“E’ tempo di denunciare l’etnocrazia israeliana”

Blackagendareport. E’ tempo  per la CBC e la nostra classe politica nera di denunciare l’apartheid e l’etnocrazia in Israele-Palestina.

La contraddizione tra la presunta origine della nostra classe politica nera fuori dalla lotta contro Jim Crow e la sua collaborazione con l’apartheid israeliana non può essere risolta. Possiamo solo salvare il buon nome del nostro popolo chiamando fuori i collaboratori americani di colore che sostengono l’apartheid, contenendo lo scherno e la derisione e sostenendo una campagna di disapprovazione e ignominia fino a che sia essi che il regime etnocratrico di Israele cessino.

Due settimane fa, Black Agenda Report ha chiesto perché la classe politica americana potente e illuminata dei predicatori, politici, media, personaggi e responsabili aziendali è stata visibilmente in silenzio mentre gli aerei da combattimento americani F-16, i droni e l’artiglieria hanno bombardato i palestinesi inermi rinchiusi nella Striscia di Gaza, una prigione a cielo aperto con sei volte la densità di popolazione di Manhattan.

La settimana scorsa, Black Agenda Report ha sottolineato che, anche se le truppe di terra israeliane hanno invaso Gaza e il bilancio delle vittime è salito a mille civili, in numero sproporzionato sono bambini, la Congressional Black Caucus (il polo della maggioranza del congresso), ha approvato all’unanimità i massacri in corso in nome del diritto di Israele a “difendersi”.

Abbiamo esaminato i tre motivi del loro silenzio, e in alcuni casi la loro forte complicità ai crimini dell’apartheid d’Israele;

1.La classe politica nera, dalla CBC, della NAACP, della NAN, della Urban League e persino della NNPA, la voce  organizzata dei quotidiani di proprietà dei neri, oggi costantemente rappresenta gli interessi dei loro finanziatori piuttosto che dei costituenti. Un buon numero di tali finanziatori sono sionisti e pro-sionisti.

2. La classe politica nera è sempre stata servile e subalterna al partito democratico. Hanno posto i suoi interessi così in alto rispetto ai propri tanto che i membri del CBN si sono rifiutati di chiedere o prendere parte alle audizioni del disastro Katrina quasi un decennio fa, anche dopo che era chiaro che le autorità volevano forzare l’esilio di più di centomila afro-americani dall’area di New Orleans. Ora che un nero democratico siede alla Casa Bianca, i membri codardi del CBC preferiscono piuttosto ingoiare il boccone che contraddirlo. Dopo tutto, se un presidente di colore può essere denunciato da altri politici neri, quanto sono sicure le loro carriere?

3. Israele è un’etnocrazia aperta, in cui una piena partecipazione nella società è concessa solo agli ebrei. E’ il principale stato di apartheid del 21esimo secolo, circondato da mura e filo spinato, attraversato da ebrei -solo strade tra gli insediamenti sorvegliate dagli avamposti militari- su terreni che erano villaggi, fattorie, cimiteri e frutteti dei Palestinesi solo 60 anni fa, a volte perfino uno o due anni fa. I politici israeliani propongono appelli aperti antiarabi e di razzismo anti-neri, e parlano della rimozione degli Arabi come una cosa normale.

Per puro divertimento, i giovani israeliani formano degli squadroni per terrorizzare i villaggi palestinesi, o aggrediscono gli arabi e gli africani per le strade, e le nonne israeliane si radunano sui pendii che sovrastano Gaza e fanno il tifo per il fosforo bianco che piove sui bambini palestinesi. I massacri a Gaza sono solo l’intensificazione della violenza quotidiana di Israele dell’occupazione, degli insediamenti e della pulizia etnica.

Per la classe politica nera, i primi due sono ragioni per non criticare lo stato di Israele, o il presidente. La terza è una contraddizione insolubile tra la realtà e il mito della loro origine, come emerso dalla lotta del Movimento per la Libertà contro il razzismo e Jim Crow negli Stati Uniti. Si tratta di una contraddizione che desiderano ardentemente ignorare, o sperano che qualcun altro sia in grado di risolvere, o che semplicemente andasse via prima che troppe persone la notino. Ma è già troppo tardi.

Non importa quanto intensamente la CBC, la classe politica nera, e anche la chiesa nera, il cui abbraccio acritico dei leader delle imprese finanziate dai neri la rende colpevole quanto ogni altra parte di questa categoria – più a lungo e più tenacemente pretendono ipocritamente di ignorare il fetore dell’etnocrazia e dell’apartheid perché allo stesso modo gli rimane addosso.

L’unica forza che può liberare la nostra classe politica nera dal suo abbraccio di apartheid razzista e di occupazione genocida in Israele siamo noi— tutti noi da qui, dal basso della terra. I nostri leader, da Al Sharptons, al Congressional Black Caucus, ai grandi pastori neri, alla Lega urbana e NAACP, i quali sostengono che una volta si schierarono contro l apartheid in Sudafrica, ma sono ancora collaboratori consapevoli di Israele, devono essere chiamati fuori e costretti pubblicamente a scegliere da che parte stare.

E’  passato il tempo degli equivoci, è passato il tempo delle buone maniere.  Possono entrare a far parte del movimento globale per boicottare, sanzione e liberarsi dello stato colono di Israele.  Possono diventare alleati di milioni di ebrei, musulmani, cristiani e altre persone che lavorano per un unico stato laico di tutto il popolo di Israele-Palestina, o possono rimanere dalla parte sbagliata della morale e della storia. Possono essere ricordati e insultati insieme ai loro alleati, i razzisti, i colonialisti, i guerrafondai e gli imperialisti.

Non c’è più tempo per una nobile dichiarazione di principi, di cui girano diverse versioni. Una dichiarazione di principi che chiama in causa nessuno, ed è diretta a nessuno in particolare, come se la scortesia di rivolgersi a certi colpevoli o al nome di alcuni collaboratori ha più importanza della morte di bambini innocenti nella Striscia di Gaza. Non c’è più tempo di petizioni sul web, di un’altra pagina di Facebook o  degli hashtag di Twitter. Tutti questi pilastri dell’attivismo dei social network sono senza vie d’uscita per le loro buone intenzioni fornite dalle aziende dei social network per farci sentire come se stessimo facendo qualcosa, ma tutti ostacolano piuttosto che favorire una vera organizzazione.

Nessuna di queste piattaforme dei social media- siano esse Facebook, Twitter, o siti quali change.org e causes.com- forniscono agli organizzatori contatti di posta elettronica o informazioni delle persone che firmano le petizioni, o a cui  “piace” la pagina su Facebook, o che ri-twittano e utilizzano l’hashtag della giornata. Tutti mantengono i contatti di queste persone per i propri interessi, non per il vostro. Ognuno vende le analisi dei flussi di persone che sono influenzate al miglior offerente. Che cosa abbindola “l’organizzatore” ad utilizzare strumenti che impediscono di ricontattare il popolo che ha apparentemente “organizzato”?

Noi della Black Agenda Report ci promuoviamo come il giornale nero del pensiero politico e di azione di sinistra. Ecco alcune azioni. Abbiamo lanciato una petizione per chiedere che il Congressional Black Caucus denunci l’occupazione israeliana, i razzisti etnocrati di cui si compone Israele e la politica di apartheid del governo israeliano. Ci piacerebbe vedere diecimila firme, e i firmatari saranno ricontattati da noi e dai nostri alleati direttamente. La petizione sarà online alle 8 di mattino ora orientale domani mattina.

Se siete sul nostro elenco di indirizzi e-mail, riceverete comunicazione domani mattina, insieme con un link del nostro articolo su James Brown. Grazie.

Traduzione di Francesca Tobruk