Durante intervista con giornale EAU, ministra israeliana rifiuta creazione di stato palestinese

Tel Aviv – MEMO. Nonostante sia stato etichettato come uno “stato d’Apartheid”, che “promuove e perpetua la supremazia ebraica”, il ministro degli Interni israeliano Ayelet Shaked ha insistito sul fatto che la situazione attuale è “migliore per tutti”, rifiutando la creazione di uno stato palestinese.

Shaked, membro d’estrema destra del parlamento israeliano e rappresentante del partito Yamina, ha rilasciato le osservazioni in un’intervista a The National durante la sua prima visita negli Emirati Arabi Uniti, all’inizio della settimana, dove ha incontrato la sua controparte e vice-primo ministro, Sheikh Saif Bin Zayed al Nahyan.

“La situazione attuale è la migliore per tutti”, ha detto Shaked, aggiungendo: “È meglio mantenerla così”. Secondo quanto riferito, la 45enne ministra della Giustizia ha spiegato che c’è consenso tra i partiti di destra, sinistra e centro sul non affrontare la questione della fine dell’occupazione e del conflitto con Israele.

“Crediamo nella pace economica per migliorare la vita dei palestinesi e creare zone industriali reciproche. Ma non [crediamo in] uno stato con un esercito, sicuramente”, ha spiegato Shaked, citando quello che molti credono sia l’obiettivo a lungo termine delle leggi israeliane, ossia quello di neutralizzare le preoccupazioni globali sul sequestro di terre palestinesi da parte di Israele e di mettere a segno la pulizia etnica attraverso iniziative economiche.

Shaked, che è una feroce oppositrice della soluzione a due stati, ha respinto l’idea con una narrativa propagandistica molto familiare usata da Israele per giustificare la sua occupazione senza fine. “Sappiamo in prima persona che da ogni territorio in cui ci ritiriamo, sorgerà un’organizzazione terroristica”, ha affermato. “E’ successo nel sud del Libano, dove Hezbollah governa, finanziato dall’Iran, e ha migliaia di missili puntati su Israele”.

Ha anche messo da parte la terribile situazione umanitaria di Gaza, senza menzionare che i due milioni di persone nella Striscia, la maggior parte delle quali rifugiati espulsi da Israele, sono sotto un assedio paralizzante dal 2007.

“Quando ci siamo ritirati da Gaza, la gente diceva che sarebbe stato un’altra ‘Monaco’, ma sappiamo cosa è successo lì. Hamas ha preso il controllo della città, trasformandola in uno stato terrorista. Non ripeteremo più questo esperimento”, ha detto Shaked, spegnendo ogni speranza per uno Stato palestinese.

Ad aprile, l’organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch (HRW) si è unita ad una serie di altri importanti gruppi per dichiarare che Israele sta commettendo crimini d’Apartheid e persecuzione. In precedenza, il gruppo israeliano per i diritti umani, B’Tselem, aveva classificato Israele come uno stato di “Apartheid” che “promuove e perpetua la supremazia ebraica tra il Mar Mediterraneo ed il fiume Giordano”.

Shaked ha anche affermato che il leader palestinese Mahmoud Abbas non è un partner con il quale cercare una pace genuina. “Mahmoud Abbas non ha tenuto le elezioni perché ha paura di perdere contro Hamas. Se ci saranno elezioni… Hamas prenderà il potere”, ha affermato Shaked.

Lodando la controversa normalizzazione della relazione degli Emirati Arabi Uniti con Israele, Shaked ha dichiarato: “Tutti hanno visto i benefici della pace [tra gli Emirati Arabi Uniti ed Israele], principalmente a livello economico, turistico e tecnologico”.

Non è chiaro cosa ne pensi Abu Dhabi delle osservazioni di Shaked. Nonostante la normalizzazione, gli Emirati Arabi Uniti hanno mantenuto pubblicamente il sostegno alla creazione di uno stato palestinese e hanno giustificato l’accordo di normalizzazione affermando che aiuterebbe a porre fine all’occupazione israeliana della Palestina.