Elezioni in Egitto, al-Sisi in testa. Dubbi sul processo elettorale

Cairo-Afp. Giovedì 29 maggio, Abdel Fattah al-Sisi, ex capo dell’esercito egiziano, ha ottenuto una vittoria schiacciante nell’elezione presidenziale che si è presentata come “un plebiscito sulla sua estromissione del leader islamista eletto l’anno scorso”.

Con quasi il 15% dei seggi elettorali scrutinati, il maresciallo di campo in pensione conduce con il circa 93% dei voti espressi durante i tre giorni dell’elezione, sbaragliando il suo unico rivale Hamdeen Sabbahi.

Il risultato non è mai stato in dubbio, con Sisi che cavalca l’onda del supporto presentandosi come l’uomo forte che può ripristinare la stabilità dopo diversi anni di caos.

Centinaia di sostenitori di Sisi sono scesi in strada sventolando bandiere egiziane, lanciando fuochi d’artificio e suonando i clacson.

“È una vittoria per la stabilità”, ha detto Tahra Khaled, che si è unito alla folla in festa nella simbolica piazza Tahrir, il centro nevralgico delle proteste di massa che hanno rovesciato Hosni Mubarak nel 2011.

Il governo installato dall’esercito e Sisi sono visti come un’approvazione del rovesciamento del presidente islamista Mohamed Morsi lo scorso luglio e della successiva repressione dei suoi sostenitori.

Era previsto che il voto si chiudesse martedì, ma è stato prolungato di un giorno in una decisione dell’ultimo minuto, nonostante le proteste di Sabbahi, un politico di sinistra arrivato terzo alle elezioni del 2012 vinte da Morsi.

Secondo Nile Television, stando agli ultimi scrutinii, Sabbahi ha ricevuto 133.548 voti (2.95%) contro i 4.215.699 (93.3 %) di Sisi.

La stazione ha riferito che 166.738 elettori (3,7 %) hanno invalidato il proprio voto in 2.000 dei 13.899 seggi elettorali che hanno già rilasciato i loro conteggi.

Il giornale ufficiale Al-Ahram ha riportato sul suo sito web che un funzionario della commissione elettorale ha dichiarato che l’affluenza ha “superato i 25 milioni (46 %)” dei quasi 54 milioni di elettori registrati.

La decisione di estendere il voto per una giornata ha alimentato le critiche di un’elezione già segnata da una repressione mortale sul movimento dei Fratelli Musulmani di Morsi.

Dopo il voto di martedì, quando era prevista la chiusura delle elezioni, un funzionario elettorale aveva dichiarato che l’affluenza era stata intorno al 37 %, ben al di sotto del 52 % raggiunto nelle elezioni del 2012 vinte da Morsi.

Sisi aveva lanciato un appello per una grande affluenza, in cerca di giustificazione per il suo rovesciamento di Morsi, unico presidente liberamente eletto dell’Egitto, dopo un solo turbolento anno al potere. Aveva esortato “40, 45 (milioni) o anche di più” per dare credibilità a una elezione boicottata dai Fratelli Musulmani di Morsi e dai gruppi di opposizione laici.

Dopo le relazioni circa i magri numeri nei seggi elettorali durante il primo giorno di votazione, i sostenitori di Sisi nei media statali hanno sollecitato le persone ad uscire a votare.

Mercoledì diversi seggi elettorali Cairo visitati da AFP erano praticamente deserti.

“Loro non hanno ottenuto abbastanza voti, così hanno esteso le votazioni per un terzo giorno,” si è lamentato il regista Mohamed Ali Hagar, che ha dichiarato che sarebbe rimasto lontano a prescindere.

Gli esperti sostengono che questa estensione mette in dubbio la credibilità del voto. 

Democracy International, una missione di osservazione statunitense, ha commentato che questo “solleva più domande circa l’indipendenza della commissione elettorale, l’imparzialità del governo e l’integrità del processo elettorale in Egitto”.

“Certificato di morte per colpo di stato”

Sabbahi ha dichiarato che l’estensione del voto solleva “questioni circa l’integrità del processo”.

Hisham Hellyar, socio del Royal United Services Institute, ha dichiarato: “A livello nazionale, lo Stato ha sostenuto che la tabella di marcia è supportata dalla maggioranza del popolo egiziano”, riferendosi al piano dell’autorità installata dai militari per il ritorno in Egitto di un governo eletto.

La Fratellanza Musulmana, che aveva sostenuto il boicottaggio delle elezioni, ha accolto con piacere la bassa affluenza. Il suo braccio politico, il Partito Libertà e Giustizia, ha dichiarato: “Il grande popolo egiziano ha dato un nuovo schiaffo alla tabella di marcia del colpo di stato militare… e scritto il suo certificato di morte”.

La Fratellanza è stata sottoposta a una violenta repressione che ha ucciso centinaia dei suoi sostenitori e si è vista etichettare come organizzazione “terroristica”. Tutti i leader principali sono adesso in carcere o in esilio e Morsi stesso è sotto processo per accuse che possono portarlo alla pena capitale.

Anche attivisti di spicco della rivolta che nel 2011 ha spodestato Mubarak avevano chiesto anche un boicottaggio, accusando Sisi di essere un nuovo despota in formazione.

L’estromissione di Morsi da parte di Sisi il 3 luglio dello scorso anno ha innescato il peggior massacro in tempo di pace nella storia recente dell’Egitto, ma l’ex capo dell’esercito ha promesso di sradicare la violenza. Ha dichiarato che la “vera democrazia”, nella nazione più popolosa del mondo arabo, richiederà un paio di decenni.