Embargo israeliano su Gaza continua a creare problemi per la creazione di arti protesici

Gaza – MEMO. Di Mohammed Asad. Quando Muhammad al-Khalidi ha deciso di creare una fabbrica per la produzione di protesi nella Striscia di Gaza, nel 2015, non aveva idea che tutto ciò di cui aveva bisogno per far funzionare la sua attività fosse fuori portata.

Il rigido assedio israeliano significava che gran parte dell’attrezzatura di cui aveva bisogno non poteva essere portata nell’enclave e che non c’era modo di creare la forma degli arti usando tecniche tradizionali.

L’ormai 33enne, laureato pochi anni prima in Ingegneria medica, ha deciso di trovare soluzioni ai problemi che ha dovuto affrontare.

“Sono rimasto sorpreso dai problemi, inclusi gli alti costi coinvolti ed i blocchi all’entrata delle attrezzature da parte dell’occupazione” a Gaza, secondo quanto dichiarato a MEMO.

Aveva bisogno di un forno medico e di un aspirapolvere in grado di generare un vuoto per creare le forme degli arti richiesti.

“Ho iniziato a parlare con amici, ingegneri ed esperti del settore all’estero e, facendo ricerche, ho scoperto che potevo creare alternative a queste apparecchiature con attrezzi fatti in casa, e infatti ho creato un dispositivo che svolge la stessa funzione dell’apparecchio per il vuoto, che ha dato esattamente gli stessi risultati e ha sostituito il forno medico necessario per la produzione e la modellatura dei materiali”.

Ha continuato a fare di tutto per cercare di aggirare l’embargo, ed è riuscito a trovare materie prime alternative che poteva usare per creare gli arti e che erano disponibili nella Striscia di Gaza.

Mohammed ha scoperto di essere in grado di produrre arti artificiali in conformità alle specifiche internazionali, con un risparmio del 60%. Ciò, spera, consentirà ad un numero maggiore di pazienti di accedere alle cure mediche poiché la situazione finanziaria delle famiglie a Gaza è difficile.

Dopo aver installato le protesi, i pazienti vengono inviati ai reparti di ortopedia e fisioterapia per allenarsi ed abituarsi.

I gruppi per i diritti umani stimano che ci siano attualmente 3 mila persone a Gaza che hanno subito un’amputazione e che richiedono un arto protesico e le cure successive.