Fu’ad al-Khuffash, direttore del centro per i prigionieri Ahrar commenta così il fatto: “Si tratta di un gesto provocatorio dei servizi segreti israeliani mentre si attende l’implementazione dell’accordo raggiunto il 14 maggio scorso tra Israele e Movimento dei prigionieri”.
Ma quello di Elaiwa non è l’unico caso di questa natura; sin dalla firma dell’accordo infatti, altri 25 detenuti palestinesi hanno subito una sorte identica. Anche nei loro confronti la corte israeliana aveva ordinato il rilascio e, invece, tutti e 25 si trovano in detenzione amministrativa.