Divide et impera: Israele gioca (invano) la carta settaria con i Cristiani palestinesi

east_jerusalemGerusalemme – AFP. Gli esperti dicono che, in una regione segnata dalla divisione settaria, Israele sta provando a mettere a lato la sua popolazione cristiana palestinese in una mossa volta a separarla dai compatrioti musulmani.

Questa offensiva israeliana ha recentemente portato l’esercito a richiedere per la prima volta ai cristiani arabi di firmare per il servizio militare e a una legge appena approvata che formalizza una distinzione tra cristiani palestinesi e musulmani.

”Noi e i cristiani abbiamo molto in comune”, ha dichiarato il PM Yariv Levin, un membro della destra Likud del primo ministro Benjamin Netanyahu. “Sono i nostri alleati naturali, un contrappeso rispetto ai musulmani che vogliono distruggere il paese dall’interno.

Si tratta di un discorso in linea con la visione neo-conservatrice del mondo di uno “scontro di civiltà” tra l’occidente giudaico-cristiano e l’Islam, che è stata abbracciata da Netanyahu, uno stretto alleato sia della destra repubblicana statunitense sia degli evangelici sionisti.

Non è la prima volta che Israele cerca di allinearsi con i suoi “alleati naturali” nel Medio Oriente a maggioranza musulmana. Lo ha fatto in Libano negli anni ’80 sostenendo la milizia falangista cristiana e il suo alleato l’Esercito del Libano del Sud contro i loro avversari musulmani.

”C’è davvero un declino significativo nelle condizioni dei cristiani nel Medio Oriente”, ha dichiarato il professor Gabriel Ben-Dor, a capo degli studi di sicurezza nazionale nell’Università di Haifa. “Questo è percepito come il momento per migliorare le condizioni della minoranza cristiana in Israele”, ha spiegato, aggiungendo che ciò “migliorerebbe significativamente” la posizione internazionale di Israele.

Ma in vista della fondamentale visita di Papa Francesco in Terra Santa che inizierà sabato, questa apparente strategia del “divide et impera” ha preoccupato la comunità palestinese di Israele.

“Loro sono palestinesi”

La popolazione palestinese di Israele – i discendenti di una parte dei 160.000 palestinesi che rimasero dopo la creazione di Israele nel 1948 – oggi ammonta a 1,4 milioni, 130.000 dei quali sono cristiani.

Il servizio militare non è obbligatorio per i palestinesi di Israele, fatta eccezione per la piccola comunità drusa, e i dati dell’esercito mostrano che solo circa 100 cristiani all’anno si offrono volontari.

Ma il mese scorso Israele ha dichiarato che avrebbe iniziato a inviare i documenti di arruolamento a tutti i cristiani arabi in età di servizio militare, irritando i parlamentari palestinesi, che hanno accusato il governo di cercare di dividere i cristiani dai musulmani.

La reazione delle chiese cristiane non ha tardato ad arrivare.

A Nazareth, la più grande città palestinese in Israele, la Chiesa greco-ortodossa ha licenziato uno dei suoi sacerdoti, dopo che aveva pubblicamente incoraggiato i giovani cristiani ad entrare nell’esercito per capire “l’importanza di servire e di farsi coinvolgere nel paese in cui vivono e che li protegge”.

Il Patriarcato latino di Gerusalemme, che rappresenta la Chiesa cattolica romana, ha protestato contro la decisione dell’esercito di cercare di decuplicare il numero annuale di reclute cristiane.

“La questione è che questi cristiani sono palestinesi”, ha spiegato Michel Sabbah, patriarca tra il 1988 e il 2008 e il primo palestinese a ricoprire l’incarico da secoli. “Se accetti te stesso come palestinese, è necessario essere coerente con te stesso: non si va in un esercito che mantiene l’occupazione o uccide i palestinesi. Devi essere un buon cittadino all’interno dello Stato di Israele, ma essere un buon cittadino non implica uccidere i tuoi fratelli che sono palestinesi”.

Giocare la carta settaria

Gli avversari accusano gli elementi della destra nazionalista all’interno della coalizione di Netanyahu di giocare la carta del “settarismo” per cercare di creare una divisione fra cristiani e musulmani.

Wadie Abu Nasser, analista politico ed ex portavoce del Patriarcato latino, ha dichiarato: “Non penso che Israele sia seria circa l’integrazione dei cristiani arabi nella società israeliana sulla basa di una piena cittadinanza con pari diritti. Questo è un chiaro tentativo di dividere la minoranza arabo-palestinese in Israele. Se Israele fosse seria, perché continuerebbe l’aperta discriminazione dei drusi che servono nell’esercito? E perché non permettono agli esuli palestinesi di origini cristiane di tornare? Se la strategia avrà successo, sarà solo in una ‘maniera molto limitata’. L’errore strategico di Israele è di non rispondere all’instabilità regionale in un modo positivo. Fare pace con i palestinesi e offrire piena egualità a tutti i suoi cittadini sono le migliori garanzie per il futuro di Israele nella regione”.