Eid al-Adha 2020: 4500 palestinesi si trovano nelle carceri israeliane

Imemc. 4500 Palestinesi, tra cui 39 donne e 160 bambini, si trovano nelle carceri di Israele.  Un ricercatore palestinese per gli affari dei detenuti, l’ex prigioniero politico Abdul-Nasser Ferwana, ha riferito che Israele sta tenendo prigionieri circa 4500 Palestinesi, tra cui 39 donne, 160 bambini, 6 parlamentari e 360 ​​in detenzione amministrativa senza accusa o processo.

Ferwana ha dichiarato che, tra i Palestinesi incarcerati, ce ne sono decine con esigenze speciali, con il cancro o altri gravi problemi di salute; molti sono anziani, come Fuad Shobaki, che ha più di 80 anni.

Ha aggiunto che l’86% dei detenuti palestinesi proviene da diverse zone della Cisgiordania occupata, compresa la capitale occupata, Gerusalemme; che i prigionieri sono detenuti in 22 carceri, strutture di detenzione e per gli interrogatori, tra cui il campo di detenzione del deserto del Negev, Ramon, e Nafha, Hadarim, Be’er as-Sabe’, Galboa’, Asqalan, Damoun, Shatta, Ofar, Ramla e al-Maskobiyya.

“Mentre celebriamo l’Aid al-Adha quest’anno, i detenuti palestinesi continuano a sopportare il deterioramento della salute e delle condizioni di vita, oltre a subire costanti assalti e violazioni da parte dei soldati”, ha affermato Ferwana. “La pandemia di coronavirus sta aggiungendo anche più sofferenza e gravi rischi per i detenuti, soprattutto perché Israele nega i loro diritti fondamentali e si rifiuta di fornire misure di sicurezza”.

Il funzionario palestinese ha anche affermato che i detenuti, sebbene non possano stare con le loro famiglie, celebrano al-Adha con piena determinazione e brama di libertà.

Ferwana ha aggiunto che almeno 50 detenuti sono tenuti prigionieri da più di 20 anni, 29 da oltre 25 anni e 14 da oltre 30 anni: i detenuti in carcere da più anni  nella storia della Palestina sono Karim e Maher Younis,  imprigionati nel gennaio del 1983.

Inoltre, decine di detenuti rilasciati nel quadro dell’accordo di scambio dei prigionieri, nel 2011, sono stati arrestati nuovamente dai soldati nel 2014 e, all’epoca del loro primo rilascio, avevano già scontato più di 20 anni – tra di essi vi e’ Na’el Barghouthi, che ha scontato 40 anni di prigione.

Inoltre, Ferwana ha dichiarato che il numero di Palestinesi morti nelle carceri israeliane da quando Israele ha occupato il resto della Palestina (la Cisgiordania, compresa Gerusalemme e la Striscia di Gaza) nel 1967, hanno raggiunto quota 224, molti dei quali sono deceduti dopo che era stata negata l’assistenza medica, altri sono stati uccisi mentre erano in prigione o sono morti a causa delle torture durante gli interrogatori.

Centinaia di Palestinesi sono morti non molto tempo dopo il loro rilascio a causa di gravi malattie che non sono state curate mentre si trovavano nelle carceri israeliane.

Ferwana ha anche affermato che Israele trattiene ancora i corpi di sei detenuti palestinesi, identificati come Anas Doula, morto nella prigione di Asqalan nel 1980; Aziz Oweisat morto nel 2018; Fares Baroud; Nassar Taqatqa; Bassam Sayeh, morto nel 2019; Sa’adi al-Gharabily, morto all’inizio dell’anno.

Inoltre, Ferwana ha invitato i diversi  gruppi per i diritti umani e legali, a livello locale, regionale e internazionale, incluso il Comitato Internazionale della Croce Rossa, ad  intervenire per garantire i diritti fondamentali dei detenuti palestinesi, oltre ad assicurare il rilascio di anziani, di malati  e di tutti  i bambini e le donne incarcerate.

Ha anche invitato l’Organizzazione Mondiale della Sanità a inviare un team specializzato e neutrale per osservare le condizioni dei detenuti e fornire ai prigionieri malati le cure mediche necessarie, oltre a garantire che venga effettuato loro il test per il coronavirus.

Ferwana ha aggiunto che Israele e i suoi alleati cercano sempre di negare le gravi violazioni verso i detenuti palestinesi, e ha sottolineato l’importanza delle visite e delle ispezioni nelle carceri israeliane da parte di gruppi internazionali per i diritti umani, per osservare le sofferenze e le condizioni disastrose che devono affrontare i detenuti.

Ha dichiarato che le attuali condizioni nelle carceri israeliane sono molto allarmanti, soprattutto a causa del crescente numero di detenuti e carcerieri che hanno contratto il coronavirus, mentre la Corte suprema di Israele ha anche stabilito che i detenuti “non hanno diritto alla protezione del distanziamento sociale contro il Covid 19”.

Traduzione per InfoPal di Edy Meroli