Esperto palestinese: proposta araba superata dalla politica israeliana del fatto compiuto

Al-Quds (Gerusalemme) – Quds Press. Khalil Tafakji, direttore del Dipartimento di sistemi informativi, geografici e di mappatura della Società di studi arabi, ha affermato che il principio dello scambio di terra tra palestinesi e israeliani, approvato dalla delegazione araba durante il suo incontro con il segretario di Stato Usa, John Kerry, “non è praticabile sul terreno a causa di alcuni fatti compiuti, imposti da Israele”.

In alcune dichiarazioni rilasciate a Quds Press mercoledì 1° maggio, Tafakji ha affermato che “il ritiro dai territori occupati nel 1967 in base alla risoluzione 242 dell’Onu, non è fattibile, ciò che avverrà, invece, sarebbe un ritiro in linea con la politica israeliana perseguita dopo la costruzione del Muro di separazione in Cisgiordania, Gerusalemme e nella Valle del Giordano. Di fatto Israele sta attuando quanto concordato nel 2004, e cioè che le realtà sul terreno verranno prese in considerazione nella fase finale dell’accordo di pace israelo-palestinese. Negli anni passati, lo Stato ebraico aveva sfruttato tutte le circostanze internazionali per imporre tali fatti, che vanno a suo favore e ostacolano la nascita di uno Stato palestinese”.

L’esperto palestinese ha riferito che “il principio di scambio di territorio poteva essere proposto prima della costruzione del Muro, avviata nel 2001”. E ha proseguito: “L’edificazione del Muro, insieme al protrarsi della politica di pulizia etnica, praticata dall’occupazione nella Valle del Giordano, oltre alle ripetute affermazioni israeliane circa la natura indivisibile di Gerusalemme, i cui confini sono segnati dal Muro, tutto ciò indica che il ritiro e l’applicazione della risoluzione 242 non saranno fattibili”.

Egli ha sottolineato il fatto che “gli arabi, approvando il principio dello scambio, hanno riconosciuto due problemi creati dall’occupazione, il Muro di separazione e i blocchi coloniali, che sorgono in aree strategiche in termini geografici, e che diventeranno delle enclavi autogovernate all’interno del futuro Stato palestinese, i cui confini saranno tracciati secondo la visione israeliana”.

Commentando l’annuncio del ministro degli Esteri palestinese, Riyad al-Malki, circa la promessa fatta dalla leadership palestinese a Washington, di sospendere la propria corsa per aderire alle agenzie dell’Onu, Tafkaji ha affermato: “I palestinesi, con questa decisione hanno concesso agli israeliani la possibilità di sfruttare, ancora una volta, le circostanze internazionali per attuare i loro piani, sia interni, riguardanti la colonizzazione e la forma del futuro Stato palestinese, che internazionali, relativi alla preparazione di un clima favorevole, a livello regionale, per colpire l’Iran”. Infine, egli ha osservato che “i palestinesi hanno concesso molte opportunità sia agli statunitensi che agli israeliani: il rapporto di Goldstone, il Tribunale internazionale e, infine, l’Unesco, tuttavia, tutto ciò non ci ha portato alcun beneficio”.