Gerusalemme/al-Quds-PIC e Quds Press. Lunedì mattina, le forze di polizia israeliane hanno circondato una casa di proprietà palestinese nel quartiere di Sheikh Jarrah, nella Gerusalemme occupata, in vista della demolizione.
Fonti locali hanno affermato che le forze di polizia israeliane, accompagnate da equipaggi municipali, hanno fatto irruzione nel quartiere e hanno circondato una casa locale appartenente a Mahmoud Salhia.
Lo scorso dicembre, le autorità israeliane hanno emesso un ordine di sgombero della casa di Mahmoud Salhia come premessa per il sequestro del lotto di terra.
Il comune israeliano ha consegnato l’ordine di sfratto a Mahmoud Salhia, sostenendo che la decisione era stata emessa per “interesse pubblico”, con l’obiettivo di creare scuole sulle sue macerie.
Lo sgombero dovrebbe essere effettuato dalla famiglia entro e non oltre il 25 gennaio, si legge nell’ordinanza israeliana. Di conseguenza, 12 membri della famiglia, tra cui nove bambini, rischiano di rimanere senza casa.
Le famiglie si erano insediate a Sheikh Jarrah dopo che furono costrette a lasciare la loro casa a Ein Karem dai miliziani israeliani, nel 1948.
Le autorità di occupazione israeliane sequestreranno anche il lotto di terra della famiglia, acquistato dal padre nel 1967.
Più di 500 palestinesi che vivono in 28 case nel quartiere di Sheikh Jarrah stanno affrontando minacce di espulsione forzata per mano di organizzazioni di insediamenti sostenute dal governo israeliano.
Sempre a Gerusalemme, le autorità israeliane hanno minacciato di infliggere pesanti multe al palestinese Jamal Abu Najma se si rifiutasse di demolire il suo negozio.
Jamal Abu Najma ha ricevuto un ordine di demolizione ai danni del suo negozio situato a Sheikh Jarrah in quanto costruito senza il permesso israeliano.
Secondo le Nazioni Unite, solo il 13 per cento della Gerusalemme est occupata, che Israele ha annesso dopo la guerra del 1967, è attualmente destinata allo sviluppo palestinese e all’edilizia residenziale, gran parte della quale è già edificata.
Circa il 57 per cento di tutta la terra nella Gerusalemme est occupata è stata espropriata, comprese le proprietà private palestinesi, sia per la costruzione di insediamenti illegali che per la suddivisione in zone della terra come “aree verdi e infrastrutture pubbliche”. Il restante 30 percento, osserva OCHA, comprende “aree non pianificate” in cui la costruzione è vietata.