I cinque detenuti restano in detenzione in isolamento per volere dell’Intelligence, lo Shabak. I palestinesi sono stati interrogati nel carcere di Jalama e, nonostante non siano emerse prove contro di essi, Israele continua a detenerli in isolamento.
Altre sanzioni e varie forme di punizione con la detenzione in isolamento si riportano dalle prigioni dell’occupazione israeliana di Megiddo, Negev, Jalama e Raymon.
Il carcere israeliano di Megiddo, in particolare, è stato oggi al centro di vaste operazioni di trasferimento di detenuti palestinesi, sia in uscita che in entrata.
250 palestinesi sono stati portati a Megiddo dai penitenziari ubicati a nord e a sud del Paese. Per accoglierli, l’amministrazione carceraria avrebbe disposto la riapertura della sezione n. 7 insieme all’allestimento di tende.
Dalla Fondazione per i Diritti Umani, Tadamon, il ricercatore Ahmed al-Betawi, rende noto che vige, da almeno due mesi, il totale divieto di visita per i 120 prigionieri palestinesi detenuti nelle sezione n.8 di Megiddo.
Ma a Megiddo nessun media viene introdotto da almeno tre mesi, e oggi, anche il leader di Hamas, Shaykh Ra’faat Nasif, in detenzione amministrativa dal 2009, è stato trasferito dalla prigione di Shata verso la sezione n. 5 di Megiddo.
Preoccupa lo stato di salute di Riyad al-‘Amur, prigioniero palestinese di Taqu’ (Betlemme) arrestato nel 2003 e condannato all’ergastolo. Oggi ha 42 anni e soffre di problemi cardiaci, dovrebbe sottoporsi a un intervento per la sostituzione del pacemaker, ma Israele glielo vieta.
‘Abdel Fattah al-Khalil, direttore della Società dei prigionieri, fa sapere che al-‘Amur perde i sensi anche fino a 15 volte al giorno.
Per Sharitah “E’ presto per parlare di vittoria dello sciopero, quando detenzioni in isolamento e amministrative restano tali e quali al periodo precedente all’accordo”.
Il Fronte popolare per la liberazione della Palestina (FplP) invita prigionieri e fazioni palestinesi a sostenere oggi uno sciopero della fame in solidarietà con i detenuti Mahmoud as-Sarsak, Akram ar-Rikhawi e Samer al-Baqar, rispettivamente al 89°, al 60° e al 40° giorno di sciopero della fame contro l’illegalità della loro detenzione in Israele.