Detenuti palestinesi minorenni denunciano le torture delle forze israeliane

460_0___10000000_0_0_0_0_0_kidnappedchildrenRamallah- WafaSecondo quanto riportato dalla Commissione per gli Affari dei prigionieri, tre detenuti palestinesi minorenni hanno sottoscritto una deposizione giurata nella quale denunciano di essere stati soggetti a maltrattamenti, sia fisici che morali, da parte dell’esercito israeliano e dalle forze di polizia, sia al momento del loro arresto che durante la detenzione.

Heba Masalha, un avvocato del CPA, ha ottenuto il permesso di far visita ai tre detenuti palestinesi in seguito alla quale ha fornito un resoconto della loro deposizione.

L’avvocato ha riferito che uno dei tre, Ameer Arar, di 17 anni, proveniente dal villaggio di Burqin, è stato brutalmente aggredito dai soldati israeliani nel carcere di Megiddo. Arar ha inoltre riportato di essere stato colpito in testa e alle gambe, con violenza, dai calci dei fucili prima di essere portato via dalla sua casa, alcuni giorni fa.

I soldati hanno continuato a picchiarlo fino a che non è caduto a terra, per poi iniziare a colpirlo con calci e pugni.

Sempre secondo la ricostruzione del giovane, un soldato lo ha afferrato con fermezza ponendogli il braccio intorno al collo, quasi impedendogli di respirare, mentre un altro lo colpiva violentemente alla schiena.

Non riuscendo più a sollevarsi da terra in quanto sfinito e dolorante, è stato forzatamente trascinato a bordo di un veicolo militare, nonostante una frattura al piede e lesioni su varie parti del corpo.

Il giovane si è svegliato, steso sul pavimento e con gli abiti bagnati, in un campo militare israeliano dove le milizie lo hanno colpito con lanci di pietre prima di essere trasferito presso il centro investigativo di al-Jalameh, vicino Haifa. Qui è stato sottoposto ad interrogatorio, durante il quale ha ricevuto altri schiaffi e percosse, provocandogli dolore, agonia e paura.

Un altro prigioniero, Shadi Jabarin, di 16 anni e proveniente dal campo profughi di Shuafat vicino Gerusalemme, ha denunciato  che il 29 giugno 2015 circa una quindicina di soldati israeliani in borghese e vestiti con abiti palestinesi lo hanno attaccato senza pietà sul viso, testa, schiena e gambe mediante i calci delle loro armi prima di essere arrestato. Jabarin ha riportato gravi contusioni e ferite su più parti del corpo.

Dopo essere stato trasferito presso il centro investigativo del Russian compound, a Gerusalemme, gli ufficiali hanno iniziato a colpirlo nuovamente alternandosi tra loro, rendendo ancor più insopportabile il dolore fisico.

Allo stesso modo di Arar e Jabarin, il terzo prigioniero Rateb Hemoni, di 17 anni, proveniente dal quartiere Silwan di Gerusalemme, è stato aggredito fisicamente e verbalmente mentre si trovava bendato e ammanettato dagli agenti israeliani che lo avevano arrestato il  25 maggio 2015.

A causa della quantità e la violenza delle percosse ricevute, Hemoni si è accasciato a terra più volte durante il suo trasferimento presso il centro interrogatori, costringendo i soldati a trascinarlo brutalmente da terra e provocandogli ulteriori ferite e contusioni.

Durante l’interrogatorio Hemoni è stato legato ad una sedia e sottoposto a gravi percosse fisiche e violenze verbali. Il giovane è rimasto nel centro per 36 giorni prima di essere trasferito nella prigione di HaSharon.

Il 19 gennaio un avvocato della commissione ha riferito che i detenuti palestinesi minorenni rinchiusi nelle carceri israeliane sono regolarmente sottoposti a torture fisiche durante la loro detenzione e nel corso degli interrogatori.

“Da gennaio 2014 si stima che un totale di 183 ragazzi palestinesi sono stati perseguiti e incarcerati dal sistema giudiziario israeliano, con un incremento del 18,8%. Il dato include anche una ventina di bambini tra i 14 e i 15 anni”.

Secondo la DCI (Defense for Children International), “ogni anno dai 500 ai 700 bambini palestinesi, alcuni dei quali anche di 12 anni, vengono perseguiti, arrestati e incarcerati dal sistema giudiziario israeliano. La maggior parte di loro è accusata di lancio di pietre”.

Israele è l’unico stato che sistematicamente giudica i bambini all’interno dei tribunali militari, nei quali si assiste ad una totale mancanza di norme fondamentali per un giusto processo.

Attualmente più di 200 minorenni su 5600 prigionieri palestinesi e arabi sono detenuti nelle carceri israeliane.

Traduzione di Lorenzo D’Orazio