Gaza – InfoPal. Nel porto di Gaza le barche sono ferme. La crisi di carburante investe direttamente l’attività ittica e i pescatori di Gaza non possono scendere in mare “nemmeno per pescare un mollusco”.
Dal ministero dell’Agricoltura di Gaza si ricorda che la produzione di Gaza è rappresentata da agricoltura, pesca e allevamento. Tutti e tre i settori sono paralizzati per una o per l’altra misura israeliana. I pozzi sono prosciugati e i macchinari nelle fabbriche locali sono fuori uso.
La Direzione delle attività ittiche del ministero spiega che per mancanza di carburante non si deve intendere unicamente l’impossibilità di far scendere in mare le barche, ma anche una serie di implicazioni devastanti. C’è bisogno di illuminazione nella pesca notturna, corrente per il funzionamento dei frigoriferi, dei sistemi di ventilazione di pompaggio dell’acqua. Già numerose sono state le perdite di pesce pescato e avariato nei congelatori.
La stagione della pesca delle sardine sta per arrivare (luglio), parliamo di circa 3.500 pescatori a Gaza, con 700 barche. L’attività permette il sostentamento di 70mila palestinesi.
Insufficienza di carburante. La quantità di carburante destinata alla pesca, parte del limitato quantitativo introdotto a Gaza di recente, risponde appena al 10% del fabbisogno del settore.
Mohammed Ramadan al-Agha, ministro dell’Agricoltura, ha incontrato i pescatori giorni fa, e da essi ha ascoltato le varie problematiche derivanti dalla mancanza di gasolio per barche e per il funzionamento dell’intero il processo ittico.
Una settimana fa, il ministero aveva ricevuto una delegazione della Fondazione benefica qatariota, impegnata a finanziare un progetto a beneficio della pesca, con circa 1milione di dollari.