Due anni fa moriva il presidente Yasser Arafat. I dirigenti palestinesi confermano: ‘E’ stato avvelenato da Israele’.

Dal nostro corrispondente.

Due anni dopo la morte del presidente palestinese Yasser Arafat, avvenuta l’11 novembre 2004, i dirigenti palestinesi che gli erano vicini ribadiscono che Israele lo ha avvelenato. Infatti, fino ad ora, non è stato rivelato il vero motivo della sua morte.

Bassam Abu Sharif, che è stato il consigliere di Arafat per 51 anni e fino alla morte del rais, ha dichiarato in un comunicato stampa: “Avevo avvertito Arafat verbalmente più volte, e poi con una lettera ufficiale indirizzata a lui, dell’intenzione di Israele di avvelenarlo”.

Abu Sharif ha mostrato la lettera datata 5 giugno 2002, nella quale aveva scritto: “Sono in possesso di informazioni da parte di fonti molto affidabili secondo cui Israele vuole avvelenarti. Ti prego di stare attento a ciò che mangi e all’acqua. Non bere se non da una bottiglia aperta da te. In questi giorni non mangiare se non cibo in scatole chiuse, aperte con le tue mani e comprate da uno a te fedele da tempo”.

Sul foglio appare anche il commento di Arafat, scritto di suo pugno: “Importante e urgente e da diffondere”.  Abu Sharif aggiunge: “Ho inviato questa lettera in base a informazioni provenienti da un amico che sta a Washington: mi aveva detto che il presidente George Bush aveva chiamato il capo del governo israeliano di allora, Ariel Sharon, e gli aveva chiesto di non toccare Arafat durante l’assedio alla Muqata’a di Ramallah.

E Sharon glielo aveva promesso”.

Abu Sharif sottolinea che secondo la testimonianza di un amico fidato che sta a Gerusalemme, Sharon aveva raccontato a un gruppo ristretto del Consiglio dei ministri della promessa fatta a Bush. Tuttavia, mentre Sharon e Mofaz uscivano dalla riunione, sembra che il secondo avesse detto al primo: “Tu hai promesso di non uccidere Arafat bombardandolo, ma ci sono altri mezzi. Questa è la nostra occasione”.

Abu Sharif conferma che in base al racconto del suo amico, Sharon avrebbe risposto: “Non voglio alcun indizio che indichi il coinvolgimento di Israele nella sua uccisione”. Mofaz avrebbe confermato: ‘Sta sicuro’. E Sharon: “Datti da fare”. 

Il vecchio consigliere di Arafat ha sottolineato: “Arafat è stato ucciso con il veleno: sono sicuro al 100% di questo. E’ lo stesso modo in cui uccisero il mio amico Wadi Hadad, la mente delle operazioni di dirottamento aereo effettuate dal Fronte popolare per la Liberazione della Palestina negli anni ’70, e che scoprì un libro di un esperto israeliano che parlava delle operazione di spionaggio un mese prima che il Mossad lo avvelenasse, nel 1977”.

Abu Sharif ha affermato che gli israeliani “hanno ucciso Arafat perché aveva rifiutato di accogliere le loro soluzioni parziali e di rinunciare a uno stato palestinese completamente sovrano fino alle frontiere del 1967 e con capitale Gerusalemme”.

E’ la stessa affermazione fatta da Ahmad Aderrahman, che è stato consigliere di Arafat e gli è rimasto accanto per trenta anni e fino alla sua morte: “Abu Ammar (Arafat, ndr), il 27 settembre 2003 aveva ricevuto una delegazione di circa duecento personalità, per la maggioranza donne. Come sua consuetudine, aveva cominciato a salutare i membri della delegazione e a baciarli. Ma a un certo punto si era sentito molto male, aveva vomitato e aveva chiesto ai suoi accompagnatori di riportarlo nel suo ufficio. 

Il presidente è rimasto a letto circa due settimane, perdendo 23 kg. I controlli e le analisi, in quel periodo, avevano rilevato che la causa della sua malattia era un batterio annidato nello stomaco. Ma non hanno mai specificato di quale batterio si trattasse.

E’ da quel momento che aveva cominciato a sentirsi stanco: perdeva l’equilibrio, gli si era indebolita la memoria e aveva iniziato ad avvertire dolori all’orecchio sinistro e sulla guancia era apparsa una macchia rossa.

Questo mi fa sospettare che il veleno fosse nel bacio che uno dei visitatori gli aveva dato vicino all’orecchio.

Ma c’è un’altra possibilità: durante l’assedio, gli israeliani controllavano l’entrata dell’acqua, del cibo e delle medicine all’interno della Moqata’a. L’ambulanza palestinese consegnava tutto ai soldati israeliani. Posso pensare che questi abbiano scambiato una scatola di medicine, indirizzata al presidente, con un’altra contenente del veleno, perché l’acqua e il cibo lo consumavamo tutti insieme”. 

L’ex consigliere della sicurezza nazionale, Jibril Ar-Rajub, ha dichiarato durante una conferenza stampa che “Arafat è stato tolto di mezzo perché era un simbolo della Questione Palestinese. Tutte le ipotesi sulla modalità della sua morte sono aperte”.

E ha confermato che “il fascicolo della sua morte non verrà chiuso finché non si conoscerà la verità. E’ una nostra responsabilità arrivare a chi lo ha ucciso”. E ha precisato che “il rapporto dell’ospedale francese non ha evidenziato la vera causa del decesso”. 

Il capo dei servizi di sicurezza palestinesi, Tawfiq At-Tirawi, che è rimasto dentro la Moqata’a per i tre anni di assedio di Arafat, ha dichiarato alla stampa: “Stiamo ancora indagando sulla morte di Arafat. Continueremo a lavorare per arrivare alla verità. Abbiamo incontrato e interrogato decine,  centinaia di persone, seguendone qualcuna dentro e fuori della patria”.

Ha spiegato che il malore che aveva colpito Arafat un anno prima della morte aveva dato gli stessi sintomi che lo hanno poi ucciso l’anno successivo. “I servizi segreti palestinesi indagano in tutte le direzioni insieme alla commissione ministeriale. Abbiamo collegato la sua malattia e le indagini effettuate con le diverse dichiarazioni di dirigenti israeliani qualche anno prima della sua morte. E tutte invitavano alla sua uccisione. Abbiamo documentato tutto in un fascicolo di 97 pagine”.

E ha concluso: “Queste dichiarazioni evidenziano come la decisione di eliminare Arafat fosse oggetto di discussione nel governo, nel Mossad, nello Shabak e tra i dirigenti militari”.

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