Dal campo di volontariato di Nablus.

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Dal campo di volontariato di Nablus

13/07/2009




Gigi (pseudonimo) è  un volontario Zaatar che si trova da pochi giorni in Palestina – al campo di volontariato di Nablus- nel campo profughi di Askar. 

Oggi per la prima volta sono riuscito ad andare su internet da quando sono in Palestina!

C'e' la tastiera mezza ebraica e mezza araba, per cui non trovo le lettere accentate e l'apostrofo.

Ogni giorno e sempre piu' emozionante, anche la sistemazione della casa non e' male se non fosse che per due giorni dobbiamo dormire in un altro posto con poca acqua e scarafaggi, ma cosa volete che sia in confronto a quello che passano qui da tutta la vita! Poi ritorneremo in quella che era la nostra sistemazione originale, una casa molto dignitosa.

I bambini stranamente riesco a gestirli benissimo, sto imparando qualche parola di arabo che serve principalmente nella classe in cui mi trovo, quella disegno.

Si divertono e ridono sempre, camminare e sentire che dicono sempre  il mio nome fa un certo effetto.A dire il vero ora non mi sembra strano ma quando tornero', pensare che in palestina, nei campi profughi, decine di bambini e ragazzi, dai 5 ai 11 anni si ricorderanno di me e ripetono ridendo e divertendosi cio' che faccio … boh credo che mi si crepera' il cuore.

Comunque gigi e' la parola che piu' sento da quando sono qui, ed anche questo e' strano, e pure divertente per come lo dicono.

Ho spiegato che e' un diminutivo, e da oggi alcuni si fanno chiamare riri, susu ecc ecc…

Finora sono stato nella classe di disegno, perche' si divertono e riesco a mediare anche quando vogliono fare altro, e quindi credo di essere abbastanza bravo con i bambini, forse perche non capisco nulla di quello che dicono.

Con me in classe c'e' sempre qualcun altro del gruppo di volontari, e 3 o 4 ragazze palestinesi, volontarie anche loro.

Una di loro, Doaa si chiama, ha 25 anni. si veste nel modo conservatore e tradizionale dell islam, hijab e veste tipo cappotto fino alla caviglia. e' lei che vuole che io rimanga fisso nella sua classe, perche' le piace come faccio le cose e visto che alcuni bambini sono proprio innamorati di me quanto io di loro.

lei mi insegna un po di arabo, io scrivo tutto, perche' subito dopo non mi ricordo un cavolo!
Parlare con lei ha cambiato alcuni miei punti di vista sulla condizione delle donne in una societa' conservatrice, dimostrandomi che la tradizione, anche per le donne, non vuol dire chiusura.

Ma devo essere cauto credo, perche sebbene io le chieda di continuo di dirmi se parlo troppo con lei, e lei mi dice che non ce nessun problema, non vorrei mai che qualcuno dei ragazzi qui la prendesse in giro dicendo cose del tipo che le piaccio.

Per cui cerco sempre di non essere troppo invadente, anche se stabilire per la prima volta un legame con una donna cosi legata alla tradizione mi spinge proprio verso il contrario.

Ma non credo ci saranno mai problemi visto che e' lei a dirmi di rimanere nella classe.
parlo di riamenere perche' teoricamente dovremmo girare in tutte le altre classi (teatro, sport, dabke che e' la danza tipica palestinese), cosa che credo che faro' comunque ma finche' a nessuno dara' fastidio staro' li.

Ho scattato circa 300 foto da quando sono in palestina, la maggior parte ritratti dei bambini e dei nuovi amici che sto trovando.

Qua tutti sono amici, in quanto per loro la nostra presenza e gia' qualcosa di grande.

I ragazzi italiani con cui condivido tutto questo sono ognuno particolare, stiamo svegli fino a notte fonda a fare discussioni anche a volte moooolto conflittuali sulle nostre idee, ma poi non siamo mai di cattivo umore, anzi, ridiamo da matti, tanto che gli altri ragazzi penseranno che siamo dei cretini. E lo siamo.

Per cui credo che se in cosi pochi giorni abbiamo stabilito un cosi bel legame, da questa esperienza nasceranno buone nuove amicizie.

Per cui se uno pensa che siamo in Palestina, pensa chissa' cosa, io mi sto divertendo!

Pero' avremo a che fare con realta' piu dure durante dei viaggi giornalieri a Hebron e in altre citta' in cui ci sono insediamenti di coloni proprio al centro dei mercati.

E credo che questo insieme a tutti i racconti che stiamo sentendo, alle cicatrici che stiamo vedendo, ci dara' un bello scossone emotivo che per fortuna i bambini riusciranno a diluire.

Qui i coloni sono abbastanza distanti ma li vediamo, nella montagna di fronte al campo profughi di Askar (il campo proifughi e' come una piccola citta' non pensate a robe tipo sfollati), la colonia si estende con una serie di villette a schiera abitate da soli ebrei di ultra destra. Nessun interesse nel visitarla, sapere cosa succede in Palestina e' una cosa, sentirselo raccontare fa venire i brividi.

Anche il muro che divide Gerusalemme dalla Cisgiordania fa paura.
Per fortuna non abbiamo avuto rotture ai check point.

Credo sia tutto o quasi, spero di sentirvi presto.

Un abbraccio a tutti.

Gigi

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