Documento della Fondazione Al-Quds mette in guardia sul rischio di distruzione della Moschea di Al-Aqsa.

LA FONDAZIONE AL-QUDS METTE IN GUARDIA: LE MINACCE DI SEPARAZIONE RISCHIANO DI FAR DISTRUGGERE LA MOSCHEA DI AL-AQSA ENTRO 20 MESI. 66 DICHIARAZIONI DI ATTACCO E 61 ATTACCHI CONCRETI.

  

L’Associazione Internazionale Al-Quds ha pubblicato un rapporto sugli attacchi portati a termine contro la moschea di al-Aqsa a partire dal 01/01/2005 e fino al 24/08/2006.

Il rapporto contiene l’enumerazione dei diversi attacchi ai danni della moschea; si tratta di fonti promulgate tanto da enti ufficiali quanto da “organizzazioni non governative”.

La relazione procede con la rivelazione dei diversi scavi archeologici e le manifestazioni pubbliche, da parte israeliana,  di palese ostilità nei confronti degli enti di sicurezza e dei partiti politici ufficiali e riconosciuti e quelli non riconosciuti.

Per questa ragione, tramite uno studio sui vari attacchi (contro la moschea), si segnala il pericolo di danni alla moschea di al-Aqsa e precisamente si nota che la direzione degli eventi emersa da queste analisi indica come soluzione, una “netta linea divisoria tra ebrei e musulmani all’interno della moschea”. 

Il documento dell’associazione “Al-Quds”, si apre con una importante premessa sul valore e sul ruolo della moschea  di al- Aqsa, e prosegue ancora con l’enumerare le maggiori difficoltà di approdo ad una soluzione pacifica nel territorio a causa dei diversi attacchi ai danni della moschea di al-Aqsa portati a termine dalle forza di occupazione israeliane insieme alle organizzazione degli ebrei ultraortodossi (estremisti giudei) e di alcuni enti non ufficiali.

La conclusione è condotta con una serie di considerazioni e commenti sul ruolo dei movimenti popolari palestinesi posti a difesa della moschea di al-Aqsa nell’arco dei 20 mesi esaminati per spostarsi poi, sul punto di vista ufficiale delle autorità palestinesi e poi su quello delle varie nazioni arabe sulla questione della protezione della moschea di al-Aqsa. 

Il documento uscito in occasione del 37° anniversario dell’incendio doloso alla moschea di al-Aqsa appiccato da un estremista sionista il 21/08/1969. Ha ricordato con dovizia di dettagli i vari attentati che in questi 20 mesi hanno apportato seri danni alla moschea di al-Aqsa con una serie di raccomandazioni dirette  al popolo  nonché ai partiti e all’autorità palestinesi.

Raccomandazioni analoghe sono state indirizzate altresì ai governi arabi in generale al governo giordano in particolare, alle popolazioni arabe tutte quante e agli enti che lavorano per Gerusalemme e infine alle Organizzazioni Internazionali e alla Comunità Internazionale nella sua interezza.

È stato posto in rilievo il fatto che nel corso del periodo compreso tra il 01/01/2005 e il 21/08/2006 le forze di occupazione israeliane hanno effettuato una serie di operazioni fondamentali per realizzare il controllo coatto della moschea di al-Aqsa. Hanno raggiunto l’obiettivo di avere creato una serie di campi di sicurezza elettronici grazie all’ausilio di telecamere nascoste, apparecchi spie notturni, sensori a infrarosso e sensori climatici ad altissima precisione il cui scopo è quello di facilitare il controllo di al-Aqsa e dei dintorni. Infine è stata creata una forza di intervento rapido specializzata negli interventi all’interno della moschea.

Si è adoperata con sotterfugi per ottenere un ruolo di responsabilità nelle operazioni di  riparazione e di restauro della struttura, prerogativa che in realtà sarebbe appannaggio del “Dipartimento per la Beneficenza Religiosa”  (Awqaf), apposito per Gerusalemme, ma che si è tradotto in interventi  di costruzione che collegassero la  Piazza Al-Buraq (luogo di culto ebraico detto anche Mabka) con la moschea tramite un ponte che porta fino al “Bab al Magharibah” (porta della moschea). Infine sono stati aperte delle aree turistiche per  consentire al popolo israeliano di visitare gli scavi archeologici sotto la moschea di al-Aqsa.

Questa relazione fa emergere una totale omogeneità tra le organizzazioni patriottiche israeliane e gli altri enti ufficiali e gli organismi di sicurezza israeliani volti a legalizzare “il diritto ebraico” a compiere le preghiere e gli altri riti ebraici in al-Aqsa.

Secondo questo documento il numero reale degli attacchi messi a segno contro la mosche sono 66 e di questi il 51,5% è stato condotto dalle istituzioni governative mentre le minacce verbali anche di natura politica, in numero di 15 dichiarazioni, sono state ripetute piuttosto frequentemete.

Il documento sulla base delle diverse tipologie di reazione da parte araba si preoccupa di invitare gli interessati a perseguire l’obiettivo di far cambiare l’atteggiamento israeliano, verso la moschea, nei toni e nei modi.

Nella raccomandazione il rapporto sottolinea il ruolo passato e presente dei “territori del ’48”, a Gerusalemme e in particolare nei corridori che conducono alla moschea di al-Aqsa. E d’altra parte invita anche i palestinesi dei territori occupati (1967) a non lasciarsi condizionare da obiettivi estranei alle ragioni principale da cui era scaturita la seconda intifada , “il diritto di al-Aqsa”, sollecitando tutti gli enti palestinesi  affinché adottino un piano comune volto ad evitare accordi parziali e rischiosi condizionati dai cambiamenti delle tipologie dei conflitti.

Il governo giordano poi, ha ricevuto particolari raccomandazioni sulla base delle leggi internazionali sui luoghi di culto e i siti sacri e sulla base degli accordi “sull’occupazione”. L’invito è stato rivolto, in modo particolare, alla Giordania perché possa usare tutte le sue forze i suoi mezzi per  assumersi la responsabilità della questione relativa alla città di Gerusalemme e per realizzare la ricostruzione di al-Aqsa, e alle autorità palestinesi perché trovino delle alternative valide per la soluzione di tutte queste questioni.

Il testo poi critica l’autorità palestinese per non aver saputo imporre la sua presenza a Gerusalemme e non avervi esercitato effettiva influenza.

La critica più forte viene rivolta ai governi arabi per l’indifferenza mostrata nei confronti della sorte della moschea di al-Aqsa, quasi il problema non li riguardasse; si invitano i governi arabi ad adottare strategie di interventi comuni volti ad evitare quantomeno la divisione di al-Aqsa se proprio non dovessero essere grado di liberarla del tutto.

La relazione si sofferma poi sulla forza delle popolazioni arabe al fine di preservare la moschea di al-Aqsa e a tutelarne gli interessi e per tracciare le linee di demarcazione “per piani e interventi a dispetto delle minacce gravi di attentati che di certo colpiranno a breve la moschea di al-Aqsa”!

Quanto alle organizzazioni internazionali, il rapporto richama la loro attenzione sulla presssione da parte delle più importanti risoluzioni internazionali che trattano questioni analoghe.

Inoltre il lavoro dev’essere diretto “a  formare una cooperazione per la sovrintendenza della istituzioni sacre a causa del rafforzarsi degli attacchi continui contro la moschea di al-Aqsa e i restanti siti sacri”.

Allo stesso modo richiama l’attenzione dell’UNESCO e di altre “Istituzioni di Cooperazione” affinché documentino delle aggrassioni volte a portare a compimento la distruzione della moschea di al-Aqsa, patrimonio dell’umanità, ad opera della forza di occupazione isreaeliana.

Si rileva ancora la “scarsità della copertura mediatica circa il problema di Gerusalemme e di al-Aqsa nei programmi di informazioni arabi e islamici quasi che la cosa non appartenesse alla lista delle priorità programmatiche”.

Per questa ragione il documento invita ad avere “particolare preoccupazione nei confronti di una copertura dei mezzi di comunicazione sulla questione di Gerusalemme e di al-Aqsa e a produrre a tale scopo strumenti vincolanti”.

È necessario a tal proposito porre questa questione tra gli argomenti principali di tutti programmi culturali e non,  affinché si formi una coscienza sui sacrifici e sui risultati atti a fronteggiare l’occupazione che dovranno approdare ad una svolta positiva nalla situazione di Gerusalemme e di al-Aqsa.

(Traduzione dall’arabo di Irene Ricotta)

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