Diario dal Cairo, di Mostafa Rifai.
Sabato 27 luglio, ore 08:02. Nasr City: è una strage! Al-Sisi e i suoi uomini hanno compiuto una strage: Centinaia di morti e più di 3000 feriti.
Immagini agghiaccianti di bambini uccisi al Cairo e Alessandria! Non si può proprio.
Ore 08:54. L’ospedale di campo a Rabea ha esaurito le scorte. Medici disperati.
Ore 09:12. Testimonianza in diretta di un medico dell’ospedale di campo: le vittime in gran parte sono state uccise da cecchini, con colpi sparati dall’alto alla testa, al collo e al petto.
Ore 10:04. Altro attacco contro i manifestanti a piazza Al Nahdah con 3 morti e 400 feriti.
I feriti hanno superato i 4500.
Ore 11:20. Effetto contrario. A seguito del massacro, altra gente scende ancora in piazza Rabea – Nasr City – a sostegno della legalità.
Ore 12. Immagini sconvolgenti…, mai avrei pensato a una cosa del genere: una quantità di caduti… uno dopo l’altro, senza interruzione. Senza contare i feriti.
Ore 15:49. C’è una notizia che riporta un aggiornamento sul numero delle vittime: 400. I feriti sarebbero oltre i 5000.
La Tv di Stato sta dando informazioni manipolate.
Una presentatrice, Mofida Shiha, ha affermato: “I festeggiamenti a piazza Tahrir a favore dell’appello di al-Sisi sono più importante del sangue dei morti a Nasr City”. C’è pure il video.
Ore 16:00: polizia e malviventi insieme…
Ore 17:00. L’Egitto soffre di un sistema di corruzione talmente articolato che dura dal 1952.
Alcuni comici dicono: “L’unico ente pubblico che funziona alla perfezione è quello della corruzione!” Immaginate tre generazioni di corrotti che riescono a passarsi in eredità i loro posti di lavoro di padre in figlio.
Secondo alcuni quella categoria è composta da migliaia di persone che lavorano in enti pubblici, nella giustizia, nella polizia e nell’esercito. Una gran parte è concentrata al Cairo.
Ore 17:08. Mi hanno appena chiamato per comunicarmi che ci saranno svolte a livello di disobbedienza civile. L’esercito è in fibrillazione interna.
Ore 17:15. Un giovane ad Alessandria d’Egitto, sulla porta della moschea, alza il corano che ha in mano come segno di pace e resa verso un ufficiale della polizia, che gli sparava addosso con un fucile automatico. Guardato il video.
E’ già quasi annunciato il fallimento del golpe dopo la strage di ieri e l’impossibilità di sgomberare piazza Rabea Adawiya a Nasr City.
Il tenente Sharif Al Sebai secondo i millantatori della stampa e media di stato egiziani è stato ucciso dalla tribuna di Rabea Adawia. Non è assolutamente vero, è ancora vivo, ma in fin di vita nell’ospedale della polizia; accanto a lui sua sorella Heba, amica di mia moglie, con cui ha parlato mezzora fa, disperata, giurando che i colleghi del fratello che lo hanno portato in ospedale le hanno detto: “Quelli che gli hanno sparato sono dei loro, perché lui si era rifiutato di aprire il fuoco contro i manifestanti a Nasr City. Inoltre il colpo è stato inferto da dietro la testa e ha trapassato l’occhio”. Il tenente Sharif che fatto più volte richiesta di trasferimento dalla squadra anti-sommossa per non scontrarsi con i cittadini. Che Iddio misericordioso lo salvi.