“Da 100mila bicchieri d’acqua a soli 20mila”: dopo la crisi energetica, quella idrica

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Gaza – InfoPal. Una crisi umanitaria e ambientale: questo è il rischio che, secondo un addetto ai lavori palestinese, sta correndo la Striscia di Gaza, ora che non è nemmeno possibile pompare l’acqua dai pozzi nelle case degli abitanti. I motivi sono sempre gli stessi: il taglio della corrente elettrica e la mancanza di carburante sostitutivo per il funzionamento dell’impianto.

Ormai da un mese, infatti, l’enclave costiera soffre per la chiusura della sua unica centrale elettrica e l’esaurimento delle riserve di carburante, cosa che sta danneggiando tutti gli aspetti e i settori della vita degli abitanti: dai servizi sanitari all’istruzione, dalle infrastrutture alle spese mediche.

Come spiega l’addetto in questione, ovvero l’ing. Ramzi Ahl, direttore della rete idrica della municipalità di Gaza, “l’interruzione di corrente per venti ore consecutive ci costringe ad azionare i pozzi tramite dei generatori per quindici ore di seguito; senonché questi generatori sono progettati per lavorare soltanto sette ore, in condizioni di emergenza!

“Ciononostante, quando pompiamo quest’acqua, scopriamo che l’elettricità era stata tagliata in precedenza, e questo in base a un programma dell’azienda dell’energia elettrica; per questo, la corrente non riesce ad arrivarci”.

L’irregolarità delle forniture di corrente comporta gravi problemi tecnici, continua Ahl, spiegando che l’interruzione improvvisa del lavoro delle pompe le fa ritornare al punto di partenza, e la loro riattivazione richiede un tempo lungo, al termine del quale la corrente sarà stata di nuovo interrotta nelle zone che attendono l’arrivo dell’acqua.

L’ingegnere ha quindi parlato dell’accordo esistente tra la sua municipalità e l’azienda elettrica definendolo “una grossa menzogna”: questo perché la vasta area che dovrebbe ricevere l’acqua è suddivisa in più accordi per quanto riguarda i rifornimenti di corrente, e per questo l’acqua non raggiunge tutte le abitazioni.

La crisi è lampante se espressa in termini numerici, poiché “la quantità che pompavamo ogni giorno era l’equivalente di 100mila bicchieri, mentre adesso ne pompiamo solo 20mila”.

“Io lancio un avvertimento – prosegue Ahl – , specialmente con l’arrivo dell’estate e l’aumento della temperatura, per cui rischiamo di cadere in una crisi umanitaria e ambientale, che renderà la situazione di Gaza difficile e incontrollabile”.