Estremista ebreo arrestato nel caso Dawabsha verrà rilasciato in due settimane

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Betlemme–Ma’an. Un estremista ebreo arrestato in seguito al fatale attacco incendiario che la scorsa estate ha ucciso tre membri della famiglia palestinese Dawabsha, nella Cisgiordania occupata, sarà rilasciato da Israele, secondo quanto rivelato martedì.

I procuratori di stato israeliani hanno deciso di non estendere la detenzione amministrativa di Meir Ettinger – il principale sospetto dell’agenzia di sicurezza israeliana dello Shin Bet – allo scadere della sua custodia cautelare, alla fine del mese di maggio.

Due sospetti israeliani erano stati incriminati per omicidio a gennaio, cinque mesi dopo che un’organizzazione terroristica ebraica aveva incendiato la casa della famiglia Dawabsha, uccidendo immediatamente Ali Saad, di 18 mesi.

I genitori del bimbo, Riham e Saad, erano morti in seguito per le gravi ustioni, lasciando Ahmad Dawabsha, 4 anni, come unico superstite della famiglia.

Ettinger, 23, era stato arrestato ad agosto insieme ad altri estremisti israeliani durante i raid seguiti alla crescente indignazione per l’attacco incendiario e agli appelli per un giro di vite sull’estremismo ebraico.

Secondo quanto dichiarato allora dallo Shin Bet, era stato arrestato “per le sue attività in un’organizzazione estremista ebraica”. La polizia aveva dichiarato che era sospettato di “crimini nazionalisti”, ma senza accusarlo di un diretto coinvolgimento nell’attacco incendiario.

Il rilascio di Ettinger è stato visto da molti come un segno emblematico di quella che attivisti e gruppi per i diritti hanno definito come “cultura dell’impunità” verso i coloni e i soldati israeliani che commettono violenze contro i palestinesi.

La decisione delle autorità israeliane di non condurre un’indagine trasparente sul ruolo di Ettinger è anche indicativa della generale mancanza di applicazione della legge nella Cisgiordania occupata.

Secondo Yesh Din, oltre l’85% delle indagini sulle violenze commesse dai coloni israeliani contro i palestinesi vengono chiuse senza accuse e solo l’1.9% delle denunce sporte dai palestinesi contro gli attacchi dei coloni israeliani portano a un arresto.

Secondo Grossman, ciò è dovuto alla mancanza della capacità e della volontà di affrontare i crimini ideologici contro i palestinesi.

Gli attacchi dei coloni sono spesso compiuti sotto la protezione armata delle forze israeliane, che raramente si sforzano di proteggere i palestinesi da questi attacchi.

Oltre 500mila israeliani vivono in colonie solo per ebrei nella Gerusalemme Est occupata e in Cisgiordania, in violazione della legge internazionale.

Secondo l’Ufficio dell’ONU per il coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), nel 2015 c’è stato un totale di 221 presunti attacchi dei coloni contro i palestinesi e le loro proprietà in Cisgiordania e nella Gerusalemme Est occupata.

Traduzione di F.G.