Dabiri Mehr: in Egitto l’Islam progressista affronta il secolarismo coloniale

PressTv. Due anni fa, quando il Risveglio Islamico – tradotto da qualcuno con “Primavera Araba” – è scoppiato in tutto il Medioriente, gli osservatori politici sono stati assorbiti da una fondamentale domanda: come hanno potuto i governi occidentali, e i loro simpatizzanti e alleati in Medioriente, acconsentire alle due seguenti situazioni?

a) i regimi monarchici dittatoriali, che per lungo tempo hanno servito gli interessi occidentali e sono stati remissivi nei confronti dell’Occidente, sono stati rimpiazzati con sistemi legali e democratici.

Nonostante gli slogan occidentali a supporto della libertà e della democrazia in Medioriente, gli osservatori più acuti hanno posto maggiore attenzione ai precedenti dell’Occidente in situazioni simili.

Per i pragmatici, la storia stessa ha molto più da raccontare dei potenti. Gli esperti sono stati a lungo consapevoli del fatto che l’ostilità degli USA verso l’Iran negli scorsi 35 anni fosse causata dal fatto che la Rivoluzione Islamica del 1979 e il modello della Repubblica Islamica hanno tagliato fuori Washington dal processo decisionale in Iran. Ciò è intollerabile per gli insaziabili politici americani, che insistono testardamente sulla loro posizione.

Anche il coinvolgimento degli Stati Uniti nella caduta dell’ex dittatore iracheno Saddam Hussein non era mirato a rimuovere l’ombra di un dittatore vampiro dall’Iraq. Al contrario, Washington era giunto alla conclusione che Saddam non era più un elemento affidabile per il rafforzamento della propria politica nella regione: stava decidendo arbitrariamente, come aveva fatto con l’invasione del Kuwait.

Di conseguenza, dall’inizio del Risveglio Islamico, si è levata un’essenziale domanda riguardo la reazione dell’Occidente nei confronti degli sviluppi di natura islamica, nazionale, ricercatrice di libertà e democratica: come poteva l’Occidente permettere ai popoli mediorientali di rovesciare i suoi stessi alleati?

b) Quale sarebbe stata la reazione dell’Occidente all’emergere di un assetto politico islamico nel Medioriente e l’ascesa di gruppi e partiti politici islamici al posto di figure e partiti secolari e rivolti all’Occidente? Per anni, l’Occidente ha cercato di dipingere un’immagine malvagia e reazionaria dell’Islam sociale e politico, attraverso il sostegno e la creazione dei Salafiti, dei Wahhabiti e di al-Qaeda, e per questo fine sono stati spesi miliardi di dollari ed è stato versato troppo sangue. Ora, come avrebbero potuto permettere l’ascesa al potere di gruppi come i Fratelli Musulmani , in particolare la loro fazione progressista?

Le due domande erano così profonde e complicate da aver portato alcuni osservatori a collegare ingenuamente gli sviluppi mediorientali ai piani statunitensi nella regione, e a interpretare la Primavera Araba e il Risveglio Islamico come uno scenario creato dagli USA. Questi osservatori hanno concepito questo modello nel tentativo di far sembrare insensate le due domande.

Ma, dati gli sviluppi ancora in corso in Egitto e in Siria, in particolare l’evidente colpo di stato in Egitto e la detenzione del presidente legittimo del Paese, le domande di cui sopra possono trovare risposta come segue:

a) Il movimento di protesta che è partito come Risveglio Islamico o Primavera Araba in Tunisia e poi si è diffuso all’Egitto, alla Libia e al Bahrain non era uno scenario premeditato dall’Occidente. Al contrario, era una realtà spontanea nata da richieste popolari represse, che, come per altri movimenti e fenomeni sociali, ha avuto bisogno di tempo e di un’opportunità per emergere.

Tutti questi movimenti di rivolta e di risveglio hanno quattro attributi in comune: 1) enfasi sull’identità religiosa, 2) ricerca di libertà, 3) ricerca di democrazia, 4) ricerca di indipendenza.

Dal collasso dell’Impero Ottomano e dalla riorganizzazione del Medioriente negli anni successivi alla Prima Guerra Mondiale, l’Occidente non ha saputo presentare a queste nazioni un modello migliore di quello della dittatura subordinata.

L’Occidente ha rifiutato costantemente di rispettare i movimenti popolari e nati spontaneamente come la Rivoluzione Islamica del 1979, e li ha perfino contrastati. Sfortunatamente, l’Occidente continua a fare pressione con le sue tendenze coloniali, ora in forma di neocolonialismo, senza curarsi della consapevolezza politica di nazioni sovrane.

Per quanto riguarda i recenti sviluppi in Medioriente, l’Occidente si è trovato impreparato riguardo al movimento dei popoli musulmani, alla ricerca di libertà, di queste nazioni. Per questo, l’Occidente ha cercato di sviare questi movimenti politici tramite l’impiego di tattiche propagandistiche che provassero che si trattava di fallimenti; ma i leader, gli intellettuali, gli scrittori e gli esperti lo hanno impedito, difendendo l’indipendenza e l’autenticità del Risveglio Islamico. Il capo della Rivoluzione Islamica, l’Ayatollah Seyyed Ali Khamenei, è stato determinante nel chiarire le radici dell’ondata del Risveglio Islamico.

b) Dopo aver fallito nel deviare la rivoluzione e i movimenti islamici delle nazioni mediorientali e nel portare i loro subordinati al potere tramite elezioni, i governi occidentali hanno orchestrato un nuovo scenario. Da una parte, hanno cercato di rinvigorire i Salafiti e gli al-Takfir [movimento terroristico egiziano di ispirazione islamica] in diverse nazioni e, dall’altra, hanno tentato di ostacolare gli sforzi del governo egiziano.

Riguardo al primo scenario, non c’è dubbio che l’Arabia Saudita e il Qatar non avrebbero mai osato, senza il via libera degli USA, fornire armamenti e supporto finanziario del valore di milioni di dollari ai gruppi salafiti e ai Takfir. Nei due anni passati, danneggiare l’immagine dell’Islam politico e dei musulmani progressisti nel Medioriente era in cima al programma delle intelligence occidentali e del loro apparato di propaganda.

Essi sanno molto bene che l’ascesa di un Islam efficiente, progressista e ragionevole, basato sul diritto, disinnescherebbe tutti i piani occidentali in Medioriente. Per questo hanno deciso di ritrarre un’immagine dell’Islam violento, di mentalità ristretta e inflessibile, incitando la sedizione in tutta la regione.

Non si possono negare alcuni degli errori di Mohamed Morsi nello scorso anno, che hanno fornito i motivi per il colpo di stato contro di lui. L’Occidente chiude un occhio sugli errori molto più seri dei suoi alleati in Medioriente, in particolare nel Golfo Persico. Ma, quando si tratta di ritrarre un governo come inefficiente, prepara il terreno per le proteste di opposizione e fa cadere un governo in poche settimane.

c) Quello che succede ora in Egitto non è un conflitto tra i sostenitori di Morsi e i suoi oppositori. Una simile interpretazione sarebbe troppo superficiale. Ad un livello più approfondito, è in corso un conflitto tra due visioni e due discorsi in una delle nazioni più influenti del mondo arabo, l’Egitto: un Islam orientato alla saggezza e progressista contro il secolarismo associato all’Occidente.

La prima è una corrente autentica, ma inesperta, mentre la seconda è dipendente ma esperta. La prima corrente è indipendente e si appoggia sulle visioni del mondo musulmano progressista del secolo scorso. La seconda si appoggia sui piani e sulla finanza degli apparati di intelligence e di propaganda occidentali. La prima richiede deliberazione e illuminismo, la seconda necessita di un lavoro furtivo, sotto molteplici strati di inganno.

Oggi, il popolo egiziano, in particolare i veri intellettuali e chi ricerca la libertà, affronta queste profonde domande: su quale fronte si trovano? Quale fronte aiutano? Stanno cercando di far rivivere la dittatura e l’indipendenza dell’era Mubarak in una nuova forma o vogliono formare un nuovo Egitto basato su voti e leggi democratiche, e sulla loro identità nazionale e islamica?

Altre nazioni arabe del Medioriente stanno monitorando l’Egitto per vedere quale parte trionferà. Ancor più importante, il fallimento del primo fronte è così critico per l’Occiente che dopo il lampante colpo di stato contro il legittimo governo Morsi, l’esercito egiziano e le forze di sicurezza hanno avuto l’audacia di aprire il fuoco sui fedeli egiziani e di spargere il sangue del popolo egiziano sulle strade del Cairo. Sembra che altre vicende incombano sull’Egitto.

Il dott. Amir Dabiri Mehr è un commentatore politico iraniano con oltre dieci anni di esperienza in comunicazione di massa e politica. Dabiri Mehr è laureato in Scienze Politiche.

Traduzione a cura di Elisa Proserpio