PressTv. Martedì 18 settembre, decine di migliaia di persone sono scese in strada nella capitale dello Yemen, Sana’a, per chiedere l’incriminazione del dittatore Ali Abdullah Saleh e della sua cerchia.
“No immunità, no garanzie… Saleh e i suoi collaboratori devono essere portati davanti alla giustizia”, ripetevano i manifestanti mentre marciavano dall’università della capitale verso l’interno della città, secondo quanto ha riferito la AFP.
Essi gridavano: “Che tu abbia firmato o meno, non dimenticheremo”.
Saleh si è formalmente dimesso a febbraio del 2012, e ha passato i poteri al vice-presidente Abdrabuh Mansur Hadi. Il passaggio di poteri è avvenuto con un accordo appoggiato dall’Arabia Saudita mediato dal Consiglio di cooperazione del Golfo (Persico), nell’aprile del 2011, e siglato da Saleh a Riyadh, il 23 novembre 2011.
Il nuovo presidente yemenita, che è un feldmaresciallo addestrato in Gran Bretagna, ha prestato giuramento il 25 febbraio, a seguito di un’elezione presidenziale con un solo candidato, il 21 febbraio, sostenuta dagli Stati Uniti e dall’Arabia Saudita.
Le proteste crescenti nello Yemen hanno indotto Hadi, l’11 settembre, a rimuovere diversi ufficiali fedeli a Saleh, compresi i capi dell’agenzia di sicurezza nazionale e l’intelligence militare.
Dal gennaio 2011, gli yemeniti hanno organizzato numerose manifestazioni nel Paese per chiedere riforme politiche e le dimissioni di membri del regime di Saleh.