Da Gaza un gruppo di leader della società civile: “Noi non vogliamo il ritorno a una morte vivente di assedio e di blocco”

Da Gaza un gruppo di leader della società civile: Noi non vogliamo “il ritorno a una morte vivente” di assedio e di blocco. 
Come studiosi, personaggi pubblici e attivisti che testimoniano il genocidio, previsto, di 1.800.000 Palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza, chiediamo un cessate il fuoco con Israele solo a condizione della fine del blocco e il ripristino delle libertà fondamentali che sono state negate al popolo per più di sette anni.
Le nostre preoccupazioni principali  non sono solo per la salute e la sicurezza delle persone nella nostra comunità, ma anche la qualità della loro vita:

la  condizione obbligata  di vivere nella paura, non liberi sotto ingiusta detenzione, senza possibilità di  sostenere le propie famiglie attraverso un lavoro retribuito,  di recarsi a visitare i  parenti, di  migliorare la propria istruzione.
Queste sono le aspirazioni fondamentali dell’uomo che sono state severamente limitate al popolo palestinese per più di 47 anni, ma nei fatti particolarmente negate alla popolazione di  Gaza dal 2007.

Siamo stati spinti oltre i limiti di ciò che un essere umano può sopportare .

Una morte vivente

Giornalisti e  politici vari  accusano Hamas di ordinare ai residenti di Gaza di resistere di fronte all’ordine di evacuazione delle forze armate israeliane e di usarli  come scudi umani: tali accuse  non sono vere.

Con i  rifugi temporanei  affollati non c’è alcun luogo sicuro a Gaza per la popolazione,  che si trova sotto indiscriminati  bombardamenti.
Inoltre  Hamas ha  rappresentato il sentimento della stragrande maggioranza della popolazione quando ha respinto il cessate il fuoco unilaterale proposto da Egitto e Israele, una proposta senza consultare  Gaza. 

Condividiamo il sentimento pubblico, ampiamente dichiarato, che è inaccettabile ritornare allo  status quo in cui Israele continui a negare la libertà di movimento verso la Striscia di Gaza e fuori dalla Striscia di Gaza; continui a controllare e limitare gli arrivi delle forniture di vari materiali (tra cui il divieto per la maggior parte dei materiali da costruzione) e vietando contemporaneamente tutte le esportazioni, paralizzando così l’economia, causa che ha determinato   per Gaza  uno dei  più alti tassi di povertà e disoccupazione dei paesi arabi.
Lasciare invariate le situazioni significa: proporre una  morte vivente.
Purtroppo, l’esperienza passata ha dimostrato che il governo israeliano rinnega ripetutamente gli accordi  negoziati, così come sugli i impegni presi. e le garanzie date.
Allo stesso modo, la comunità internazionale non ha dimostrato alcuna volontà politica nel far rispettare questi impegni.

Pertanto, si potrà parlare di  cessate il fuoco solo quando le condizioni degli accordi  determinano quanto segue:

Ognuna di queste richieste è prerogativa dei paesi liberi,  è tempo che ai Palestinesi di Gaza vengano  riconosciuti  i diritti umani.

 

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