Enorme trattativa del Bahrain per gas lacrimogeni smascherata in mezzo ai disordini in corso

RTI manifestanti che protestavano mercoledì per la morte di un attivista stati attaccati con gas lacrimogeni vicino alla capitale del Bahrain, è quanto hanno denunciato alcuni gruppi per i diritti umani facendo riferimento alle politiche governative di dispersione della folla a seguito della notizia trapelata in merito alla trattativa del governo per una fornitura di armi antisommossa.

Il ministero dell’Interno del Bahrain aveva pubblicato una gara d’appalto a giugno, in cerca di una fornitura di 1,6 milioni di bombolette di lacrimogeni e di 145 mila granate stordenti, secondo quanto riportato in un documento ottenuto dal gruppo per i diritti umani Bahrain Watch, con sede nel Regno Unito. Il numero di bombolette di gas lacrimogeno è risultato essere addirittura maggiore della popolazione del paese che si attesta sul 1.2 milioni di persone.

L’osservatorio ha sostenuto che le aziende sudcoreane potrebbero essere i più probabili offerenti, tenendo conto che hanno un record di fornitura di gas lacrimogeni per il Bahrain.

Dalla Corea del Sud, il gruppo DaeKwang Chemical ha riconosciuto di aver esportato circa 1 milione di unità di gas lacrimogeni per Bahrain tra il 2011 e il 2012, secondo quanto dichiarato da Kim Jong-bae, un alto dirigente del gruppo, come citato dal Financial Times.

Bahrain Watch ha lanciato una campagna online, invitando gli utenti di internet a tempestare di e-mail di biasimo le imprese che esportano gas lacrimogeni in Bahrain e le autorità che approvano tali vendite.

“Si presuppone che il gas lacrimogeno non sia letale, ma la polizia del Bahrain ne utilizza grandi quantità nelle aree residenziali, anche quando non ci sono proteste, e talvolta spara i gas lacrimogeni direttamente nelle case. La polizia ha anche sparare le bombolette direttamente in testa alle persone, causando feriti gravi e morti”, è quanto si legge nel testo del messaggio. Ed era già stato inviato circa 30 mila volte prima che questo articolo fosse pubblicato.

I firmatari del messaggio sono stati invitati a condividere le proprie storie di esposizione a gas lacrimogeni.
“Io vivo a Sehla, in Bahrain. I gas lacrimogeni sono diventati una routine quotidiana a cui ci siamo dovuti abituare, non oserei mai aprire il finestrino di guida in città, sapendo che potrei soffocare e schiantarmi contro un lampione in strada. Mia moglie è incinta e abbiamo comprato delle maschere antigas da indossare nella nostra auto”, si possono leggere storie di questo tipo sulla pagina web della campagna, questa è di un utente chiamato Anon.

Altri gruppi per i diritti hanno aderito alla campagna: Human Rights Watch ha reagito affermando che le forze di sicurezza del Bahrain hanno ripetutamente usato gas lacrimogeni in modo sproporzionato e talvolta illegalmente nel reprimere le manifestazioni anti-governative”, secondo il New York Times.

Un altro osservatorio, Human Rights First, ha chiesto a Washington di intervenire e di denunciare le vendite. Gli Stati Uniti hanno smesso di esportare gas lacrimogeni in Bahrain dal 2012 a causa delle conseguenze a livello di diritti umani.

“Il gas lacrimogeno viene utilizzato in modo indiscriminato, inappropriato e letale. Gli Stati Uniti dovrebbero opporsi pubblicamente a tutte le vendite di gas lacrimogeno in favore del Bahrain dal momento che viene sfruttato dalla polizia”, ha sottolineato Brian Dooley di Human Rights First.

Il Bahrain ha assistito regolarmente a raduni dell’opposizione dall’inizio della primavera araba nel febbraio del 2011 ed è stato più volte criticato per l’uso eccessivo della forza nella gestione dei disordini. Secondo le stime di Physicians for Human Rights, in Bahrain da oltre due anni e mezzo sono morte 39 persone a causa dei gas lacrimogeni.

“Sono stati sparati, secondo una stima, un centinaio di colpi in una sola notte in diversi villaggi, contro civili e manifestanti, tra cui uomini, donne, bambini e disabili. Abbiamo registrato oltre 39 morti a causa dell’eccessivo uso di gas lacrimogeni ed alcune di queste morti sono state causate da colpi diretti al corpo, sulla testa e sul collo”, ha dichiarato a RT Ahmed Ali, appartenente al gruppo per i diritti Bahrain Watch, con sede nel Regno Unito.

Il gas lacrimogeno è stato utilizzato anche di recente per disperdere la folla, che si stava scontrando con la polizia in Bahrain mercoledì in un villaggio vicino alla capitale Manama, al funerale del 17enne Ali Khalil Sabbagh. I manifestanti dichiarano che il ragazzo è stato colpito da uno sparo della polizia, che a sua volta sostiene che l’adolescente era un terrorista, morto per l’esplosione di una bomba su cui stava lavorando.

Traduzione di Erica Celada