Dopo uno stop di tre anni, riprendono i negoziati tra palestinesi e israeliani

negoziatiBetlemme-Ma’an. All’alba di martedì 30 luglio, i negoziatori palestinesi, guidati da Saeb Erekat, hanno ripreso i colloqui di pace con la loro controparte israeliana, guidata dal ministro Tzipi Livni. I colloqui in questione avvengono per la prima volta da tre anni, e sono mediati dagli Usa.

Nella prima fase dei negoziati verranno gettate le basi per un quadro generale relativo allo status finale. Entrambe le parti eviteranno questioni controverse, quali i confini e i profughi. Il diplomatico statunitense, Martin Indyk, supervisionerà i negoziati.

L’agenzia stampa AFP ha riferito che Erekat e Livni hanno partecipato ad un Iftar (cena del Ramadan, ndr) organizzato dal segretario di Stato Usa, John Kerry, che ha definito l’evento “memorabile”.

Prima dell’inizio dell’incontro, Livni aveva dichiarato che i negoziati saranno molto difficili, e incontreranno molti ostacoli. Tuttavia, il negoziatore capo israeliano ha aggiunto che essi “sono nell’interesse sia di Israele che dei palestinesi, così come del mondo arabo e la comunità internazionale, specialmente alla luce della crescente tensione in Medio Oriente”.

Il ministro israeliano ha sottolineato che l’obiettivo dei negoziati è quello di porre fine al conflitto in corso da molti anni.

Anche il presidente Usa, Barak Obama, aveva accolto favorevolmente la ripresa dei negoziati, definendo l’evento “un promettente passo in avanti”, ma prevedendo, allo stesso tempo, che i colloqui saranno difficili.

In un’intervista concessa al giornale londinese di lingua araba al-Hayat, un funzionario palestinese di alto livello ha rivelato che i negoziati effettivi si terranno tra il presidente palestinese, Mahmoud Abbas, e il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, similmente a quanto accaduto tra Abbas e l’ex premier, Ehud Olmert, anni fa.

Il funzionario ha aggiunto che Abbas è stato rassicurato da Kerry che gli Usa respingeranno qualsiasi suggerimento da Netanyahu, riguardante l’eventualità di creare uno Stato palestinese con confini provvisori, per un periodo di transizione.