Egitto, violenza politica provoca oltre 180 morti

Al-Masry al-Youm. La violenza politica, che ha fatto seguito alle proteste avvenute il 30 giugno contro il rovesciamento del presidente Mohammed Mursi, ha lasciato sul terreno almeno 180 morti, mentre migliaia sono i feriti, inclusi appartenenti alla polizia e all’esercito,secondo dati riportati dall’agenzia di notizie Anadolu.

L’Egitto ha visto un intensificarsi delle violenze tra i sostenitori del Presidente deposto da un lato, e le forze di sicurezza e i dimostranti anti-Mursi dall’altro.

L’agenzia, facendo riferimento alle dichiarazioni rilasciate dal ministero della Salute, della Sicurezza e da fonti mediche, ha comunicato che il maggior numero di vittime, 97, si è avuto al Cairo e a Giza. Le due città sono seguite dalla Penisola del Sinai dove sono morte 32 persone, e da Alessandria. Le fonti riferivano che la seconda città dell’Egitto era stata testimone, dal 30 giugno, della morte di 18 persone.

Altre 42 persone sono state uccise in diverse province lungo tutto l’Egitto, comprese quelle di Assiut, Beni Suef, Fayoum,
Ismailia, Suez, Port Said, Sharqiya, Kafr al Sheikh, Daqahlia e Qalyubiya.

Il più grave episodio di violenza tra i sostenitori di Mursi e le Forze Armate è avvenuto il giorno 8 di luglio all’esterno del Quartier Generale della  Guardia Repubblicana dove si credeva che fosse detenuto il Presidente deposto: 51 dimostranti e 2 ufficiali furono uccisi nel corso delle violenze.

Traduzione per InfoPal a cura di Tito Cimarelli