Crudeltà israeliane contro i prigionieri: Manasra si lamenta del cibo scadente e della cella infestata da topi

Crudeltà israeliane contro i prigionieri: Manasra si lamenta del cibo scadente e della cella infestata da topi

Ramallah – WAFA. Il prigioniero Ahmad Manasra si è recentemente lamentato del cibo scadente e della cella di isolamento infestata dai roditori nella prigione israeliana, secondo quanto riferito dalla Commissione per gli Affari dei Prigionieri.

La Commissione ha dichiarato che durante un’udienza in tribunale sulla proroga della sua detenzione in isolamento, tre giorni prima, Manasra, 21 anni, ha denunciato al giudice israeliano i maltrattamenti subiti, spiegando che da 45 giorni soffre di mal di stomaco, gli è stato impedito di ricevere dalla sua famiglia i soldi della mensa – quelli usati per l’acquisto di diversi articoli dal magazzino del carcere, tra cui cibo e forniture igieniche -, gli è stato servito cibo scadente piena di insetti ed è stato rinchiuso in una cella infestata dai topi.

In totale disprezzo dei suoi maltrattamenti e delle sue critiche condizioni di salute mentale e nonostante un gruppo di 36 psicologi abbia fatto appello al presidente israeliano affinché lo graziasse, il giudice, ha aggiunto la Commissione, ha ordinato la proroga dell’isolamento di Manasra per altri sei mesi.

Manasra, che è stato arrestato all’età di 13 anni, nel 2015, dopo essere stato investito da un veicolo della polizia israeliana e picchiato alla testa da coloni ebrei, soffre di gravi danni psicologici dovuti alla sua detenzione, alla mancanza di cure mediche e all’isolamento.

È detenuto nella sezione di isolamento della prigione di Eishel, nel deserto del Naqab/Negev.

Un giudice israeliano ha dichiarato che Manasra deve rimanere in isolamento perché è un pericolo per se stesso.

Inizialmente era stato condannato a 12 anni, dopo essere stato accusato di aver aiutato suo cugino nel tentativo di accoltellare un israeliano a Gerusalemme. Il cugino è stato ucciso sul posto. La sua condanna è stata poi ridotta a nove anni di carcere.

Nell’aprile 2022, un tribunale israeliano ha rinviato il caso di Manasra a una commissione speciale per determinare se mantenere le accuse di “terrorismo” contro di lui.

A giugno la commissione si è pronunciata a favore del mantenimento dell’accusa e gli è stata così negata la libertà condizionale.

Manasra rimarrà ora in isolamento almeno fino a settembre, anche se il suo avvocato, Khaled Zabarqa, ha dichiarato che farà nuovamente appello.

La decisione del giudice riflette quello che il sito web ebraico progressista Mondoweiss ha descritto come l'”approccio israeliano nei confronti dei bambini palestinesi che si è rivelato letale”.

Oltre alle uccisioni, i bambini ed i minorenni palestinesi corrono anche il rischio di essere imprigionati. Secondo Defense for Children International-Palestine, Israele è “l’unico Paese al mondo che persegue automaticamente e sistematicamente i bambini in tribunali militari, e li priva dei diritti e delle tutele fondamentali di un processo equo”.

In un’ampia ricerca e analisi, la docente e criminologa palestinese Nadera Shalhoub-Kevorkian ha definito tale fenomeno come la politica dello un-childing” (anti-bambino).

Shalhoub-Kevorkian, una dei giuristi più autorevoli nel caso di Ahmad Manasra, spiega che lo un-childing è “l’allontanamento autorizzato dei bambini dall’infanzia per obiettivi politici ed è mantenuto da un apparato violento, razzista, sessista e classista che esiste ovunque e sempre”.

In questo modo, i bambini palestinesi non sono visti come persone, ma come strumenti e potenziali minacce da sedare.

Secondo gli ultimi dati di Addameer, l’Associazione per il sostegno ai prigionieri palestinesi e i diritti umani, nelle carceri e nei centri di detenzione israeliani ci sono attualmente 4.780 prigionieri politici palestinesi, tra cui 160 bambini e 29 donne.

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