E’ impossibile essere bambini in Palestina

MEMO. Decenni di occupazione, instabilità e isolamento hanno messo a dura prova i bambini della Palestina, e in particolare i bambini della Striscia di Gaza dove le quotidiane esplosioni di violenza ed il deterioramento delle condizioni di vita hanno lasciato una generazione con un bisogno disperato di sostegno psico-sociale ed incapacità di godere e di vivere serenamente la propria infanzia.

Di solito infanzia è sinonimo di innocenza, divertimento, libertà e amore, invece a Gaza i bambini parlano e capiscono di politica fin quasi dal primo giorno di vita.

Il tredicenne Ezzeddin Samsoum, di Rafah, è stato riconosciuto “bambino eroe” grazie al coraggio che ha dimostrato nel salvare un uomo ferito durante le proteste della Grande Marcia del Ritorno dello scorso anno. Samsoum è corso senza esitazione, strappandosi la maglietta che indossava per fermare l’emorragia dell’uomo.

“Non so cosa significhi essere bambino, mi sento sempre responsabile e temo per i miei cari”, ha dichiarato Samsoum. “Io sono un rifugiato. I miei nonni mi parlano sempre della bellezza della loro città, e di quando i militari sionisti li hanno cacciati con la forza”.

La pandemia di coronavirus ha peggiorato quella che era già una situazione difficile, nella quale i bambini di Gaza vivono con fornitura elettrica limitata, non hanno possibilità di lasciare la Striscia a causa del soffocante assedio di Israele e con il rumore costante di bombe e droni che ronzano sopra le loro teste.

Le difficoltà della vita quotidiana hanno lasciato alla dodicenne Zahra Zayed un solo tema per le sue poesie. “Ho recitato poesie fin da quando ero piccola. Vorrei scrivere poesie che parlino di infanzia e cose divertenti, ma non ho più parole per questi argomenti per colpa della brutalità e dell’umiliazione del mio popolo da parte dell’occupazione”, racconta.

I numerosi attacchi israeliani contro la Striscia di Gaza hanno ferito molte delle persone a lei care. Per la dodicenne, i bombardamenti, gli omicidi, le ingiustizie, il blocco e le privazioni sono gli unici argomenti da recitare nelle sue poesie.

“Durante l’aggressione del 2014, sono rimasta traumatizzata. A causa della situazione rischiosa, siamo stati obbligati a lasciare la nostra casa e a spostarci nelle scuole dell’UNRWA perché pensavamo fossero dei luoghi più sicuri. Ma non vi era più nessun posto sicuro a Gaza. Nessun riparo. Niente poteva proteggerci dagli attacchi”.

Zahra ha partecipato a varie conferenze nelle quali recita poesie che parlano del suo desiderio di tornare nei Territori palestinesi occupati.

Dal 2000, tremila bambini sono stati uccisi dalle forze di occupazione israeliane. Alcuni anche davanti agli obiettivi dei media internazionali, compreso Muhammad Al-Durrah, che aveva soltanto 11 anni.

 Processi nei tribunali militari.

Oltre alla brutalità e alle continue minacce di guerra sotto le quali i bambini palestinesi sono obbligati a vivere, quelli della Cisgiordania occupata e di Gerusalemme Est vengono spesso arrestati nelle loro case nel cuore della notte e processati in tribunali militari, dove molte delle procedure si svolgono in lingua ebraica, lingua che loro non comprendono.

Il tredicenne Ashraf Adwan del villaggio Eizariya, Gerusalemme occupata, è stato condannato a tre anni di carcere da un tribunale militare israeliano che gli ha inoltre commnato una multa di 5.000 shekel (1.461 dollari). Le autorità israeliane sostengono che egli stesse cercando di accoltellare diversi militari armati.

Negando le accuse, la madre di Ashraf dice: “E’ così gentile e disponibile, non agisce mai con violenza contro nessuno, ma siamo continuamente soggetti ad umiliazioni ed oppressione dall’occupazione israeliana”.

“Prima di essere condannato, ha scontato un anno di carcere, ma mi è stato vietato di fargli visita, quindi ho approfittato delle udienze in tribunale per poterlo vedere”, aggiunge.

Secondo Defence for Children International–Palestine, 250 bambini palestinesi erano detenuti nelle carceri israeliane fino alla fine dello scorso agosto, sulla base dei dati forniti dall’Autorità carceraria israeliana.

Il DCIP conferma che “Israele è l’unico paese al mondo che arresta bambini e li giudica nei tribunali militari”.

Ogni anno, dai 500 ai 700 bambini palestinesi vengono arrestati e processati dai tribunali militari israeliani.

 Dall’inizio della Seconda Intifada, nel settembre del 2000, le forze di occupazione hanno arrestato quasi 10.000 bambini palestinesi. Molti di loro adesso hanno più di 18 anni e rimangono tuttora sotto custodia israeliana.

Tali pratiche sono in flagrante violazione della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, che Israele ha sottoscritto e ratificato fin dal 1991, nonché della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

La politica di impunità della quale godono i militari israeliani a livello nazionale, sapendo che non saranno ritenuti responsabili delle violazioni, li incoraggia a continuare e ad intensificare le loro aggressioni contro i bambini palestinesi.

Il numero di bambini palestinesi al di sotto dei 12 anni detenuti dalle forze di occupazione sono aumentati durante l’ultimo anno, con 84 bambini trattenuti, che vanno dai tre ai 12 anni.

Tra quelli in carcere, figura anche Nader Hijazi, del campo di Balata a Nablus, che aveva soltanto tre anni al momento del suo arresto; Muhammad Mazen Shweiki di sette anni, di Gerusalemme; e Zain Ashraf Idris, sempre di sette anni, che è stato portato via dalla scuola che frequentava a Hebron, dopo essere stata presa d’assalto dalle forze di occupazione.

L’occupazione continua anche a convocare minori per indagini, con il pretesto del lancio di pietre, come Muhammad Rabi’ Elayyan di quattro anni e Qais Firas Obaid di sei anni, entrambi del quartiere occupato di Issawiya, a Gerusalemme est.

Mentre il mondo celebra la Giornata Internazionale dei Bambini, diverse associazioni per i diritti umani e scuole della Palestina occupata utilizzeranno questa giornata per promuovere l’unità e la solidarietà. Quello di cui i bambini palestinesi hanno bisogno è stabilità e possibilità di vivere senza paura di guerre, arresti, espropriazioni ed estrema povertà. Ogni bambino ha diritto all’infanzia.

(Città di Gaza, 5 novembre 2020. Bambini in una strada fangosa dopo la pioggia mentre le famiglie palestinesi che vivono in tende improvvisate hanno difficoltà con l’inizio della stagione invernale nel quartiere Ez-Zeitoun. Fot di Mustafa Hassona – Agenzia Anadolu).

Traduzione per InfoPal di Aisha T. Bravi