Egitto: l’inaccettabile carneficina

Di Silvia Cattori (www.silviacattori.org)

Utilizzare dei carri armati, aprire il fuoco sparando proiettili veri per disperdere folle di uomini, donne e bambini

disarmati è un crimine inaccettabile, qualunque sia il giudizio che si possa peraltro avere sulla politica messa in

atto dai dirigenti dei Fratelli Musulmani.

Pretendere in seguito che la polizia abbia fatto prova di un “grande ritegno” e che ci sarebbero stati in questa

giornata solo 220 morti e circa 1000 feriti, quando in realtà ce ne sarebbero stati dieci volte di più, è un insulto

verso le vittime e le loro famiglie.

Che cosa domandavano questi uomini e queste donne – appartenenti in larga maggioranza alla classe povera –

riuniti pacificamente, che l’esercito bolla come “terroristi” e che ha ordinato di disperdere facendo uso di armi da

guerra? Chiedevano la liberazione del loro presidente, legittimamente eletto, che la giunta militare, che ha preso il

potere, ha destituito e imprigionato. Perché non l’hanno liberato, non hanno tentato ogni strada per trovare una

soluzione pacata e evitare invece questo bagno di sangue, che potrebbe di certo far sprofondare l’Egitto ed il suo

grande popolo nel caos e nelle sofferenze di uno scontro senza via d’uscita?

Gli egiziani che appartengono al movimento dei Fratelli Musulmani non hanno il diritto al rispetto e ad un

trattamento umano come tutti gli altri loro concittadini?

Foto 1. Le forze di sicurezza egiziane arrestano dei partigiani del presidente deposto, Mohamed Morsi, mentre disperdono un sit-in nei pressi dell’Università del Cairo.

Foto 2. Una donna egiziana cerca di impedire ad un bulldozer militare di schiacciare un giovane ferito durante l’intervento delle forze di sicurezza egiziane per disperdere i partigiani del presidente Mohamed Morsi, a est del Cairo, il 14 agosto 2013.

Traduzione di Mara Mancinelli