Dopo 325 giorni, Israele restituisce il corpo di Bahaa Elayyan alla famiglia

394254CGerusalemme-Ma’an. Giovedì 1° settembre, all’alba, le autorità israeliane hanno restituito il corpo del Palestinese Bahaa Elayyan, permettendo alla sua famiglia – che ha guidato il movimento per la restituzione dei corpi dei Palestinesi uccisi da Israele – di seppellirlo 325 giorni dopo la sua morte.

Elayyan, un giovane di 22 anni, residente nel quartiere di Jabal al-Mukabbir a Gerusalemme Est, venne ucciso insieme a un altro Palestinese, dopo aver attaccato un autobus israeliano, il 13 ottobre 2015, uccidendo tre Israeliani con coltelli e un’arma da fuoco.

Il suo corpo è stato sepolto nel cimitero di al-Mujahidin vicino alla Città Vecchia di Gerusalemme, secondo le disposizioni della polizia israeliana, che ha permesso la restituzione dei corpi dei Palestinesi di Gerusalemme Est uccisi e accusati di “terrorismo”, a condizione che i funerali non  si svolgano nei loro quartieri o villaggi, e si seppelliscano invece nei cimiteri scelti dalla polizia.

L’accordo giunge all’interno di più importanti condizioni indispensabili per la restituzione: solo 25 persone autorizzate a partecipare al funerale di Elayyan, e il pagamento da parte della sua famiglia di 20.000 shekel (5.292 dollari) quale  “assicurazione” del rispetto delle regole.

Le forze israeliane sono state pesantemente dispiegate nella zona, prima del funerale, i partecipanti sono stati perquisiti tre volte ai check-point e i loro telefoni sono stati requisiti durante la sepoltura. Le forze israeliane ha anche impedito alle persone che non erano sulla lista presentata di entrare nel cimitero e a polizia ha fotografato le persone all’interno del cimitero.

Uno dei momenti più difficili della vita per i genitori è seppellire i figli”, ha detto Muhammad Elayyan, il padre di Bahaa, ai giornalisti. “Israele trattiene i corpi dei martiri come politica per punire i genitori e far loro pressione”.

Muhammad Elayyan, avvocato e attivista, a capo del movimento delle famiglie di Palestinesi uccisi che chiede alle autorità israeliane la restituzione delle salme, ha detto che il corpo di suo figlio è stato gravemente alterato dal lungo periodo in cui è rimasto congelato negli obitori israeliani.

“Da quando il corpo è stato tenuto in freezer per dieci mesi, sono avvenute modifiche sostanziali nei lineamenti e nel colorito di Bahaa”, ha detto Muhammad Elayyan. “I suoi occhi affondati nel cranio, come se non li avesse, i muscoli atrofizzati e la pelle che si stacca con facilità”.

“E’ stato difficile identificarlo, ma sono suo padre e lo conosco bene”, ha aggiunto.

Muhammad Elayyan ha aggiunto che c’erano tre segni di proiettile sul corpo di Bahaa, tra cui uno al petto, vicino al cuore.

Le Nazioni Unite hanno pubblicato un rapporto a maggio affermando che alle autorità israeliane è proibito fare l’autopsia su cadaveri palestinesi, e che i corpi erano tenuti in condizioni precarie e disumane, impilati uno sull’altro.

“I corpi restituiti alle famiglie sono spesso sfigurati, a volte irriconoscibili, negando così il diritto di all’ultimo rito religioso, con dignità”, si legge nel rapporto.

Tuttavia, Muhammad Elayyan ha detto che lui e la madre di Elayyan hanno potuto dare l’ultimo saluto al figlio prima della sepoltura.

“Abbiamo avuto momenti affettuosi con Bahaa e le parole rovinerebbe questi momenti”, ha detto.

Le persone in lutto hanno ricordato Elayyan come un giovane socialmente coinvolto, impegnato nelle attività culturali a Gerusalemme Est. E’ stato descritto come un capo scout, fondatore di un’iniziativa chiamata “giovani di città”, e uno degli organizzatori di una “catena di lettura” attorno alle mura della Città Vecchia di Gerusalemme, nel 2014.

Le autorità israeliane continuano a trattenere i corpi di 12 Palestinesi uccisi, accusati di aver commesso attacchi contro gli Israeliani, tra cui tre donne e due abitanti della Gerusalemme Est occupata, tra cui Abd al-Muhsen Hassuneh, di 21 anni, e Muhammad Abu Khalaf, di 20 anni.

Le famiglie dei Palestinesi uccisi hanno presentato ricorso alla Corte Suprema israeliana per mesi, con la sentenza del tribunale a maggio che ingiungeva di restituire tutti i corpi trattenuti da Israele alle loro famiglie, prima dell’inizio del mese di Ramadan, a giugno.

Tuttavia, dopo aver restituito il corpo di Alaa Abu Jamal, il ministro della Pubblica sicurezza Gilad Erdan ha ordinato alla polizia israeliana di sospendere la restituzione dei corpi poche settimane dopo la sentenza, sostenendo che il funerale incoraggia l’”incitamento” contro lo stato di Israele.

Le famiglie hanno dovuto tornare in tribunale per negoziare la restituzione dei loro familiari uccisi.

Ai primi di agosto, lo Shin Bet, il servizio segreto interno, israeliano ha annunciato che il corpo di Elayyan sarebbe stato reso a breve, salvo poi fare marcia indietro sulla sua decisione lo stesso giorno.

A metà agosto, Issa Qaraqe, il capo del Comitato palestinese per le questioni dei prigionieri, ha dichiarato che le autorità israeliane hanno approvato una “restituzione graduale” dei corpi dei Palestinesi uccisi.

La sepoltura di Elayyan giunge due giorni dopo la restituzione del corpo del giovane di Gerusalemme, Thaer Abu Ghazaleh, da parte delle autorità israeliane dopo averlo trattenuto per dieci mesi.

Le autorità israeliane hanno drammaticamente intensificato la politica di trattenere i corpi dei Palestinesi uccisi da quando un’ondata di disordini ha coinvolto tutti i territori palestinesi e Israele, nel mese di ottobre, e ha portato finora alla morte di 220 Palestinesi, sono stati uccisi da Israeliani, e 32 Israeliani uccisi da Palestinesi.

Le organizzazioni per i diritti umani hanno ampiamente condannato queste politiche, con il gruppo Addameer per i diritti dei prigionieri che le definisce “una forma di punizione collettiva” contro i Palestinesi che non sono stati accusati di alcun illecito, sottolineando  anche che essa si “aggiunge al grave dolore e al trauma per le famiglie dei defunti”.

Muhammad Elayyan è stato un sostenitore che si oppone chiaramente alle misure punitive contro le famiglie dei Palestinesi uccisi sospettati di aver attaccato gli Israeliani.

La casa della famiglia Elayyan è stata demolita a gennaio. Nel mese di giugno, Muhammad Elayyan è stato detenuto dalle forze israeliane per diversi giorni per aver partecipato a proteste che volevano la restituzione  dei corpi.

(Nella foto: 1 settembre 2016. Muhammad Elayyan  col segno della vittoria per la restituzione  del corpo di Bahaa Elayyan, il  figlio ucciso dalle autorità israeliane, trattenuto per dieci mesi).

Traduzione di Edy Meroli