato con suo cugino, circa un anno fa, verso la colonia illegale di Pisgat Ze’ev allo scopo di intimorire i coloni israeliani, portando dei coltelli, in risposta al subdolo terrorismo israeliano contro i Palestinesi.

“Fin dall’inizio A. ha riferito ai propri interroganti ed ai giudici che lui e il cugino avevano deciso di non fare nessun male a donne, bambini o persone anziane”, si legge nell’editoriale.

Ma i giudici hanno emesso una sentenza a 12 anni di carcere contro il ragazzo quattordicenne che è stato trasferito immediatamente in prigione. La sua famiglia è stata obbligata a pagare una multa di circa 180.000 shekel.

“La vendetta è dolce e per renderla ancora più dolce i giudici hanno ordinato che il minorenne debba pagare una compensazione di 180.000 shekel (46.870 dollari) alla parte lesa. Lasciate che la famiglia sia completamente distrutta, perché no? I giudici avrebbero potuto tenere in considerazione altri verdetti, i quali prevedono che sia impossibile esaminare le azioni dei bambini con gli stessi criteri di quelle degli adulti”, ha fatto notare Hass.

“Essi avrebbero potuto prendere esempio dai giudici che hanno condannato a 24 e 54 mesi, rispettivamente, in una struttura residenziale chiusa, due minorenni che hanno ucciso una persona anziana dopo che si era rifiutato di dar loro alcune sigarette”, ha inoltre specificato.

Nelle parole della giornalista, “davanti a noi vi è un altro ragazzo che, sfortunatamente, quasi ogni giorno, ha subito la brutalità della polizia, il disprezzo del comune ed il male del sistema. Un altro ragazzo che resta sconcertato dalla debolezza degli adulti di fronte a tutto questo male, con la tendenza infantile all’imitazione”.

Secondo il punto di vista di Hass, le demolizioni di massa e le sentenze di carcere arbitrarie sono state inefficaci. Al contrario, hanno diffuso il messaggio ad altri Palestinesi che gli ebrei li odiano, li perseguitano, li opprimono e li espellono soltanto perché sono Palestinesi.

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi