Elezioni statunitensi di medio termine e processo di pace in Medio Oriente

Imemc. L'esito delle elezioni negli Stati Uniti, martedì 2 novembre, ha determinato la vittoria
del partito repubblicano alla Camera dei rappresentanti con una maggioranza di almeno 62 seggi.

I palestinesi non si attendono che le proprie condizioni e l'attuale stato del processo di pace possano subire qualche cambiamento.

Alla luce dei risultati elettorali di metà mandato, ci si aspetta che i repubblicani facciano pressioni sull'amministrazione Obama affinché allenti le richieste nei confronti di Israele.

Dopo essere diventato leader della maggioranza alla Camera, Eric Cantor (deputato repubblicano della Virginia), ha dichiarato una settimana fa ad Haa'retz: “Se riconquisteremo la maggioranza, useremo la nostra più ampia piattaforma per sostenere la tesi che un'Israele forte sia decisivo per gli interessi strategici e morali degli Usa. Esorteremo l'amministrazione a non fare pressione perché Israele sia costretto a concessioni tali da comprometterne la già precaria sicurezza”.

John Boehner (deputato repubblicano dell'Ohio) sarà il Presidente della camera dei Rappresentanti ed è ben noto per il suo sostegno ad Israele.

Ileana Ros-Lehtinen (deputata repubblicana della Florida), nuova alla commissione Affari esteri della Camera, è tra i membri maggiormente attivi nelle questioni riguardanti Israele.

Intanto, il segretario generale della Commissione esecutiva dell'Organizzazione di Liberazione della Palestina (Olp), Yasser 'Abed Rabbo, ha dichiarato che il governo israeliano ha influenzato i risultati delle elezioni con l'intento di deragliare l'attuale processo di pace, e che sono numerosi i funzionari palestinesi a ritenere che l'esito delle elezioni statunitensi avrà un impatto sulla questione palestinese nelle trattative di pace.

Analogamente Philip Crowley, portavoce del  Dipartimento di Stato statunitense, ha commentato che i risultati delle elezioni non avranno ripercussioni nel processo di pace in Medio Oriente, sottolineando che la politica estera degli Usa è anzitutto bipartisan e non influenzabile.

Il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak  aveva anticipato che le trattative con le autorità palestinesi sarebbero progredite a conclusione delle elezioni americane di “medio termine”.

Gli Stati Uniti avviarono le trattative dirette di pace a Washington il 2 settembre scorso, ma presto si giunse ad una situazione di stallo a causa del rifiuto israeliano di estendere il temporaneo congelamento delle costruzioni coloniali nei Territori palestinesi occupati, dalla scadenza fissata il 26 settembre 2010 (sospensione parziale delle attività edilizie per un periodo di 10 mesi).

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