Era globale Covid e vaccino, profitto e poca trasparenza. La politica delle case farmaceutiche – Parte I

Cosa c’entrano il vaccino e le multinazionali con la Palestina?, si chiederanno i nostri lettori… C’entrano e per varie ragioni: prima di tutto, perché l’epidemia da coronavirus ha coinvolto anche quella regione del mondo, che da marzo sta seguendo le direttive dell’OMS, imponendo lockdown parziali e totali; poi, perché gli ospedali e i centri medici palestinesi stanno aspettando l’arrivo e la distribuzione tra la popolazione dei vaccini.

Anche la Palestina, sia la Striscia di Gaza sotto blocco israeliano da 15 anni, sia la Cisgiordania e Gerusalemme, stanno subendo il disastro economico-sociale di ripetuti e reiterati lockdown, non diversamente da ciò che sta avvenendo anche in Italia – tra i Paesi che hanno trasformato un’epidemia da coronavirus in dittatura sanitaria da default economico e democratico che vede, tra l’altro, la discussione sull’obbligatorietà vaccinale, e i temi a lei correlati, sempre più un tabù in quanto “tema medico e per medici” e non tema politico che include un dibattito sui diritti umani e l’integrità della vita umana, come affermava Ferdinando Imposimato. Tutto ciò, dunque, sta diventando una delle armi orwelliane per la concessione o privazione delle libertà civili fondamentali. 

Alla luce di tutto ciò e delle scelte editoriali dei media palestinesi che sembrano prediligere quotidianamente le notizie sui “contagi” (senza spiegazioni aggiuntive) da Covid e dei ricoverati o dei morti, rispetto a quelle sulla drammatica situazione economico-sociale di tutto il Territorio occupato, la nostra redazione ha dunque pensato di pubblicare un’inchiesta a puntate sul tema del vaccino e delle sue implicazioni sanitarie, economiche e sociali, sperando di avviare un dibattito anche tra i colleghi palestinesi.

A cura di L.P. Sembrano solo parole, ma sono temi che meritano di esseri approfonditi seriamente. Già negli anni ’80 la politica illegale delle case farmaceutiche tendeva a condurre una pratica pericolosa: unire insieme più vaccini, per fare più soldi. C’è una sentenza della Corte di Cassazione che spiega come il ministro De Lorenzo e il suo braccio destro Poggiolini, nel 1991, presero una tangente di 600 milioni di lire dalla casa farmaceutica SmithKline per unire insieme due vaccini. C’è anche un’intervista dell’allora Amministratore Delegato della Glaxo in cui si spiega la politica delle case farmaceutiche: accorpare i vaccini, ridurre i costi di produzione e sbaragliare la concorrenza. Così all’epoca, chi doveva fare il vaccino obbligatorio, al posto di prendersi il singolo, si prendeva tutto il vaccino multiplo. Non solo, il trucchetto è proseguito quando di obbligatori ce n’erano 4, ma le case farmaceutiche hanno iniziato a produrre gli esavalenti contenenti i 4 obbligatori più 2 facoltativi, ritirando i vaccini monodose[1]. Dopo l’esavalente sono stati prodotti quelli a 12 e a 13 dosi combinate insieme che possono avere controindicazioni molti gravi.

La sicurezza su questi vaccini, come ha denunciato Codacons negli anni, è stata molto traballante. I documenti che l’associazione ha raccolto in questi anni dimostrano i molti casi di reazioni avverse in bambini, che hanno inciso a livello anche psichico[2]. Queste motivazioni hanno portato Codacons e molte altre associazioni ad opporsi al Decreto Lorenzin nel 2017, il quale, oltretutto, come spiegava Carlo Rienzi, era stato stilato da circa 30 medici di cui la metà aveva avuto relazioni con case farmaceutiche, tra cui Ranieri Guerra che all’epoca era membro del Cda della Fondazione Glaxo (il cui principale finanziatore è la nota casa farmaceutica).

Ritornando a noi, il danno da vaccino, dunque, è riconosciuto in Italia dalla legge 210/1992: quindi non complottismo, cospirazionismo, negazionismo, stregoneria o fantascienza. Una legge che vide, tra gli attivisti più impegnati, Giorgio Tremante, una delle voci storiche dei movimenti che si sono battuti per il riconoscimento dei danni da vaccino e per l’abolizione dell’obbligo vaccinale, capeggiati da Medicina Democratica, il movimento di sinistra che negli anni Settanta è stato protagonista nelle lotte per il diritto alla salute, fuori e dentro i luoghi di lavoro, e per un ambiente sano. Due dei figli di Giorgio Tremante (scomparso nel 2017 all’età di 76 anni) sono morti a causa del vaccino anti-polio Sabin, all’epoca obbligatorio secondo la Legge n. 51 del 4 febbraio 1966, e il terzo è rimasto gravemente disabile. Tremante si è visto riconoscere il nesso di causalità con il vaccino per la morte dei figli solo nel 1995, grazie alla legge che lui stesso aveva contribuito a far approvare.

Nell’agosto del 2011, a Verona, i Giardini di Porto San Pancrazio sono stati intitolati ai fratelli Tremante uccisi dal vaccino. Giorgio ha proseguito la sua battaglia negli anni rilasciando anche interviste, che spesso però sono state strumentalizzate, soprattutto da quando, negli ultimi anni, si è alzato il livello di tensione e di conflitto sulle vaccinazioni.

Nessuno dei movimenti per il riconoscimento dei danni da vaccino e per l’abolizione dell’obbligo vaccinale si è mai opposto alle vaccinazioni, anzi tutti hanno lottato affinché non venissero obbligatoriamente imposte senza mai opporsi al vaccino in sé.

Oggi, dopo il Covid, l’accorpamento dei vaccini in uno non è un problema di sicurezza in quanto il vaccino contro il Covid-19 è monodose, ma i problemi sulla sicurezza rimangono e sono di ben altro spessore: trasparenza e mancanza di serenità per i consumatori.

[1] https://www.youtube.com/watch?v=KqNey4ISeMk

[2] https://www.youtube.com/watch?v=KHvLMq2Ml5E

Continua con le parti II, III e IV.