Donna condannata a morte a Khan Younis: il PCHR ribadisce il rigetto della pena capitale e ne chiede l’abolizione

unnamedRapporto del PCHR – Palestinian Centre for human rights.

Decisione senza precedenti: donna condannata a morte a Khan Yonis; PCHR ribadisce il rigetto della pena di morte e ne chiede l’abolizione

Mercoledì 5 ottobre 2016 il tribunale di prima istanza di Khan Younis ha condannato a morte una donna, creando un precedente nella storia della magistratura palestinese. Il PCHR ha ribadito la propria posizione, rigettando la pena di morte e condannando l’eccessivo ricorso a tale pena da parte della magistratura di Gaza alla luce di tecniche di interrogatorio piuttosto fragili.

Secondo un’indagine del PCHR, il tribunale di prima istanza di Khan Younis ha condannato una donna (N.’A., 26 anni) della cittadina di ‘Abasan, a est di Khan Younis, alla morte per impiccagione, dopo essere stata condannata per omicidio premeditato del marito (R.’A., 36 anni).

Nel 2016, il numero delle sentenze di morte è salito a 15,  12 di queste sono state emesse dai tribunali militari, mentre altre 3 da tribunali civili. Quattro sentenze sono state emesse dall’Alto tribunale militare, confermando alcune sentenze precedenti. Le 15 sentenze sono state emesse nella Striscia di Gaza.

Il numero totale delle condanne a morte nelle aree controllate dall’Autorità Palestinese è aumentato a 179 dal 1994, 30 delle quali in Cisgiordania e 149 nella Striscia di Gaza. Tra queste ultime, 91 sono state eseguite dopo il 2007.

Dalla creazione dell’Autorità Palestinese, sono state eseguite 35 condanne a morte, 33 delle quali nella Striscia di Gaza e due in Cisgiordania. Tra quelle eseguite nella Striscia di Gaza, 22 sono state eseguite dopo il 2007, senza la ratifica del Presidente palestinese, e 3 di esse sono state eseguite il 31 maggio 2016. Queste ultime sono state le prime condanne a morte a essere eseguite senza la ratifica del Presidente palestinese dopo la formazione del Governo di Unità Nazionale a giugno 2014. Il PCHR ha sottolineato che si tratta di esecuzioni extra-giudiziali e come tali costituiscono una violazione evidente della Palestinian Basic Law (PBL) dal momento che essa richiede la ratifica del Presidente per l’esecuzione delle condanne.

Il PCHR segue con grande apprensione l’applicazione di questo provvedimento grave e irreversibile. Essendo estremamente preoccupato per il continuo ricorrere alla pena di morte nelle aree controllate dall’Autorità Palestinese, inoltre:

  1. Invita il Presidente palestinese a firmare il Secondo Protocollo Opzionale del 1989 della Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici, con l’obiettivo di abolire la pena di morte ed emettere un decreto presidenziale che la vieti fino a quando il Consiglio Legislativo Palestinese (PLC) si riunirà per abolirla;
  2. Invita il PLC, quando riunito, a rivedere tutte le leggi relative alla pena di morte, in particolare la legge penale n.74 (1936) che rimane effettiva nella Striscia di Gaza, e la legge del Codice Penale Giordano n. 16 (1960) effettiva in Cisgiordania, e invita a creare un unico codice penale in linea con lo spirito degli strumenti dei diritti umani internazionali, specialmente quelli riguardanti l’abolizione della pena di morte.
  3. Sottolinea che l’invito ad abolire la pena di morte non è segno di tolleranza verso coloro che sono condannati per crimini molto gravi, piuttosto è un appello a ricorrere a pene deterrenti che mantengano intatta l’umanità; inoltre
  4. Sottolinea che la ratifica dell’esecuzione della pena di morte è un potere assoluto del Presidente palestinese secondo la PBL e le leggi relative, e che nessuna sentenza di morte può essere eseguita senza tale ratifica.

Traduzione di Giovanna Niro