Ecco come Israele progetta di annettere la Cisgiordania occupata

MEMO. Di Ramzy Baroud. La Corte Suprema israeliana ha deciso che la regione palestinese di Masafer Yatta, sulle colline meridionali di Hebron, dovrà essere interamente occupata dall’esercito israeliano e che la popolazione locale, composta da oltre 1.000 Palestinesi, dovrà essere espulsa. La sentenza del tribunale emessa il 4 maggio non è stata affatto una sorpresa. In effetti, l’occupazione militare di Israele non viene attuata soltanto dai soldati armati, ma anche attraverso complesse strutture politiche, militari, economiche e legali, tutte rivolte all’espansione degli insediamenti ebraici illegali e alla lenta – e talvolta nemmeno tanto lenta – espulsione dei Palestinesi.

Quando i Palestinesi affermano che la Nakba (Catastrofe), che ha portato alla pulizia etnica della Palestina nel 1948 e all’istituzione dello stato di Israele sulle sue rovine, è un progetto incompiuto e ancora in corso, intendono esattamente questo. La pulizia etnica dei Palestinesi da Gerusalemme est e le infinite sofferenze dei beduini palestinesi nel Naqab, e ora a Masafer Yatta, sono tutte testimonianze di questa realtà.

Tuttavia, Masafer Yatta è un caso particolare ed unico. Infatti, per quanto riguarda Gerusalemme Est occupata, ad esempio, Israele ha affermato in modo fallace e anti-storico che la città è la capitale eterna e indivisa del popolo ebraico. Ha combinato la sua narrazione infondata con l’azione militare sul campo, seguita da un processo sistematico che ha lo scopo di far aumentare la popolazione ebraica espellendo gli abitanti nativi della città. Nozioni come la Grande Gerusalemme e strutture legali e politiche, come quella del Piano Regolatore di Gerusalemme del 2000, hanno contribuito a trasformare la maggioranza palestinese, una volta assoluta a Gerusalemme, in una minoranza in costante calo.

Nel Naqab, gli obiettivi di Israele furono già messi in atto nel 1948 e poi di nuovo nel 1951. Il processo di pulizia etnica degli indigeni è in atto ancora oggi.

Sebbene Masafer Yatta faccia parte dello stesso progetto coloniale, la sua unicità deriva dal fatto che si trova nell’Area C della Cisgiordania occupata. Nel luglio 2020, è sembrato che Israele abbia deciso di rinviare il suo piano di annessione di quasi il 40% della Cisgiordania, forse temendo una ribellione palestinese e una condanna internazionale non gradita. Tuttavia, il piano è continuato a tutti gli effetti.

L’annessione in blocco di vaste aree della Cisgiordania dovrebbe presupporre anche che Israele diventi responsabile del benessere di intere comunità palestinesi che vi abitano. In quanto stato coloniale, però, Israele vuole la terra ma non la gente. Secondo i calcoli di Tel Aviv, l’annessione senza l’espulsione della popolazione potrebbe condurre ad un incubo demografico, da cui la necessità per Israele di reinventare il suo piano di annessione. L’annessione de jure forse è stata rinviata, ma de facto è proseguita, catalizzando pochissima attenzione politica e mediatica a livello internazionale.

La decisione del tribunale israeliano riguardante Masafer Yatta, che è già stata eseguita con l’espulsione della famiglia Najjar l’11 maggio scorso, è un passo importante verso l’annessione dell’Area C. Se Israele può sfrattare senza alcun ostacolo i residenti palestinesi da 12 villaggi, oltre 1.000 persone, si possono prevedere altre espulsioni di questo tipo, non solo a sud di Hebron, ma in tutti i Territori palestinesi occupati.

Gli abitanti palestinesi del villaggio di Masafer Yatta e i loro rappresentanti legali sanno bene che non è possibile ottenere una vera giustizia dal sistema giudiziario israeliano. Ciononostante, continuano a combattere la guerra legale nella speranza che una combinazione di fattori, tra cui la solidarietà in Palestina e le pressioni dall’esterno, possa alla fine costringere Israele a ritardare il suo progetto di distruzione e giudaizzazione dell’intera regione.

Tuttavia, sembra che gli sforzi palestinesi in corso dal 1997 stiano fallendo. La decisione della Corte Suprema israeliana si basa sull’idea errata e assolutamente bizzarra che i Palestinesi di quell’area non potessero dimostrare di appartenervi prima del 1980, quando il governo israeliano decise di trasformare l’area in Firing Zone 918.

Purtroppo, la difesa palestinese si è basata in parte su documenti dell’epoca giordana e su registri ufficiali delle Nazioni Unite che riferivano di attacchi israeliani contro diversi villaggi di Masafer Yatta nel 1966. Il governo giordano, che amministrava la Cisgiordania fino al 1967, ha risarcito alcuni dei residenti per la perdita delle loro case di pietra – quindi non si trattava di tende – animali e altre proprietà distrutte dall’esercito israeliano. I Palestinesi hanno cercato di utilizzare queste prove per dimostrare la loro presenza, non come persone nomadi, ma come comunità con solide radici in queste zone. Questo non è stato sufficiente per convincere la corte israeliana, che ha privilegiato le argomentazioni dell’esercito di occupazione rispetto ai diritti della popolazione indigena.

Le zone di fuoco israeliane occupano quasi il 18% dell’area totale della Cisgiordania. È uno dei tanti stratagemmi utilizzati dal governo israeliano per rivendicare in modo pseudo-legale la terra palestinese e, alla fine, per rivendicarne anche la proprietà legale. Molte di queste zone di fuoco sono situate nell’Area C e tramite queste Israele si appropria formalmente della terra palestinese con il supporto delle autorità giudiziarie.

Ora che l’esercito israeliano è riuscito ad acquisire Masafer Yatta – una regione che copre un’area dai 32 ai 56 km2 – sulla base di pretesti del tutto inconsistenti, diventerà molto più facile garantire la pulizia etnica di molte comunità simili in varie parti della Palestina occupata.

Mentre le discussioni e la copertura mediatica del piano di annessione di Israele in Cisgiordania e nella Valle del Giordano si sono in gran parte placate, lo stato coloniale si sta ora preparando ad una annessione graduale. Invece di annettere il 40% della Cisgiordania tutto insieme, Israele sta annettendo separatamente piccole porzioni di terra e regioni, come Masafer Yatta. Alla fine Tel Aviv collegherà tutte queste aree annesse, attraverso tangenziali riservate ai soli coloni ebrei, alle più grandi infrastrutture degli insediamenti ebraici in Cisgiordania.

Questa strategia alternativa non solo consente a Israele di evitare le critiche internazionali, ma permette anche allo stato coloniale di annettere terre palestinesi espellendo progressivamente i Palestinesi. In questo modo, gli squilibri demografici saranno evitati prima ancora che si verifichino.

Quel che sta accadendo a Masafer Yatta non è solo il più vasto piano di pulizia etnica condotto da Israele dal 1967, ma dovrebbe anche essere considerato come il primo passo di un progetto molto più ampio teso all’appropriazione illegale di terre, alla pulizia etnica e all’annessione di massa autorizzata. Non si deve permettere ad Israele di riuscire nel suo intento a Masafer Yatta. Se realizzasse il successo, il suo progetto originario di annessione di massa diventerebbe una realtà in brevissimo tempo.

(Nella foto: attivisti israeliani, stranieri e palestinesi si scontrano con le forze di sicurezza durante una manifestazione contro lo sgombero dei villaggi palestinesi per far posto a una zona di addestramento militare israeliano, sulle colline meridionali di Yatta, a sud della città di Hebron, in Cisgiordania, il 20 maggio 2022. [HAZEM BADER/AFP tramite Getty Images]).

Traduzione per InfoPal di Aisha T. Bravi