Deserto del Negev, Israele rinchiude un detenuto in una cella di metallo

Ramallah-InfoPal. Un’organizzazione palestinese per i diritti umani ha ritenuto le autorità di occupazione “pienamente responsabili per la vita di un palestinese detenuto nel carcere di Negev, che ha rischiato la morte dopo essere stato rinchiuso in una cella metallica di isolamento, con temperature estremamente alte”.

In un comunicato stampa diramato lunedì 1° luglio, il Centro di studi Asra Filastin (Prigionieri della Palestina) ha dichiarato che il detenuto Iyad Jaber Abu Khudair (37 anni), dalla città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, “ ha rischiato di morire quando un ufficiale israeliano della prigione di Negev ha deciso di rinchiuderlo in una cella di metallo, per una giornata intera. Il detenuto ha perso coscienza, entrando in coma per diverse ore, a causa delle alte temperature”.

Il centro ha spiegato che Abu Khudair è in sciopero della fame da 13 giorni e della sete da quattro, per protestare contro il suo mancato rilascio, nonostante abbia terminato, tre mesi fa, la sua condanna ad otto anni,.

Le autorità israeliane hanno rifiutato di rilasciare il detenuto, in carcere dal febbraio 2005, con il pretesto che la Giordania, paese di cui è cittadino e nel cui esercito ha svolto il servizio militare, si è rifiutato di accoglierlo.

Il centro ha sollecitato il governo giordano ad adempiere alle sue responsabilità nei confronti del prigioniero, e di altri cinque giordani detenuti in Israele, in sciopero della fame da 60 giorni consecutivi. Si è anche appellato alle organizzazioni per i diritti umani e alle istituzioni umanitarie perché agiscano in fretta e salvino la vita del detenuto Abu Khudair.