
Gaza – The Palestine Chronicle. Le prigioniere palestinesi liberate hanno condiviso i racconti strazianti delle loro esperienze nelle carceri israeliane, descrivendo le torture e le repressioni subite fino agli ultimi istanti prima del loro rilascio.
Le donne hanno raccontato la profondità del loro dolore, non solo dovuto alla prigionia ma anche alla situazione generale in Palestina e a Gaza.
Ci hanno trascinato per la testa.
Rasha Hijjawi, di Tulkarem, ha descritto a Russia Today gli assalti delle forze israeliane alle prigioniere prima del loro rilascio, dicendo: “Il dolore nei nostri cuori è immenso per i martiri e per la situazione in Palestina e a Gaza. È un sentimento molto contrastante”.
“Le condizioni nelle prigioni sono terribili. Siamo stati aggrediti prima del rilascio, che è stato estremamente difficile”, ha raccontato.
“Ci hanno ammanettato, trascinato e bendato la testa. Ci hanno buttato a terra e ci hanno trascinato per la testa quando scendevamo dall’autobus”, ha aggiunto.
Hijjawi ha detto a RT che “le condizioni e il trattamento sono stati terribili. Solo poco prima di raggiungere la Croce Rossa ci hanno tolto le manette dalle mani”.
La nostra gratitudine va a Gaza.
Baraa Foqaha, anch’essa di Tulkarem, ha espresso la sua solidarietà con Gaza, dicendo: “I nostri sentimenti sono con le nostre famiglie a Gaza. Nonostante le torture e gli abusi, la nostra preoccupazione in prigione era che la guerra a Gaza si fermasse”.
“Il nostro messaggio e la nostra gratitudine vanno a loro. Non dimenticheremo mai quello che hanno fatto per noi fino alla fine dei tempi”, ha aggiunto.
Preghiamo per le anime dei martiri.
Hanan Maalwani ha sottolineato l’incertezza che hanno dovuto affrontare anche al momento del rilascio: “Un avvocato ci ha parlato, ma non eravamo sicuri che saremmo stati liberati. Ci hanno reso le cose difficili fino agli ultimi istanti. Ci hanno distribuito del cibo, dicendo che non saremmo state rilasciate. Hanno portato fuori alcune ragazze e lasciato altre nelle loro stanze. Dalle perquisizioni alla repressione, ci hanno tormentato fino alla fine”.
Ha aggiunto: “Preghiamo per le anime dei martiri e ci auguriamo la guarigione dei feriti. La nostra gioia è incompleta, sia per la popolazione di Gaza, sia per i martiri, sia per le prigioniere che rimangono in carcere”.
“Tre prigionieri di Gaza sono ancora nelle carceri israeliane. Li ringraziamo per la conquista che hanno fatto per noi”.
Armi e cani.
Roz Khuwais, una detenuta di Gerusalemme, ha raccontato a RT la sua esperienza iniziale di detenzione: “Quando sono entrata in prigione, non sapevo cosa fosse, cosa fossero gli interrogatori o come fosse fatta una cella. Non mi aspettavo che fosse così brutto”.
Ha raccontato di aver avuto diverse crisi di salute, cibo insufficiente e mancanza di cure mediche, descrivendo la prigione come una “tomba illuminata”.
Roz ha anche rivelato la portata degli abusi subiti dai prigionieri, tra cui la repressione con “armi e cani, perquisizioni e molestie”.
Estremamente duro.
Adam Hadra, uno dei prigionieri rilasciati, ha parlato con Al-Jazeera e ha raccontato di essere stato trattenuto dalle forze di occupazione israeliane mentre si trovava a casa sua.
Hadra, 18 anni, ha descritto l’esperienza carceraria come estremamente dura, sottolineando i maltrattamenti sistemici, tra cui l’abbandono medico e la negazione dei farmaci essenziali.
Ha sottolineato che anche i prigionieri anziani sono stati sottoposti a tale negligenza.
Torture e persecuzioni.
Samah Hijawi, un’altra prigioniera liberata, ha condiviso la sua storia di detenuta per la seconda volta.
Ha raccontato ad Al-Jazeera di aver subito varie forme di tortura e persecuzione, parlando delle gravi sfide che le detenute devono affrontare, in particolare a causa di malattie e cure mediche inadeguate.
Negligenza medica.
Allo stesso modo, Shaima Omar Ramadan, che ha trascorso sei mesi in detenzione, ha spiegato che la sua sentenza non è stata finalizzata durante la sua permanenza in carcere.
Ha rivelato che la conferma della sua inclusione nel primo gruppo di prigionieri rilasciati è arrivata poche ore prima del suo rilascio.
In aggiunta a queste testimonianze, la sorella della giornalista e prigioniera liberata Rula Hassanein ha dichiarato ad Al-Jazeera che Rula soffre di un grave esaurimento.
Le sue condizioni richiedono un trattamento medico immediato, poiché la prolungata negligenza medica in carcere ha compromesso gravemente la sua salute.
Traduzione per InfoPal di F.L.