Palestina occupata – Quds News. Documenti interni appena trapelati rivelano una crescente critica nei confronti di Meta, la società madre di Facebook, Instagram e WhatsApp, per la gestione dei contenuti relativi a Palestina e Israele. Secondo il Guardian, questi documenti, condivisi da un ex-dipendente di Meta, evidenziano discrepanze significative nella moderazione dei contenuti arabi ed ebraici, suggerendo pregiudizi nelle politiche di applicazione dei contenuti di Meta.
Secondo le linee guida interne, Meta impiega un processo multilivello per la moderazione dei contenuti in varie lingue, tra cui l’arabo e l’ebraico. Tuttavia, i documenti indicano che Meta non dispone di un sistema coerente per valutare l’accuratezza della moderazione dei contenuti in ebraico, in contrasto con l’approccio più strutturato per i contenuti in arabo. L’assenza di una misura di “precisione politica” per i contenuti ebraici significa che la moderazione nella lingua ufficiale dello Stato di occupazione di Israele è meno sistematica, portando potenzialmente a un’applicazione eccessiva dei contenuti arabi.
L’ex-dipendente, che ha richiesto l’anonimato per timore di ritorsioni professionali, ha criticato l’approccio di Meta, affermando che le politiche di “discorso d’odio” dell’azienda relative alla Palestina sono inique. A questo sentimento fanno eco sia i sostenitori della Palestina che i dipendenti di Meta. Una lettera firmata da oltre 200 lavoratori di Meta afferma che chi solleva dubbi sulle pratiche di moderazione dell’azienda rischia di subire potenziali ritorsioni, creando un effetto raggelante sulle discussioni interne.
La pubblicazione di questi documenti arriva in un momento in cui Meta e altre piattaforme sociali sono sottoposte a un’intenso attenzione per il loro ruolo nel plasmare il discorso pubblico sul genocidio israeliano a Gaza. A giugno, una coalizione di 49 organizzazioni della società civile, insieme a voci palestinesi di spicco, ha dichiarato che Meta consente narrazioni dannose attraverso le sue politiche di moderazione. Le disparità nella moderazione linguistica sono un problema di lunga data, e Meta è stata criticata in passato per aver penalizzato in modo sproporzionato i contenuti arabi rispetto a quelli ebraici.
Meta ha difeso le sue pratiche di moderazione dei contenuti, sostenendo di utilizzare diversi sistemi per misurare l’accuratezza dell’applicazione dei contenuti in lingua ebraica, comprese le valutazioni di revisori di lingua ebraica. Tuttavia, i documenti trapelati suggeriscono che queste misure non sono solide o sistematiche come quelle per le altre lingue, sollevando preoccupazioni su potenziali pregiudizi.
Mentre Meta continua ad affrontare le complessità della moderazione dei contenuti legati alla causa palestinese, queste rivelazioni sottolineano la necessità di una maggiore trasparenza e responsabilità nelle politiche di applicazione dei contenuti dell’azienda.