Euro-Med Monitor: da inizio anno, Israele ha demolito 58 strutture palestinesi, ha costruito 5.000 unità di insediamento a Gerusalemme

Ginevra-uro-Med Monitor. Israele ha demolito 31 case e 27 strutture palestinesi dopo l’approvazione del piano per la costruzione di 4.982 nuove unità di insediamento dall’inizio di quest’anno.

Negli ultimi quattro mesi, Israele ha intensificato la sua politica di demolizione di case e strutture palestinesi e di rimozione dei Palestinesi dai loro quartieri, mentre ha costruito migliaia di unità di insediamento a Gerusalemme est. Tale condotta vuole perpetuare la discriminazione razziale ed eliminare la presenza arabo-palestinese in città.

Euro-Med Monitor ha registrato che, nei primi quattro mesi di quest’anno,  sono state eseguite 86 violazioni relative alla demolizione di case palestinesi e al consolidamento della presenza negli insediamenti da parte delle forze israeliane a Gerusalemme est. Il solo mese di marzo ha testimoniato 31 violazioni.

Le forze israeliane hanno demolito 31 case dall’inizio di quest’anno, metà delle quali sono avvenute a marzo. Sedici case sono state demolite dai proprietari per evitare di pagare multe ed esorbitanti costi di demolizione.

Le autorità israeliane hanno sequestrato tre case e hanno emesso sei avvisi di sfratto per altre. Inoltre, le autorità israeliane hanno diffuso un avviso di sfratto per l’intero quartiere di Wadi al-Rababa, a Gerusalemme.

Le demolizioni e gli sgomberi forzati hanno sfollato decine di famiglie palestinesi, compresi donne e bambini, lasciandoli senza casa. Anche dopo, le autorità israeliane li hanno tormentati quando hanno installato delle tende per un rifugio temporaneo vicino alle loro case distrutte.

Durante la preparazione di questa report, 28 famiglie palestinesi composte da circa 500 persone del quartiere di Sheikh Jarrah, a Gerusalemme, sono state minacciate di trasferimento forzato. I tribunali israeliani hanno emesso decisioni che rendono legale il sequestro delle loro case, minacciando un’operazione di deportazione di massa.

Lunedì, il tribunale del distretto di Gerusalemme ha rinviato la questione della deportazione delle famiglie da Sheikh Jarrah a giovedì 6 maggio, per raggiungere un accordo con i coloni israeliani. La decisione significa, implicitamente, espellere i residenti palestinesi dalle loro case e poi consegnarle ai coloni israeliani.

Le autorità israeliane hanno intensificato la politica di sequestro delle case palestinesi a Gerusalemme est a favore delle associazioni di coloni: nel 2020 hanno sequestrato otto immobili residenziali ed emesso avvisi dei piani per confiscare altri 13 edifici.

Secondo le stime delle Nazioni Unite, fino all’agosto 2019, ci sono state cause di sfratto intentate contro 199 famiglie palestinesi a Gerusalemme Est, la maggior parte delle quali da parte di organizzazioni di coloni, ponendo 877 persone, fra cui 391 bambini, a rischio di deportazione.

Durante i primi quattro mesi del 2021, gli sgomberi forzati e la distruzione sistematica delle case hanno creato gravi disturbi fisici, sociali, economici e psicologici sulle famiglie colpite. Questi sono crimini che possono equivalere alla pulizia etnica.

Nello stesso periodo, le autorità israeliane hanno distrutto 27 imprese commerciali e demolito altre proprietà come pozzi d’acqua e muri. Le autorità hanno anche emesso almeno 40 notifiche di demolizione di proprietà per i quartieri di Gerusalemme Est.

Le forze israeliane hanno sequestrato le terre palestinesi e le hanno spianate per costruire strade ad uso dei coloni.

L’approvazione del governo israeliano per la costruzione di 4.982 unità di insediamento in questo periodo, è una forte indicazione dell’ampia discriminazione razziale praticata dalle autorità. Prima che tali piani entrassero in vigore, le case e le proprietà palestinesi sono state distrutte su larga scala, rendendo molte famiglie senza tetto.

Mentre le autorità israeliane pongono severe restrizioni e ostacoli che impediscono ai palestinesi di ottenere permessi edili, usando come pretesto la mancanza di licenze e altro per giustificare l’esecuzione delle demolizioni, forniscono strutture e stanziano ingenti fondi per la creazione di centinaia di unità di insediamento.

Il Capo dell’Ufficio Legale di Euro-Med Monitor, Tariq Al-Lewa, ha affermato che le decisioni e i piani israeliani per  evacuare e demolire le case e deportare i Palestinesi per creare strutture ebraiche, riflettono il sistema di apartheid che Israele persegue facendo affidamento su leggi discriminatorie e politiche ingiuste.

Le demolizioni e gli sgomberi effettuati dalle autorità israeliane fanno parte degli sforzi per sfollare con la forza i Palestinesi e cambiare il carattere demografico della città occupata, ha aggiunto Al-Lewa.

La distruzione e la deportazione illegale di civili nei Territori Occupati violano la Quarta Convenzione di Ginevra. È anche un crimine di guerra ai sensi del Paragrafo 2 dell’Articolo 8 dello Statuto della Corte Penale Internazionale adottato a Roma il 17 luglio 1998, che stabilisce che il crimine di guerra comprende la “vasta distruzione e settrazione di proprietà, non giustificata da necessità militari e condotta illegalmente e in modo arbitrario”.

La comunità internazionale e le Nazioni Unite devono assumersi le proprie responsabilità per fermare le violazioni di Israele e intervenire urgentemente per fermare i piani di demolizione, che mirano a sfollare le famiglie palestinesi e a cambiare la realtà demografica della città.

Traduzione per InfoPal di Edy Meroli