New York – Quds News. Una scena intensa si è svolta venerdì all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, quando i diplomatici di diversi Paesi hanno abbandonato per protesta il discorso del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, lasciando la sala quasi vuota. L’uscita, guidata dalla delegazione turca e a cui si sono unite altre nazioni, è avvenuta in risposta alle continue aggressioni militari di Netanyahu a Gaza e in Libano.
Tra coloro che sono usciti dalla sala c’era anche la delegazione iraniana, che ha lasciato la sala mentre Netanyahu iniziava il suo discorso, segnalando la sua disapprovazione per le continue aggressioni di Israele nella regione.
Prima dell’arrivo di Netanyahu alla sede delle Nazioni Unite, sono scoppiate proteste in tutta New York, con manifestanti che si sono radunati davanti alla sua residenza. La polizia di New York ha arrestato oltre 25 manifestanti, tra cui l’attrice Rowan Blanchard, per aver bloccato il percorso che Netanyahu avrebbe dovuto seguire per raggiungere le Nazioni Unite. La protesta, organizzata da Jewish Voice for Peace (JVP), chiedeva che Netanyahu fosse processato come criminale di guerra per le sue azioni a Gaza.
Le proteste a New York sono state rispecchiate dalle manifestazioni di massa organizzate dalle comunità palestinesi, arabe e musulmane davanti alla residenza di Netanyahu. Migliaia di persone si sono radunate, cantando contro Netanyahu e le azioni dell’esercito israeliano a Gaza e in Libano, condannando il genocidio e i crimini di guerra.
Si prevede che le proteste continueranno per tutta la durata del soggiorno di Netanyahu a New York, con gli attivisti che solleciteranno i leader mondiali presenti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a fare pressione su Israele per fermare le sue campagne militari a Gaza e in Libano.
All’inizio della settimana, i leader mondiali presenti alle Nazioni Unite hanno condannato le azioni di Israele. Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha parlato di Gaza come di “una delle peggiori crisi umanitarie della storia moderna”, avvertendo che la violenza si sta ora pericolosamente riversando in Libano. Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, il cui Paese sta guidando una causa per genocidio contro Israele presso la Corte internazionale di giustizia, ha dichiarato: “Non resteremo in silenzio mentre l’Apartheid viene commesso contro altri”.
Anche il presidente colombiano Gustavo Petro ha rilasciato una dichiarazione forte, affermando che “il controllo dell’umanità sulla base della barbarie è in costruzione e la sua dimostrazione sono Gaza e il Libano. Quando Gaza morirà, morirà tutta l’umanità”, e ha criticato l’inazione globale verso il genocidio in corso.
Traduzione per InfoPal di F.L.