Gaza. Una catastrofe umanitaria senza precedenti è imminente visto che l’occupazione israeliana stringe l’assedio al campo di Jabalia e al progetto di Beit Lahia, nel nord della Striscia di Gaza, per il quinto giorno consecutivo, ha avvertito l’Euro-Med Human Rights Monitor in una dichiarazione rilasciata martedì.
Israele sta accelerando il ritmo del suo genocidio contro i palestinesi in quella zona, portando avanti uccisioni di massa e pianificate, oltre a diffusi sfollamenti forzati, si legge nella dichiarazione.
“La comunità internazionale, guidata dalle Nazioni Unite, deve agire rapidamente e con decisione per salvare decine di migliaia di residenti che stanno subendo una delle più violente campagne di genocidio a cui la Striscia abbia mai assistito”.
Le forze di occupazione israeliane hanno intensificato l’assedio al campo di Jabalia e ai quartieri circostanti, tra cui Tal al-Zaatar, al-Sikka, Beit Hanoun e Beit Lahia. Le forze israeliane hanno anche preso posizione nella regione occidentale della Striscia di Gaza, avanzando fino al cimitero di Jaffa e al raccordo di Tawam.
Con attacchi aerei, cinture di fuoco e bombardamenti di artiglieria – tra cui il bombardamento di case sopra le teste dei loro occupanti – le forze di occupazione israeliane hanno occupato ampie porzioni del nord di Gaza dalla sera di sabato 5 ottobre. Decine di persone sono state uccise e ferite a causa di questa invasione in corso.
Le prime notizie hanno confermato che cinque cittadini – tra cui una donna, un uomo e suo figlio – sono stati assassinati dalle forze di occupazione per aver cercato di fuggire dal campo di Jabalia sventolando bandiere bianche.
In uno sviluppo estremamente pericoloso, le forze dell’esercito israeliano hanno ordinato l’evacuazione completa dell’ospedale Kamal Adwan, situato nel progetto Beit Lahia, a nord di Gaza. Il direttore dell’ospedale Kamal Adwan, il dottor Hussam Abu Safiya, ha riferito di aver ricevuto una telefonata dalle forze di occupazione in cui gli si diceva che se non avesse fatto uscire i pazienti e il personale medico dall’ospedale entro un giorno, si sarebbero trovati in pericolo.
Insieme ad altri due ospedali nel nord della Striscia di Gaza, l’ospedale al-Awda e l’ospedale indonesiano di Jabalia, l’ospedale Kamal Adwan è parzialmente operativo dopo essere stato razziato e distrutto durante la prima invasione dell’esercito israeliano nel nord della Striscia di Gaza, lo scorso dicembre. Durante l’invasione, il personale medico, i pazienti e gli sfollati dell’ospedale sono stati gravemente aggrediti dalle forze di occupazione.
L’ospedale Kamal Adwan è attualmente assediato dai quadricotteri israeliani per il secondo giorno consecutivo, con bombe fumogene fatte esplodere al suo cancello e decine di incursioni negli edifici vicini.
In seguito al bombardamento israeliano di un edificio nelle vicinanze, l’unica strada che le ambulanze utilizzavano per trasferire decine di pazienti gravemente feriti dall’ospedale Kamal Adwan all’ospedale Battista è stata interrotta. A ciò ha fatto seguito l’inasprimento dell’assedio da parte delle forze di occupazione sull’ospedale e il blocco delle ambulanze e di qualsiasi altro metodo di trasporto delle vittime.
All’inizio di martedì, le forze di occupazione hanno arrestato un paramedico che stava trasportando i pazienti dall’ospedale Kamal Awdan all’ospedale Battista, nonostante il precedente coordinamento con le autorità israeliane.
L’équipe sul campo di Euro-Med Monitor ha ricevuto testimonianze di cittadini che sono riusciti a raggiungere la città di Gaza e che hanno visto corpi morti giacere nelle strade. I cittadini hanno anche dichiarato di aver visto vittime intrappolate sotto le macerie delle case bombardate e che le ambulanze e gli equipaggi della protezione civile non sono riusciti a raggiungere l’area poiché almeno 20 case sono state prese di mira dalle forze israeliane in un periodo di quattro giorni.
Migliaia di persone intrappolate nei campi di Jabalia e Beit Lahia soffrono per la quasi totale mancanza di scorte alimentari, già scarse a causa della chiusura dei valichi di frontiera da parte di Israele. La limitata quantità di beni e altri aiuti che erano stati precedentemente autorizzati a entrare nell’area è stata bloccata da Israele per più di una settimana prima della nuova invasione.
Numerose famiglie sono rimaste bloccate nelle loro case, sopportando condizioni di vita difficili sotto l’intensificazione dei brutali bombardamenti israeliani. I cittadini non possono nemmeno uscire di casa per rifornirsi d’acqua e le squadre municipali e i comitati locali non sono in grado di assisterli. Di conseguenza, migliaia di residenti rischiano di morire di fame, di disidratarsi o di morire, ben sapendo di essere tutti vittime degli effetti catastrofici della malnutrizione provocata dalla politica israeliana di inedia che dura da un anno.
L’Euro-Med ha invitato le Nazioni Unite e la comunità internazionale ad assumersi l’obbligo legale e morale di porre fine all’orribile crimine di genocidio commesso dall’occupazione israeliana per il secondo anno consecutivo.
Traduzione per InfoPal di F.L.