Dipendenti di Google firmano petizione a favore di collega ebrea pro-Palestina licenziata dopo protesta

Washington – WAFA. Oltre 500 dipendenti di Google hanno firmato una petizione a sostegno di una collega ebrea, la quale sarebbe stata licenziata per aver protestato contro un accordo di partnership con l’esercito ed il governo israeliani, secondo quanto affermato dal Lost Angeles Times in un recente rapporto.

Ariel Koren, product marketing manager di Google for Education, ha criticato la sua azienda per aver firmato un contratto da 1,2 miliardi di dollari con Israele chiamato Project Nimbus, una grande impresa di Google e Amazon Web Services per fornire servizi cloud all’esercito e al governo israeliani.

“Subito dopo aver contribuito ad organizzarci contro i contratti non etici (e 2 giorni dopo essere tornata dalla mutua), Google mi ha concesso 17 giorni per impegnarmi a trasferirmi a San Paolo, altrimenti perderò il lavoro. Oltre 500 lavoratori hanno presentato una petizione, ma @Google non ha ancora revocato l’atto di ritorsione”, ha twittato.

Centinaia dei suoi colleghi hanno firmato una petizione che accusa Google di “ritorsione ingiusta” contro Koren per il suo attivismo pro-Palestina.

“Purtroppo, il caso di Ariel è coerente con la pericolosa storia di ritorsioni dei lavoratori di Google che ha fatto notizia negli ultimi anni, e in particolare contro coloro che si esprimono contro i contratti che consentono la violenza dello stato contro le persone emarginate”, afferma la petizione.

“La leadership di Google si sta ingiustamente vendicando contro la nostra collega e membro di DropNimbus, Ariel Koren, per aver parlato di come il contratto del Project Nimbus di Google con l’esercito israeliano consentirà violazioni dei diritti umani dei palestinesi”, ha aggiunto.

Koren lavora per Google da circa sei anni e ha guidato gli sforzi di marketing per Google for Education, il braccio dell’azienda che crea strumenti tecnologici per le classi e gli educatori in America Latina. Ha vissuto a Città del Messico per due anni prima di essere autorizzata a lavorare a San Francisco, dove vive il suo partner, all’inizio della pandemia.

Google ha affermato di aver indagato sull’incidente e di non aver trovato prove di ritorsioni contro Koren.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.