Delegazione italiana in Palestina: nuovo rifiuto di entrare a Gaza. Arancio: Israele Stato feroce.

Mercoledì 26 dicembre. Ore 12. In diretta da Gaza.

Dal nostro inviato Elvio Arancio.

Questa mattina siamo tornati al valico di Erez, per tentare di entrare. Nei giorni scorsi era emersa la possibilità che a tre di noi fosse concesso l’ingresso nella Striscia, dove il governo Hamas e varie associazioni ci stanno aspettando.

Il Consolato italiano ha fatto molte pressioni sul governo israeliano, anche questa mattina, attraverso numerose telefonate, ma è stato tutto vano. Inutile. Un vero smacco per il nostro governo, "amico di Israele" permettere che cittadini italiani, tra cui un senatore della Repubblica, siano respinti e trattati in questo modo.

Nella Striscia di Gaza non si entra. Dimostrazione a Erez.

Dopo aver appreso che anche oggi non saremmo potuti entrare nella Striscia, abbiamo tirato fuori cartelloni con su scritto, in varie lingue, "Stop all’Embargo", "Gaza vivrà", ecc., e telecamere e apparecchi fotografici. I soldati iniziato a innervosirsi, e hanno tentato di confiscarci tutto.

Abbiamo passato diverse ore fermi, sotto il sole caldissimo, al valico di Erez, sia in attesa di entrare sia, poi, per protestare.

Ora ci stiamo dirigendo verso Haifa, dove incontreremo il Partito Comunista.

Incontri interessanti con Hamas e Fronte Popolare

Ieri, abbiamo passato la giornata, dal mattino alla sera tardi, con membri e rappresentanti di Hamas e del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, molto accoglienti e interessanti. Erano molto felici di vederci e noi di incontrare loro.

Tra gli esponenti di Hamas c’era il sindaco di El-Bireh, da poco scarcerato, e due altre personalità che nei giorni scorsi hanno incontrato Abu Mazen (il presidente dell’Anp, Mahmoud Abbas, ndr) per rinnovargli l’invito a riformare un governo di unità, ma lui ha rifiutato. Si può immaginare, dai soldi e dalla ricchezza (sembra una città turistica) che circolano a Ramallah (donazioni che giungono dagli Usa e da diversi Paesi europei), la ragione del rifiuto e dell’ostinazione di Abbas a non voler collaborare con Hamas (e a portare avanti persecuzioni, arresti, ecc., ndr).

Gli esponenti di Hamas hanno fatto notare al capo dell’Anp che "è più importante pensare al popolo palestinese che alle poltrone", ma Abu Mazen non sente ragioni (troppi soldi sono in gioco, e troppe richieste dall’"estero").

Durante il nostro incontro, Hamas ha ribadito di essere disposto a riconoscere Israele se questo, a sua volta, riconoscerà il diritto dei profughi palestinesi a far ritorno in patria, se si ritirerà entro i confini del ’67, se nascerà uno Stato palestinese. Ma Israele è uno stato crudele, feroce.

Israele, Stato feroce

Da lontano, dall’Italia, dall’estero, non è facile rendersene conto. La propaganda mediatica e politica in Occidente è tutta a favore di Israele. La situazione reale in Palestina non trapela. Le ingiustizie, la ferocia a cui i palestinesi sono sottoposti da parte israeliana non emergono.

Noi abbiamo cercato di consigliare loro di "comunicare al meglio" le loro questioni. Per esempio, quando parlano di "riconoscimento di Israele se…", dovrebbero evidenziare che, "se Israele è disposto ad accogliere e rispettare le risoluzioni Onu", loro sono disponibili a riconoscerlo. Insomma, ribaltare l’ordine della comunicazione.

Abbiamo suggerito loro anche di dire: "Noi non riconosciamo QUESTO Israele": cioè uno Stato razzista, feroce, che nega tutti i diritti dei palestinesi", aprendo le porte al riconoscimento di uno Stato che accetti le risoluzioni Onu e la legalità internazionale. 

Ma non è facile comunicare al meglio quando si vive in una situazione devastante: la rabbia per le continue ingiustizie e atrocità subite prende il sopravvento e le persone non sono più in grado di usare la comunicazione a loro favore.

Seguiranno aggiornamenti.

 

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