Tel Aviv – The Palestine Chronicle e Wafa. Il prigioniero palestinese Ahmed Manasra, di 21 anni, si è visto nuovamente negare la libertà, lunedì, da un tribunale israeliano che ha prolungato la sua detenzione in isolamento di almeno altri sei mesi.
Manasra, arrestato all’età di 13 anni, nel 2015, dopo essere stato investito da un veicolo della polizia israeliana e picchiato alla testa da coloni ebrei, soffre di gravi problemi psicologici dovuti alla detenzione, alla mancanza di cure mediche e all’isolamento.
È detenuto nella sezione di isolamento della prigione di Eishel, nel deserto del Naqab/Negev.
“Dopo essere stato imprigionato da bambino e aver trascorso un anno e mezzo in isolamento, Ahmed è stato detenuto per altri sei mesi”, ha dichiarato il padre di Manasra.
“La sua salute si sta deteriorando e la sua mente sta lottando per farcela”.
Un giudice israeliano ha detto che Manasra deve rimanere in isolamento perché rappresenta un pericolo per se stesso.
Inizialmente era stato condannato a 12 anni, dopo essere stato accusato di aver aiutato suo cugino nel tentativo di accoltellare un israeliano a Gerusalemme. Il cugino è stato ucciso sul posto.
La pena è stata poi ridotta a nove anni di carcere.
Nell’aprile 2022, un tribunale israeliano ha rinviato il caso di Manasra a una commissione speciale per determinare se mantenere o meno le accuse di “terrorismo” contro di lui.
A giugno la commissione si è pronunciata a favore del mantenimento dell’accusa e gli è stata negata la libertà condizionale.
Manasra rimarrà ora in isolamento almeno fino a settembre, anche se il suo avvocato, Khaled Zabarqa, ha dichiarato che ricorrerà nuovamente in appello contro la decisione.
Traduzione per InfoPal di F.H.L.