InfoPal. Si è svolta sabato 18 maggio, a Bruxelles, l’XI Conferenza annuale dei Palestinesi in Europa, organizzata dalla Segreteria generale dei Palestinesi europei e dal Palestinian Return Centre (PRC).
Erano presenti migliaia di palestinesi – delegazioni, figure di spicco, leader, rappresentanti di istituzioni e ambiti della solidarietà araba, islamica ed europea, e sostenitori della causa palestinese -, giunti da tutto il continente europeo, nel 65° anniversario della Nakba.
Il titolo della Conferenza è stato: “E’ sbocciata la promessa del Ritorno”.
La conferenza è considerata una delle maggiori riunioni di Palestinesi che si svolgono in Europa ogni anno, e rappresenta un’indicazione del livello di dedizione dei Palestinesi alla loro identità, che l’occupazione tenta di cancellare.
Il presidente della Conferenza e Direttore generale del Prc, Majed al Zeer, commentando lo slogan dell’evento, ha dichiarato: “Il titolo è molto simbolico e riflette il desiderio e il credo dei Rifugiati nei confronti del diritto al ritorno nelle loro case e città, da cui furono forzatamente espulsi nel 1948. Lo scenario locale, regionale e politico internazionale sta mutando e ciò è un segnale da parte della comunità palestinese globale del desiderio al ritorno”.
Il programma della conferenza ha previsto diversi workshop, discussioni e conferenze, ma anche folklore, mercatini artigianali, ecc.
Tra le figure di spicco che hanno partecipato all’evento, il leader di El-Nahda, il partito al potere in Tunisia, Rashid al-Ghannushi, il giornalista palestinese e presidente di “Al Sharq Forum”, Wadah Khanfar, e diverse altre personalità.
La Conferenze dei Palestinesi in Europa ha rinnovato gli impegni assunti nelle precedenti sessione di Londra (2003), Berlino (2004), Vienna (2005), Malmö (2006), Rotterdam (2007), Copenaghen (2008), Milano (2009), Berlino (2010), Wuppertal (2011), Copenaghen (2012).
Al termine della conferenza, i partecipanti hanno approvato una risoluzione con i seguenti punti:
1-I palestinesi nei paesi d’esilio, in Europa, sono una parte integrante del popolo palestinese, ovunque si trovi, e continueranno, generazione dopo generazione, a rivendicare il proprio diritto di ritorno nelle loro terre e case in Palestina, dalle quali sono stati sfollati, senza accettare alcun compromesso. Sottolineiamo che quello del ritorno è un diritto irrevocabile, inalienabile e non può essere aggirato o superato. E’ un diritto che spetta tanto al singolo individuo quanto alla comunità, e il nostro popolo continuerà la lotta fino a quando non riuscirà ad affermarlo.
2- A 65 anni dalla Nakba, esprimiamo il nostro orgoglio per la profonda fermezza del popolo palestinese e i suoi grandi sacrifici, con martiri, feriti e i prigionieri, sacrificatisi per difendere le terre e i luoghi santi palestinesi, e affermare i nostri diritti alla libertà e dignità. Sacrifici compiuti per raggiungere nuovi orizzonti con la causa palestinese, in cui il ritorno, l’autodeterminazione e la liberazione dall’occupazione diventano degli obiettivi raggiungibili.
3- Lanciamo un grido d’allarme per le flagranti violazioni commesse dalle autorità di occupazione israeliane contro Gerusalemme e i suoi luoghi santi, contro i suoi abitanti e le loro case e istituzioni. Inoltre denunciamo con il più forte dei termini, la serie di violazioni commesse contro la moschea di al-Aqsa. Richiamiamo la massima attenzione sull’intensificarsi delle espulsioni collettive, le demolizioni e l’escalation del razzismo istituzionale contro gli abitanti di Gerusalemme, nel tentativo di sradicarli dalle loro terre, e circondare i loro quartieri con insediamenti e muri. Avvertimento dal falsificare l’identità araba e islamica della città Santa, e compromettere i suoi luoghi sacri, e il suo patrimonio islamico e cristiano, e dall’abuso sistematico contro i suoi monumenti storici e culturali.
4- La fermezza dei prigionieri nelle carceri israeliane è un motivo d’orgoglio. Essi, con le loro imprese eroiche e scioperi, hanno sfidato le politiche di oppressione sistematica inflitta dall’occupazione. Ribadiamo la nostra piena solidarietà con i detenuti e la loro lotta per realizzare le loro legittime aspirazioni. Da qui, annunciamo che la questione dei prigionieri rimarrà la priorità del popolo palestinese, ovunque residente, e noi, dal canto nostro, continueremo a lottare, insieme a tutte le persone coscienziose nel mondo, per mantenere viva la causa dei prigionieri, finché le catene dell’oppressione non si saranno sciolte.
5- Esortiamo ad intensificare gli sforzi per contrastare l’attacco dell’occupazione israeliana contro la terra e la popolazione palestinese, e avvertiamo dall’intensificarsi delle campagne di espulsione collettiva e evacuazione, nei confronti della popolazione, oltre alle demolizioni delle case in Cisgiordania e all’interno della territori palestinesi occupati nel 1948, e alla politica di isolamento, applicata contro le comunità palestinesi, circondate da cinture coloniali e muri razzisti.
6- Salutiamo il trionfo della volontà del popolo e la resistenza palestinese nella Striscia di Gaza, contro la macchina da guerra israeliana, e la fermezza dell’individuo palestinese nonostante l’aggressione, l’assedio e i bombardamenti. Ci impegniamo a continuare i nostri sforzi per esporre i crimini di guerra commessi dal governo israeliano e dalle sue forze militari, e di intraprendere tutte le misure, a livello civile e legale, contro i responsabili delle violazioni, atrocità e crimini di guerra.
7- Condanniamo fermamente le posizioni di coloro che approvano il cosiddetto, scambio di territori tra lo Stato palestinese e l’entità occupante, avvertendo dalle gravi implicazioni sui diritti del nostro popolo, e dal rischio dell’affermarsi della sovranità dell’occupazione sulle terre palestinesi, e il perpetuarsi delle minacce contro il nostro popolo nei territori del’48. Oltre al fatto che tale principio attribuisce uno status permanente alle illegali attività coloniali intraprese nei territori palestinesi. Noi ribadiamo che il nostro popolo non riconoscerà mai alcuna attività coloniale, e non accetterà alcun compromesso a scapito delle sue costanti e diritti inalienabili e legittimi, e in testa, il diritto al ritorno.
8- In aggiunta alla nostra estrema preoccupazione per la tragedia dei nostri fratelli del popolo siriano, in questa fase critica della propria storia, e esprimendo la nostra fraterna solidarietà con esso, seguiamo con profondo dolore la situazione del popolo palestinese rifugiato in Siria, o sfollato da essa. Rinnoviamo tutto il supporto al nostro popolo nella sua perpetua tragedia, e esortiamo tutte le parti in causa a preservare la neutralità dei campi profughi palestinesi in Siria, tenendo loro al di fuori dagli scontri armati e garantendo il flusso regolare di aiuti umanitari, sia nei campi, che per la popolazione in generale.
9-Vista la sofferenza e le restrizioni imposte ai nostri connazionali in alcuni paesi arabi, e tenendo conto della difficile situazione dei profughi palestinesi, sfollati dall’Iraq e dalla Siria, invitiamo i paesi arabi e tutte le parti interessate ad accogliere i palestinesi, alleviare le loro sofferenze rimuovere le ingiustizie che gravano su di loro. A questo proposito, invitiamo la Lega araba ad accertarsi che il protocollo di Casablanca dell’anno 1965, concernente il trattamento dei rifugiati palestinesi, sia rispettato, in linea con l’attaccamento dei palestinese al diritto di ritorno nelle loro terre e case, occupate nel 1948, e in coerenza con i diritti e la dignità umana, e le regole civili e sociali.
10- Ribadiamo l’importanza di accelerare la riconciliazione tra le parti politiche palestinesi, e la ristrutturazione dell’Olp su basi democratiche genuine, per consolidare il fronte interno e mobilitare gli sforzi per proteggere i diritti inalienabili dei palestinesi, facendo fronte agli schemi e le sfide attuali, lanciate dall’occupazione. Chiediamo delle misure concrete che portino ad una rappresentanza democratica del popolo palestinese, in Europa e ovunque nel mondo, attraverso elezioni libere e trasparenti, con il rafforzamento delle azioni popolari nei diversi settori della società civile palestinese, ovunque residente. Esortiamo anche l’Europa a rispettare le decisioni del popolo palestinese, e la sua libertà di scegliere i propri rappresentanti.
11-Richiamiamo l’attenzione sulla responsabilità storica dell’Europa sulla Nakba che ha colpito il nostro popolo nel 1948, e il cui tragico prezzo è stato pagato da generazioni di palestinesi, fino al giorno d’oggi. Oltre alle sue responsabilità nel fornire all’occupazione tutti i presupposti necessari per la sopravvivenza, l’espansione e l’aggressione. Perciò, siamo a favore di qualsiasi campagna internazionale per chiedere che la Gran Bretagna presenti le proprie scuse formali al popolo palestinese, per la sua responsabilità diretta sulla Nakba che l’ha colpito.
12-Rivolgiamo i nostri omaggi a tutti gli sforzi atti a sostenere il popolo palestinese, oggetto dell’occupazione, aggressione e assedio. E apprezziamo tutti i progetti, iniziative e campagne, e qualsiasi presa di posizione favorevole alla causa della Palestina. Inoltre, esortiamo a portare avanti tali iniziative per consentire al popolo palestinese di affermare i propri inalienabili diritti, alla libertà e sovranità sul proprio territorio e risorse. La questione del popolo palestinese, e l’affermazione e dei suoi diritti all’autodeterminazione, alla libertà dall’occupazione e all’indipendenza, sui propri territori storici, e nella propria patria usurpata, richiede il supporto di coloro che si dichiarano promotori della giustizia, difensori del diritto e sostenitori dei valori umani e dei principi etici, sia all’interno che fuori dall’Europa. Con la nostra piena fiducia sulla vittoria del popolo palestinese e l’inevitabile affermazione dei suoi diritti inalienabili, quello del ritorno in testa, presto o tardi.