Diritto di cronaca: gli attivisti americani feriti da Tsahal non fanno notizia.

Riceviamo e pubblichiamo

Venerdì scorso un attivista americano, Tristan Anderson, è stato colpito alla testa da un candelotto lacrimogeno, mentre partecipava ad una manifestazione non violenta contro la costruzione del Muro e l'esproprio di terre nel villaggio di Ni'lin, in Cisgiordania. Il candelotto, sparato da un militare israeliano ad altezza d'uomo, nonostante le leggi internazionali lo vietino, ha frantumato il cranio di Anderson che da allora è in coma. Se ci riuscite guardate il video. L'operazione di recupero del ferito avviene in una nuvola di gas lacrimogeno. In seguito l'ambulanza è rimasta bloccata per più di mezzora ad un checkpoint. Questo lo ha raccontato la compagna di Anderson, non ci sono immagini.

E' una triste casualità che questo sia avvenuto pochi giorni prima del sesto anniversario dell'assassinio di Rachel Corrie. I genitori Corrie hanno mandato una lettera sul ferimento di Anderson.

La potete leggere tra altre cose, video, notizie ecc nel link: http://palsolidarity.org/2009/03/5324

Anche se per tutti noi la vita di una americano vale naturalmente quanto quella di chiunque altro, trovo inquietante che anche per i nostri media ormai, se questo americano è un attivista, valga quanto quella di un palestinese. Cioè niente.

A Ni'lin sono stati uccisi, nel corso di manifestazioni non-violente:

Ahmed Mousa, 10 anni, colpito alla testa da un proiettile il 29 Luglio 2008.Yousef Amira, 17 anni, colpito da un proiettile rivestito di plastica il 30 Luglio 2008. Arafat Rateb Khawaje, 22 anni e Mohammed Khawaje, 20 anni, entrambi colpiti da proiettili il 28 Dicembre 2008.

Naturalmente né sulla loro morte né su quella di altre decine di palestinesi uccisi nel corso di manifestazioni nonviolente contro la costruzione del Muro e l'esproprio delle terre nei vari villaggi, dal 2003 ad oggi, abbiamo mai letto una riga sui giornali mainstream o sentito una parola in tv.

I genitori di Tristan chiedono di pregare per il figlio. Io non credo e dunque non prego, ma vorrei che tante persone parlassero di lui in questi giorni, lo nominassero. Fino a che non uscirà dall'ospedale sano e salvo.

R.

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