Ecco cosa hanno detto sulla Palestina i leader di diverse nazioni al Dibattito generale dell’ONU

New York. Il Dibattito dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite è iniziato martedì 19 settembre ed è proseguito fino a martedì 26 settembre.

La Palestina e i diritti dei palestinesi sono stati menzionati, a volte anche a lungo, dai principali leader mondiali, dalla Cina alla Russia, dall’Arabia Saudita al Sudafrica.

Di seguito una selezione di alcune delle dichiarazioni rilasciate dai leader mondiali o dai massimi rappresentanti dei rispettivi governi.

Cina: sostenere la ricerca di giustizia della Palestina.

Han Zheng, vicepresidente della Repubblica Popolare Cinese: “La questione palestinese è al centro della questione mediorientale. La via d’uscita fondamentale è la soluzione a due Stati”. “La Cina continuerà a sostenere il popolo palestinese nel perseguire la giusta causa del ripristino dei propri diritti nazionali”. Ha aggiunto: “Dovremmo rispettare la sovranità e l’integrità territoriale di tutti i Paesi e osservare gli scopi ed i principi della Carta delle Nazioni Unite. La Cina si oppone all’egemonismo”.

Russia: la Palestina sta aspettando.

Sergei Lavrov, ministro degli Esteri della Russia: “La piena normalizzazione della situazione in Medio Oriente è impossibile senza risolvere la questione principale: la soluzione del prolungato conflitto palestinese-israeliano, sulla base delle risoluzioni delle Nazioni Unite e dell’Iniziativa di pace araba”.

“I palestinesi attendono da più di 70 anni la solenne promessa di uno Stato, ma gli statunitensi, che hanno monopolizzato il processo di mediazione, stanno facendo di tutto per impedirlo. Esortiamo tutte le nazioni responsabili a unire le forze e ad aprire la strada a negoziati diretti tra Palestina e Israele”. Ha aggiunto: “È incoraggiante che la Lega Araba stia riprendendo fiato e rivitalizzando il suo ruolo negli affari della regione”.

Arabia Saudita: la stabilità si basa sulla giustizia.

Faisal bin Farhan, ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita: “La stabilità della regione si basa su una soluzione giusta e globale per la causa palestinese e sull’istituzione di uno Stato palestinese basato sui confini del 1967, con Gerusalemme Est come capitale”.

L’Arabia Saudita “respinge e condanna tutti i passi unilaterali che costituiscono una palese violazione delle leggi internazionali e che contribuiscono al collasso degli sforzi di pace regionali e internazionali e ostacolano il percorso delle soluzioni diplomatiche”.

Sudafrica: dignità negata.

Cyril Ramaphosa, presidente del Sudafrica: “Dobbiamo lavorare per la pace in Medio Oriente. Finché la terra dei palestinesi rimarrà occupata, finché i loro diritti saranno ignorati e la loro dignità negata, questa pace rimarrà inafferrabile”. Ha proseguito: “Le azioni del governo di Israele hanno messo a repentaglio la possibilità di una soluzione valida per due Stati”.

“I principi della Carta delle Nazioni Unite sull’integrità territoriale e sul divieto di annessione di terre attraverso l’uso della forza devono essere applicati in questa situazione”.
Cile: non tacere.

Gabriel Boric, presidente del Cile: il mondo “non deve (..) rimanere in silenzio quando vediamo l’occupazione illegale della Palestina e l’incapacità della Palestina di formare uno Stato. Dobbiamo riconoscere i loro diritti secondo il diritto internazionale”. Ha proseguito dicendo che gli Stati membri delle Nazioni Unite devono sostenere “l’istituzione di uno Stato palestinese indipendente”.

Colombia: due pesi e due misure.

Il presidente colombiano Gustavo Petro ha affermato: “La guerra in Ucraina avvantaggia le potenze mondiali, mentre il loro approccio alla Palestina è diverso”.

“Le Nazioni Unite dovrebbero organizzare al più presto due conferenze di pace, una sull’Ucraina e l’altra sulla Palestina”.

“In questo modo si aprirebbe la strada per contribuire a portare la pace in tutte le regioni del pianeta, perché entrambe, da sole, possono porre fine all’ipocrisia come pratica politica”.
Brasile: sicurezza Palestina.

Luiz Inacio Lula da Silva, presidente del Brasile: “È inquietante vedere che i vecchi conflitti non sono ancora stati risolti e le loro minacce aumentano poco a poco”. “Lo dimostra chiaramente la difficoltà di garantire la creazione di uno Stato per il popolo palestinese”.

Cuba: solidarietà con la Palestina.

Miguel Díaz-Canel Bermudez, presidente di Cuba: “Ribadiamo la nostra solidarietà con la causa del popolo palestinese”.

Bolivia: autodeterminazione.

Luis Alberto Arce Catacora, presidente della Bolivia, ha esortato la comunità internazionale a porre fine all’occupazione israeliana della Palestina e a permettere al suo popolo di esercitare il proprio diritto all’autodeterminazione in uno Stato libero, indipendente e sovrano, con capitale la Gerusalemme occupata.

“Le crisi attuali esigono un’ONU forte, coerente con i principi che l’hanno creata, impegnata per la pace, mantenendo il suo carattere intergovernativo senza subordinazione ad alcuna potenza egemonica”.
Turchia: pace permanente.

Recep Tayyip Erdogan, presidente della Turchia: “La pace permanente in Medio Oriente è possibile solo attraverso una soluzione duratura del conflitto palestinese-israeliano”.

“Continueremo a sostenere il popolo e lo Stato palestinese nella loro lotta per i loro legittimi diritti sulla base del diritto internazionale. Ribadendolo ancora una volta, senza la creazione di uno Stato palestinese indipendente e contiguo, basato sui confini del 1967, è difficile anche per Israele trovare la pace e la sicurezza che cerca”.

“In questo contesto, proseguiremo i nostri sforzi, affinché lo status storico di Gerusalemme, in particolare di al-Haram al-Sharif, sia rispettato”.

Giordania: il futuro della Palestina.

Abdullah II, re di Giordania: “Nessuna architettura per la sicurezza e lo sviluppo regionale può reggersi sulle ceneri ardenti di questo conflitto”.

Senza chiarezza sul futuro dei palestinesi, sarà impossibile convergere su una soluzione politica del conflitto”.

“Cinque milioni di palestinesi vivono sotto occupazione, senza diritti civili, senza libertà di movimento, senza voce in capitolo sulla propria vita”.

“Il requisito fondamentale per ottenere questo diritto è la creazione di un proprio Stato indipendente e vitale, sulle linee del 4 giugno 1967, con Gerusalemme Est come capitale, che viva accanto a Israele in pace, sicurezza e prosperità”.

(Fonte: The Palestine Chronicle).

Traduzione per InfoPal di F.L.