È morto Giulietto Chiesa: un giornalista critico controcorrente con un’altra visione del mondo

Di L.P. – 27 aprile 2020. “La coscienza collettiva è stata sradicata tramite l’eliminazione fattuale dei luoghi di lavoro, delle fabbriche, dove migliaia di individui potevano riconoscersi uguali tra di loro mentre svolgevano le stesse mansioni. Ora gli unici luoghi collettivi, le basiliche dei tempi moderni, sono i grandi magazzini, i mall, dove si arriva in auto, cioè isolatamente, e dove ci si conosce e riconosce soltanto in base alla scelta dei consumi, degli acquisti. Clienti della stessa marca di computer, dello stesso logo di scarpe. Fruitori dello stesso motore di ricerca. Cittadini dello stesso social network. Individui che pensano si possa votare schiacciando il tasto di un computer, cioè ex persone che considerano la democrazia una sommatoria di clic. Conoscere, dialogare, imparare sono divenuti concetti desueti”.

Così Giulietto Chiesa scriveva nel libro “E’ arrivata la bufera” a ridosso dei tragici fatti di Parigi, con l’assalto alla redazione della rivista satirica Charlie Hebdo e a un supermercato ebraico, denunciando il livello di isteria sociale e cercando di ricostruire tutti i punti dei fatti a livello geopolitico. Già nel 2015 ci avvertiva della sopravvivenza della pace mondiale a causa del neoliberismo e degli effetti collaterali del tecno-capitalismo.

“Giulietto Chiesa è morto. Non riesco ancora a salutarlo. Ricordo i suoi occhi lucidi di lacrime, a Kabul, davanti ad un bambino ferito dallo scoppio di una mina. È morto un uomo ancora capace di piangere per l’orrore della guerra. I suoi occhi sono un po’ anche i miei”.

Questo il saluto dell’amico nonché compagno di lotte, Vauro Senesi. Morto per infarto a 79 anni, Giulietto Chiesa è stato analista geopolitico, attivista e giornalista professionista, noto corrispondente da Mosca per L’Unità e per La Stampa, oltre che per il TG5, il TG1 e il TG3. Negli ultimi dieci anni ha fondato PandoraTV e ControTV, testate giornalistiche online di politica e di geopolitica.

Autore di molti saggi di politica internazionale, i suoi reportage, articoli, libri trattavano di argomenti su vasto campo: dalla globalizzazione alle guerre, dalla corruzione al neoliberismo, dalla medicalizzazione della società ai temi ambientali, dai popoli in lotta alle migrazioni. Ha sempre denunciato il marcio sistema in cui viviamo: un mondo fatto di oppressioni, colonialismo, imperialismo, guerre e distruzione contro i popoli che cercano l’autodeterminazione.

Pacifista ha sempre sostenuto Emergency e le sue attività, l’abolizione delle spese militari, l’uscita dalla NATO e lo Stop dell’Italia alla collaborazione alla sopraffazione delle popolazioni civili in Siria, in Libia e in altri parti del mondo. Tutto con un solo imperativo: “Basta con le nostre guerre per fermare i loro morti”.

Nell’ultimo periodo della sua attività giornalistica si è dedicato allo studio politico dei paesi non-allineati e fortemente attaccati dalla globalizzazione neoliberista.

Ha denunciato gli episodi di false-flag che vengono mediaticamente costruiti per un esclusivo uso e consumo occidentale che però non avvengono realmente dove si dice che avvengono. Ha denunciato le politiche di Bush, Obama e Trump contro i paesi islamici ed appartenenti ad un’altra visione del mondo che non sia quella della globalizzazione e del consumismo.

Profondo conoscitore della storia della Guerra Fredda affermava che non fosse mai cessata. Raccontò all’Italia prima l’Unione Sovietica, la sua storia, i suoi processi politici, il suo ruolo nel mondo, il conflitto tra i due blocchi, la Russia post-1989 e la Russia di Putin.

Come analista geopolitico ha denunciato le ingiustizie strutturali di un mondo capitalista e l’occidentalizzazione del mondo che ha diffuso il suo modello di sviluppo pensando che fosse l’unico possibile e soprattutto il migliore.

È stato anche molto attivo politicamente come Dirigente nazionale della Federazione Giovanile Comunista Italiana, dal 1970 al 1979 come dirigente della Federazione di Genova del Partito Comunista Italiano e come capogruppo per il PCI nel Consiglio Provinciale di Genova dal 1975 al 1979. Nel 2018 insieme all’amico Antonio Ingroia si presenta alle elezioni politiche con la Lista del Popolo per la Costituzione, un partito di stampo socialista che non ebbe successo.

Fu anche europarlamentare e membro esponente della commissione d’inchiesta sulle carceri della CIA e la loro violazione di diritti umani, sulla quale scrisse un libro d’inchiesta.

Antimperialista convinto fu un grande sostenitore della Rivoluzione Bolivariana in Venezuela, dei popoli in rivolta latinoamericani e della Rivoluzione Cubana, per la quale non esitò a schierarsi contro l’ingiusta detenzione dei Cinque patrioti cubani, prestando il suo volto per la campagna dell’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba “Io sto con I Cinque e tu?”.

Profondo conoscitore del Medioriente ha descritto la Siria di Bashar al-Assad, la detronizzazione di Gheddafi in Libia e le “rivoluzioni colorate” volte a destabilizzare i governi di Paesi che non aderiscono al capitalismo di stampo atlantista. Sostenitore del popolo palestinese e della sua lotta per l’autodeterminazione scrisse importantissimi articoli che criticavano aspramente le politiche israeliane di qualsiasi collocazione politica e il sionismo come cruenta forma di repressione non solo della Palestina, ma anche di Paesi non-allineati come Iran e Siria.

Giulietto Chiesa è stato una delle pochissime voci fuori dal coro, una mente libera ed ha descritto i popoli in rivolta e la storia dal punto di vista degli ultimi e non dei potenti.

È stato anche vicino alle lotte ambientaliste sul territorio contro il surriscaldamento globale, denunciando le operazioni geo-ingegneristiche dell’apparato militare. Molto vicino alla resistenza NoTav da anni denunciava le nefandezze delle grandi opere: appalti ad aziende legate alla mafia, devastazione ambientale, inquinamento e finanziamento illecito ai partiti.

Negli ultimi anni molti si divertivano a chiamarlo “campista”[1], “fascista”, “stalinista”, “putinista” o “assadista” solo perché raccontava una visione altra del mondo e non ripeteva la solita narrazione tipica del pensiero unico che si è diffusa dopo la caduta del muro di Berlino. A me hanno insegnato che quando si etichetta una persona non la si vede più per quello che è veramente, ma la si vede per come viene socialmente descritta con tutti i pregiudizi del caso e con la conseguente costruzione di strutture moralistiche per le quali se si è in un modo si è degni di nota, se si è qualcos’altro si viene automaticamente esclusi. Il moralismo non è mai piaciuto a Giulietto Chiesa e posso affermare che la costruzione di strutture moralistiche è l’ultima chance che qualsiasi detrattore usa per annientare la visibilità di una persona. Possiamo ben notare infatti come gli oppositori di Giulietto Chiesa hanno sempre preferito etichettare le sue posizioni piuttosto che smontare razionalmente quello che sosteneva. “Posizioni filo-sovietiche” e “fake news” erano le espressioni del mainstream volte a screditare la sua grande esperienza e la sua grande conoscenza del mondo. Ciò che è interessante però è che nessuno l’abbia mai contraddetto, nessuno ha mai portato dati e fonti che smentissero ciò che lui affermava. 

Si potrebbero fare molti esempi di questo tipo, ma non ne vale la pena: il tempo sembra dare ragione a Giulietto e alle sue analisi geopolitiche. Forse la verità è che la sua conoscenza e la sua cultura sono sempre stati di alto livello rispetto alla formazione di qualsiasi attuale giornalista.  Giulietto Chiesa non è mai stato di destra né, tanto meno fascista, anzi è stato l’unico giornalista in Italia insieme a Fulvio Grimaldi a denunciare il golpe nazifascista e paramilitare in Ucrania di Poroschenko, nel 2014, e la vendita del 49% dei gasdotti ucraini agli USA. Non solo! Giulietto Chiesa ha sempre denunciato la funzione controrivoluzionaria delle organizzazioni fasciste per il mantenimento dello status quo come per esempio i Contras in Nicaragua o Augusto Pinochet in Cile. Molti compagni l’hanno criticato per le sue “aperture a CasaPound”, senza mai vedere per quelli che sono i dialoghi con quegli ambienti. Lungi da Giulietto farsi amici i fascisti, ma come in passato esponenti della sinistra come Costanzo Preve e Massimo Cacciari hanno avviato dialoghi platonici con queste realtà sulla questione nazionale, anche lui ha voluto aprire il dialogo con forze reazionarie sulla questione geopolitica.

Ha avuto il coraggio di fare critica interna e di uscire dalle posizioni sicure e tranquille tipiche della sinistra extraparlamentare e dei movimenti sociali, ormai non così lucide nel vedere la realtà.

Sono vergognosi gli insulti che sono scattati sui social da parte di benpensati, perbenisti e giornalisti liberali che alle grida di “falsario”, “cazzaro” o “complottista” non sono in grado di spiegare in quale momento sia un complottista, cazzaro o falsario.

A Giulietto dobbiamo, invece, il senso critico e il dubbio sul mainstream: è stato per molti un maestro e un lucido analista della società in cui viviamo.

Che la terra ti sia lieve Giulietto! Sempre sarai un punto fermo nella libera informazione.

[1] Colui che sta su un “campo” e che trova e divulga argomentazioni a sostegno del campo in cui opera senza visione critica interna.