Disfatta dell’Arabia Saudita in Siria

Neworientnews. Un’analisi di Ghaleb Kandil.

L’opposizione siriana sta vivendo il trauma dell’avanzata dell’esercito arabo siriano ad Aleppo, nella campagna di Damasco e nella provincia di Homs. Mentre il processo di riconciliazione che riporta il potere governativo nelle regioni massacrate dai gruppi takfiri, l’esercito si estende a macchia d’olio attorno alla capitale. Nel frattempo, gli ambienti dell’opposizione nella penisola araba spiegano le ragioni che si nascondono dietro il decreto regale concernente i terroristi sauditi in Siria.

10 febbraio 2014.

Gli oppositori sauditi hanno rivelato che il regime saudita ha ricevuto un avvertimento americano secondo il quale lo Stato siriano ha dato al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite un’enorme quantità di documenti e di rapporti sull’implicazione saudita nel sostegno diretto al terrorismo in Siria.

Alcuni responsabili americani hanno avvertito Riyad che la Russia potrebbe basarsi su queste informazioni per sostenere la Siria nell’adozione di sanzioni contro tutti i governi implicati nel supporto al terrorismo. Hanno aggiunto che Washington non sarebbe in grado di opporsi a questa plausibile iniziativa in quanto la lotta contro il terrorismo è una sua priorità politica ufficiale. Qualsiasi tentativo di blocco potrebbe causare delle gravi conseguenze. Da una parte, deteriorerebbe le relazioni con la Russia e, dall’altra, indebolirebbe la cooperazione internazionale con i servizi segreti americani nella lotta contro il terrorismo. In ogni caso, ciò aumenterebbe la possibilità di nuovi attacchi terroristi sul suolo americano.

Per queste ragioni gli Stati Uniti hanno chiesto a Riyad di prendere delle misure in modo da dare l’impressione che il regno combatta il terrorismo. Da una parte, queste misure faciliterebbero le azioni americane destinate a rimettere in sesto il ruolo regionale dell’Arabia saudita. Dall’altra, permetterebbero di contenere le ripercussioni causate dal fallimento americano-saudita nel distruggere lo Stato siriano. Il decreto regale è stato completato dall’annuncio dell’ambasciata saudita ad Ankara nel quale si dice disposta ad accogliere gli estremisti armati sauditi combattenti in Siria per aiutarli a rientrare a casa loro.

L’ordine del re Abdallah Ben Abdel Aziz e il comunicato dell’ambasciata costituiscono una confessione riguardo la presenza in territorio siriano di ufficiali e istruttori militari sauditi, membri dei servizi di sicurezza e della Guardia nazionale del regno.

L’ambasciatore siriano alle Nazioni Unite, Bachar al-Jaafari, ha annunciato la presenza di un gran numero di detenuti sauditi nelle mani dei servizi governativi siriani. Secondo alcune fonti credibili, sarebbero circa 800.

Alcuni analisti ritengono che il decreto regale abbia un duplice destinatario e una duplice natura. In quanto ordine di rimpatrio è indirizzato ai militari sauditi inviati dalla dinastia Saudita per combattere al fianco dei gruppi terroristi. Indirizzato ai takfiri funge invece d’appello a proseguire la battaglia, in quanto se dovessero rientrare in patria rischierebbero trent’anni di prigione.

La visita a fine marzo di Barack Obama in Arabia Saudita subentra in questo contesto. Le informazioni della stampa e i rapporti concernenti questa visita indicano che l’obbiettivo principale del presidente americano, a seguito della disfatta in Siria, è la riassegnazione dei ruoli all’interno del regime saudita.

Alcune fonti americane hanno precisato che le missioni del capo dei servizi segreti, il principe Bandar Ben Sultan, e del ministro degli Affari esteri, Saoud al-Faysal, sono sul punto di concludersi ufficialmente. Tra Riyad e Washington si stanno decidendo le nuove nomine ai posti chiave.

La stampa americana ha riportato che il re Abdallah tenderebbe per la nomina a capo dei servizi segreti di Adel al-Joubair, l’attuale ambasciatore negli Stati Uniti, mentre suo figlio, Abdel Aziz Ben Abdallah, succederebbe a Saoud al-Faysal. I conflitti interni alla famiglia regnante s’intensificano sullo sfondo della lotta di successione dopo la morte del re Abdallah. Secondo molti esperti, la sua scomparsa farebbe riaffiorare le contraddizioni interne scatenando una guerra tra i principi di seconda generazione. Gli osservatori affermano che l’opinione di Barack Obama sarà decisiva nella  riassegnazione dei ruoli nella famiglia reale.

Detto questo, gli esperti affermano che la proposta americana trasmessa alla Russia di organizzare una riunione regionale ai margini della conferenza di Ginevra II, ha per obiettivo principale di aiutare l’Arabia Saudita a sfuggire alle conseguenze delle sue azioni in Siria. Gli Stati Uniti hanno proposto una riunione di esperti iraniani, turchi, arabi sauditi, americani e russi. Il rifiuto iraniano ha deluso le speranze americane di poter assorbire la disfatta saudita tentando di prevenire i cambiamenti nel territorio siriano. Nelle prossime settimane si vedranno nuove azioni dell’esercito arabo siriano, incitato da una modificazione degli equilibri in suo favore.

La dichiarazione del segretario di Stato John Kerry riguardo a cambiamenti favorevoli al presidente Bachar al-Assad non è più sufficiente. I cambiamenti sul territorio stanno spianando la strada alla rielezione del presidente Assad al primo mandato dopo l’elaborazione della nuova Costituzione.

La differenza tra il campo vincente e quello perdente è grande. Il primo sa quello che vuole ed esprime la volontà popolare. Il secondo, invece, è un gruppo di facciata manipolato dall’estero; americani, sauditi e turchi cercano maldestramente di tenerlo unito per tentare, invano, di farne un interlocutore credibile.

La disfatta dei sauditi in Siria assesterà un colpo decisivo al regno di sabbia, già scosso dalle profonde crisi interne.

Ghaleb Kandil

New Orient News (Libano)

Capo redattore : Pierre Khalaf

Tendances de l’Orient, n° 173, 10 febbraio 2014

Traduzione di Cecilia Bianchi