Detenuti palestinesi continuano il boicottaggio dei tribunali israeliani

Ramallah – WAFA. Quasi 500 prigionieri palestinesi si rifiutano di presentarsi alle udienze dei tribunali militari da 93 giorni, per protestare contro la loro detenzione ingiusta, senza accusa o processo, ai sensi della controversa politica israeliana di detenzione amministrativa.

Il boicottaggio include le udienze per il rinnovo degli ordini di detenzione amministrativa, nonché udienze d’appello e sessioni presso la Corte Suprema israeliana.

I prigionieri palestinesi affermano che la loro azione è una continuazione degli sforzi palestinesi di lunga data “per porre fine all’ingiusta detenzione amministrativa praticata contro il nostro popolo dalle forze d’occupazione”.

Sotto la detenzione amministrativa, Israele trattiene i palestinesi senza accusa per un massimo di sei mesi, periodo che, tuttavia, può essere esteso indefinitamente. Tra i detenuti ci sono anche donne e minorenni. La detenzione avviene su ordine di un comandante militare e sulla base di ciò che il regime israeliano descrive come prove “segrete”. Alcuni prigionieri sono stati tenuti in detenzione amministrativa per 11 anni.

Palestinesi e gruppi per i diritti umani affermano che la detenzione amministrativa viola il diritto ad un giusto processo, poiché le prove vengono nascoste ai prigionieri, mentre questi sono detenuti per lunghi periodi senza essere accusati, processati o condannati.

I prigionieri palestinesi continuano a far ricorso a scioperi della fame ad oltranza, nel tentativo di esprimere la loro indignazione per la detenzione. Sono anche sottoposti a sistematiche torture, aggressioni e repressioni durante gli anni dell’occupazione israeliana dei Territori palestinesi.

Più di 4.500 palestinesi sono attualmente detenuti in circa 17 carceri israeliane. Oltre 450, tra cui donne e minorenni, sono in detenzione amministrativa. I gruppi per i diritti umani descrivono l’uso da parte di Israele della detenzione amministrativa come una “tattica fallimentare”, e da tempo chiedono a Israele di porre fine al suo uso.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.