Dati palestinesi: Israele ha ucciso 74 detenuti dopo il loro arresto

Gaza-InfoPal. “Il decesso del giovane palestinese di 19 anni, Hossam Islam al-Tubasi, dal campo profughi di Jenin, avvenuto martedì 17 settembre, a sole due ore dal suo arresto, è stata una esecuzione premeditata, compiuta da chi intendeva uccidere e non arrestare” . Lo afferma un centro palestinese che si occupa degli affari dei detenuti.

Il Centro studi Asra Filastin (Prigionieri della Palestina) ha rivelato che alle sette del mattino di martedì, sotto la copertura del massiccio fuoco “dei soldati israeliani hanno assaltato in modo violento la casa del giovane, abbattendone le porte. Hanno sorpreso il defunto giovane al letto sparandolo direttamente ai piedi, senza che rappresentasse alcuna minaccia per loro. Poi si sono avvicinati sparandolo nuovamente”. Successivamente, aggiunge il centro, “i soldati hanno portato Hossam fuori dalla sua abitazione, trascinandolo brutalmente per terra nonostante sanguinasse ininterrottamente a causa delle gravi ferite subite, per poi morire al suo arrivo in ospedale, in quanto non ha ricevuto un soccorso immediato per fermare la sua emorragia”.

Il centro ha ritenuto l’occupazione pienamente responsabile per “la chiara esecuzione sommaria del giovane, che non rappresentava alcuna minaccia e poteva essere arrestato senza alcun ricorso alle armi”.

Ha quindi riferito che dal 1967 , 74 palestinesi sono stati uccisi in questo modo. Ha definito le vittime: “i martiri del movimento dei detenuti (in riferimento ai palestinesi uccisi durante la loro reclusione nelle carceri israeliane, ndr)”. “Tutti i martiri in questione hanno trovato la morte mentre erano in arresto, sotto il totale controllo dei soldati israeliani. Alcuni sono stati uccisi direttamente sul posto, ad altri è stato impedito di ricevere il soccorso. Mentre in alcuni casi le vittime sono state prelevate direttamente dalle ambulanze, senza avere la possibilità di raggiungere gli ospedali, o addirittura rapiti da questi ultimi”, ha spiegato il centro.

Ha poi aggiunto che il giovane ucciso martedì è il fratello di Ahmed al-Tubasi, anch’egli ucciso dai sodati israeliani nel 2006. Mentre il suo altro fratello, Said, fu arrestato il 1° gennaio 2002 e condannato al 32 ergastoli consecutivi, con l’accusa di appartenere alle Brigate al-Quds, l’ala militare del Jihad islamico, e di aver avuto la responsabilità delle operazioni suicida compiute a Megiddo, Karkur e Wadi Ara, che hanno portato all’uccisione di 31 israeliani e al ferimento di decine di altri.

Il centro ha infine esortato il popolo palestinese ad “intensificare la resistenza in Cisgiordania in risposta ai crimini commessi dall’occupazione e ai suoi continui arresti, uccisioni, confisca di terreni, attività di ebraicizzazione dei luoghi santi e le demolizioni delle abitazioni e lo sfollamento degli abitanti”.