Egitto, manifestazioni in tutto il paese. Decine di vittime

1085372_10200393541821673_725501347_nAl-Jazeera/Agenzie. Venerdì 16 agosto, decine di manifestanti sono stati uccisi dalle forze di sicurezza in diverse città dell’Egitto. Migliaia di egiziani hanno aderito all’appello lanciato dalla Coalizione nazionale per la legittimità, scendendo nelle strade del Cairo, Alessandria, Assiut, Helwan, Damanhur e altre città egiziane, e dando via alla “Giornata della collera”.

Dal canto suo, l’esercito egiziano ha dispiegato un numero ingente di unità, mentre in tutto il paese prevale uno stato di altissima tensione, a due giorni dalla sanguinosa repressione dei sit-in delle piazze di Rabaa al-Adawyia e an-Nahda, avvenuta mercoledì scorso.

Al Cairo, i manifestanti, partiti da 28 moschee di tutta la città, hanno raggiunto la moschea di al-Fatah, situata nella piazza di Ramsis, diventata il centro di raccolta di migliaia di persone. Il corrispondente dell’emittente satellitare al-Jazeera ha riferito che tre elicotteri, appartenenti alle forze armate egiziane, hanno aperto il fuoco contro i manifestanti radunati nella piazza in questione, mentre le forze di sicurezza, accompagnate dai teppisti sparavano contro la folla.

Secondo il ministero della Salute egiziano, il bilancio delle vittime di venerdì ammonterebbe a 12 persone. Tuttavia, diverse agenzie stampa parlano di un bilancio ampiamente superiore, con almeno 40 manifestanti uccisi nella piazza di Ramsis. Anche altre città egiziane sono state teatro di scontri mortali; a Dumiat, otto persone sono state uccise, cinque nella città di el-Arish e quattro ad Ismailiya, oltre a centinaia di feriti in tutto il paese.

Sempre secondo al-Jazeera, prevale uno stato di altissima tensione nel paese, dovuto all’appello lanciato dal movimento pro-golpe, Tamarrod, per “la formazione di comitati popolari a scopi protettivi”. In aggiunta agli ordini di “ricorrere alla violenza mortale” impartiti dalle autorità egiziane.

Due esponenti di Tamarrod sono apparsi nella Tv di stato egiziana per lanciare un appello al popolo “perché scenda nelle piazze”.

Tutti questi elementi hanno spinto sia il movimento di 6 Ottobre che al-Azhar ad invitare gli egiziani a non dare ascolto all’appello in questione, e a rimanere nelle proprie case, per timore di scontri tra manifestanti di sponde opposte.